7 maggio 2023

Quando l'economista Norton Dodge decise di vivere a Cremona ma nel Maryland e di farne un grande parco naturale. E' stato il più grande collezionista di arte russa

Fu una telefonata interessante quella dell'estate 2011, da Cremona chiamavo Cremona, nel Maryland e, dall'altra parte dell'oceano, una voce stupita mi aveva spiegato, con parole semplici ed estrema gentilezza, cosa era la sua Cremona e di conoscere, pur senza averla mai visitata, la città del Torrazzo.

A distanza di oltre dieci anni scopro che quella voce, un po' roca ma felice per una telefonata che non si sarebbe mai aspettato, apparteneva ad una persona che aveva vissuto una vita unica, passata in buona parte in quella terra chiamata Cremona. Beata, ma mica tanto, ignoranza la mia, perché, non sapendo chi viveva in quel momento nel lembo di terra che arrivava al fiume Patuxent non mi ero posto il problema di capire chi fosse quella persona la quale, insieme alla moglie, mi avevano descritto la semplice bellezza di quel luogo.

Norton Dodge viveva con la moglie Nancy nella storica villa della Cremona nel Maryland, lui si era trasferito nei primi anni '60 in quell'angolo che, dal 1816, aveva preso il nome come tributo alla Cremona sul Po.

E' una Cremona diversa quella che copre circa 520 ettari, o poco più di 6000 pertiche cremonesi in prossimità dell'Oceano Atlantico, è diversa perché le scelte fatte dal momento dell'acquisto del professor Dodge sono sempre state rivolte al mantenimento di una terra che fosse lontana da nuove costruzioni e dalla erosione del territorio che, spesso, porta ad un indebolimento dello stesso e all'aumento dell'inquinamento sia fluviale che aereo.

A distanza di oltre 10 anni scopro che quella voce apparteneva ad un economista di livello mondiale, quel Norton Dodge il quale, specializzato in economia agraria e docente alla prestigiosa Maryland University, era stato uno dei punti fermi nel mantenimento rapporti tra Stati Uniti e Russia durante la Guerra Fredda.

La vita di Norton è stata legata alla terra e alla economia, fin da quando, poco dopo la laurea Norton aveva deciso di diventare il primo ad investire insieme al giovane e allora sconosciuto Warren Buffett oggi meglio noto come “l'oracolo di Omaha”, ovvero il più grande investitore della storia con un talento enorme negli affari.

Norton, evidentemente, gli affari li sapeva fare molto bene e destinerà buona parte del suo capitale essenzialmente in due cose: l'acquisto dell'area Cremona e la creazione di una collezione di opere d'arte russe. Sembra un paradosso ma, a distanza di 12 anni, leggo che Norton, escludendo i musei russi, è stato il più grande collezionista di opere d'arte russe al mondo, una scelta coraggiosa fin dagli anni '50, una scelta che gli diede la possibilità di mantenere determinati rapporti con l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Per arrivare a questo, durante il dottorato alla Harvard University, Norton decise di andare contro corrente e scrisse un saggio per lo sviluppo della meccanizzazione agricola sovietica, saggio che Mosca scelse di considerare con attenzione per lo sviluppo del sistema agricolo interno. Questa scelta lo mise in luce agli scettici occhi del Politburo per cui, con il passare degli anni, il giovane Dodge riuscirà ad allacciare rapporti umani e professionali con quel mondo così distante, non solo a livello geografico, dal Maryland.

Insegnava economia e viveva a Cremona, acquistava opere d'arte russe che trasferiva nella sua Cremona dando la possibilità ad artisti, chiusi dietro la cortina di ferro, di aprirsi al mondo e di farsi conoscere dal resto del mondo. Negli anni '60 il suo lavoro e le sue scelte lo mettono in una posizione favorevole per dialogare con il blocco sovietico, il poter parlare di economia agraria e di arte rappresentava un potenziale enorme per la gestione dei rapporti umani con Mosca, un potenziale creato con cura e sviluppato con altrettanta attenzione, perché in entrambi i casi si rivolgeva a rendere migliore la vita delle persone, non solo quella delle aziende. La sua collezione di opere d'arte lo renderanno famoso come mecenate tanto da garantirgli, dopo la caduta del Muro di Berlino, l'appellativo di “Il Lorenzo dè Medici dell'arte russa”.

Dentro la Cremona fatta di mattoni a vista, con le finestre bianche e le persiane verdi la collezione di Norton divenne sempre più corposa superando le 20.000 opere d'arte che trasformano quel piccolo angolo del Maryland in un museo unico al mondo. Negli anni '60 Norton decise di far diventare l'intera area di Cremona come una zona protetta destinata al naturale sviluppo dell'ecosistema, forte della sua enorme preparazione in materia economica e finanziaria e grazie alla naturale bellezza del luogo aveva capito che continuare a costruire poteva significare arricchire pochi per impoverire la terra senza generare un benessere collettivo.

Con la sua morte le opere russe finiranno nei musei del Rutgers University e la Cremona nel Maryland, grazie alla Fondazione Cremona voluta da Norton, è tutt'ora e rimarrà un luogo destinato a mantenere l'area come un parco protetto.

Marco Bragazzi


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