Quando in fondo ai Giardini Pubblici di Cremona c'era una voliera con due splendidi fagiani regalati da Giuseppe Verdi
Fino al 1898, nella parte orientale dei giardini pubblici di piazza Roma, vi era un’elegante voliera. In essa erano custoditi due fagiani dorati, che destavano la meraviglia di quanti vi passavano. Erano conosciuti come “i fagiani di Giuseppe Verdi”. Ed in effetti erano proprio un dono del Cigno di Busseto che, dopo la morte della moglie Giuseppina Strepponi, volle vederli per un’ultima volta in occasione di una visita alla cognata Barberina. L’ultima volta che venne a Cremona sostò turbato davanti alla voliera, dove ormai era rimasto solo il maschio, che roteava la sua splendida coda. Il maestro si lasciò sfuggire allora un amaro commento, che esprimeva la sua grande mestizia: “Anche tu, povero cittadino di S. Agata, hai provato lo stesso mio dolore”. E’ curiosa la storia di questa coppia di fagiani dorati.
Tra gli amici cremonesi più fidati di Giuseppe Verdi vi era l’avvocato Amilcare Martinelli, che aveva prestato la sua assistenza legale a Giuseppina Strepponi in varie occasioni e presso il quale la stessa aveva depositato il suo testamento. In una delle sue frequenti visite alla Villa di Sant’Agata, Martinelli aveva ammirato gli splendidi fagiani dorati che Verdi vi allevava e, incoraggiato dalla stessa Giuseppina, aveva pregato il maestro di donarne una copia al Comune di Cremona, per ornare con la loro presenza il giardino pubblico. Martinelli doveva essere stato abbastanza insistente nella sua richiesta, se il Maestro l’11 giugno 1897 gli scriveva una lettera per tranquillizzarlo: “Egr. Avv. Martinelli - spiegava dunque Verdi - S’Ella, passando per andare a S. Secondo, può fermarsi, fors’anche per qualche minuto, a S. Agata, farà un immenso piacere a mia moglie ed a me. Ma i fagiani sono ben brutti in questo momento, e crederei disonorarli, mandandoli ora, senza coda e col ciuffo storto e spennacchiato. Sono cittadini di S. Agata e sono giovani: il maschio ha due anni e la femmina uno. Appena saranno presentabili, mi farò un piacere di mandarli a Cremona. Pregandola dei nostri cordiali saluti alla sua Signora, e sperando di vederla presto, mi creda suo G, Verdi”.
Dopo un paio di mesi, quando sembrò che le condizioni dei due fagiani fossero accettabili, il 2 agosto Maestro scrisse nuovamente all’avvocato: “Egr. Sig. Avvocato, i fagiani dorati non sono del tutto nel loro splendore, ma sono abbastanza presentabili. Li manderò a Cremona col mio cocchiere, e, per evitare il caldo, arriveranno all’Albergo alle sette del mattino, nel giorno ch’Ella stessa mi indicherà, dopo giovedì. S’Ella potrà trovarsi all’Albergo con un uomo per portare la cesta, questi cittadini di S. Agata potranno essere collocati subito nel luogo loro destinato. Mia moglie dice mille cosse a Lei ed alla sua Signora. Unisco io pure i mie rispettosi saluti e mi dico suo G. Verdi”.
Giuseppe Verdi, quando veniva in città in occasione del mercato del mercoledì, era solito alloggiare all’albergo del Cappello in via della Giudecca, e qui fece appunto recapitare la coppia di fagiani, che vennero sistemati nella voliera appositamente allestita. Dopo la morte della moglie Giuseppina, avvenuta il 14 novembre 1897, Giuseppe Verdi venne un’ultima volta a Cremona a visitare la cognata Barberina e volle vedere anche i fagiani, scoprendo così quanto l’avvocato Martinelli non aveva voluto dirgli: la femmina era morta, come la sua Giuseppina, ed il maschio era rimasto solo, continuando a roteare la splendida coda nel tentativo di cercarla.
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