Quegli immigrati cremonesi in Brasile che parlano ancora il dialetto. La grammatica di "O taliàn" di frei Rovilio Costa
Proseguendo il discorso sugli italiani in Brasile, (qui l'articolo) occorre ricordare che nel Rio Grande do Sul vive una folta comunità italiana che ha dato origine, negli anni, ad una curiosa forma linguistica il “Taliàn”, misto di dialetti lombardi trentini e veneti, in cui il dialetto cremonese fa la parte del leone. Non solo. Esiste anche un Santuario diocesano a Caravaggio, che è una località con questo nome a Farroupilha. Il Rio Grande do Sul ha accolto emigranti di varia provenienza che si sono mescolati con le popolazioni che già vi si erano stabilite portoghesi, spagnoli, indi, neri. Nel periodo intercorrente tra la prima e la seconda guerra mondiale, gli emigranti di origine tedesca, italiana, polacca, ebrea, giapponese, si sentirono costretti a soffocare il patrimonio linguistico e culturale dei loro antenati, proprio per questioni di sicurezza e di sopravvivenza. In seguito i discendenti degli italiani venuti dalle regioni del Veneto e della Lombardia, che sentivano ancora vivi i sensi di appartenenza alle regioni di provenienza, hanno cercato di ritrovare le lingue materne, i loro dialetti, attraverso associazioni, rappresentazioni teatrali, balli, giochi, edizioni di opere scritte nel loro proprio idioma. Fra questi un frate, Rovilio Costa, di origini cremonesi in quanto i suoi nonni, emigrati sul finire del XIX secolo, cremonesi erano. La sua residenza ufficiale era a Porto Alegre, nel Rio Grande do Sul, in Brasile, dove è stato profesor e escritor e autore di molte ed importanti pubblicazioni, non poche delle quali a sostegno de la literatura dialettal italiana, cremonese in particolare. Frei Rovilio, scomparso nel giugno 2009, è vissuto per tre anni in Italia e a Cremona tornava a intervalli non molto distanziati. A Porto Alegre, in Rua Verissimo Rosa 31, ha gestito la casa editrice Est Edições. Facendo passare le centinaia di titoli pubblicati dalla casa editrice del Frei si trovano numerosi titoli di questo genere: "Breve corso di lingua italiana", "Buon giorno: guida de conversaçao italiana", "Centenàrio de Familia Mezzomo", "120 anos da imigraçao italiana", "Così prega i taliani", "Emigraçao italiana na América", "Famìlia Locatelli", "Familia Perondi", "Fernando Ferrari". Nel Rio Grande gli Italiani più numerosi provengono dal Veneto o dall'Alto Adige; ma non mancano i Lombardi, anche Cremonesi, da Torre de' Picenardi, da Torricella del Pizzo, ad esempio. Per alcuni l'emigrazione è relativamente recente, di cinquant'anni fa; per alcune famiglie è di centosettantacinque anni or sono. Le preghiere, la gastronomia, la lingua, ma soprattutto il dialetto non vorrebbero che fossero dimenticati. E' curioso che la lingua sia chiamata “italiana”, mentre il dialetto è chiamato “taliàn”. Il dialetto è addirittura insegnato ai figli dei figli, a quelli che non l'hanno nel loro patrimonio famigliare (anche se nelle case - per molto tempo - si è continuato a parlare, o si è sentito parlare) el Talian. O talian è un linguaggio parlato e compreso da todos os descendentes e che è un conglomerato lessicale e grammaticale dei linguaggi di tre regioni: il Veneto, la Lombardia, il Trentino-Alto Adige. Di questa lingua si pubblicano abbecedari, grammatiche, libri di nozioni storiche e culturali, allo scopo di fissarla, di storicizzarla di insegnarla anche a chi, forse, l'ha dimenticata. Esiste anche un dizionarietto “Talian-veneto-brasileiro”, dedicato ad Elisa «che la me ga fato capir che el talian l'è la me vera lingua». La quale lingua ha regole, modi di scrittura e addirittura , come si diceva, una grammatica, con le sue regole e le sue coniugazioni dei verbi regolari ed irregolari. «La lingua materna - si trova scritto - non la si dimentica mai».
Nè si tratta solo della lingua, ma anche della cultura, di un modo di pensare, di vivere. Si legge un titolo: «A presença italiana no Brasil come immagine di una cultura» . Vi è pure un dizionario, meglio un glossario. "Adesso imparemo", è una specie di sillabario avanzato, presentando frasi semplici e un vocabolario di base del dialetto veneto parlato nel Rio Grande del Sud, concretizza lo sforzo di recuperare, unitamente ad altri libri già pubblicati, una pratica linguistica usata in vaste regioni della nostra terra a rappresentare le cose più semplici della vita e del mondo.
Qualche esempio: altàar ('l altàar de sta céeza 'l è de màarmo); anél (el gh'à cumprà en bèl anél per la so moróoza); badìil, badìila, badilàada; bicéer; bràaghe; campanìil; caròtole; cavél; càavra; cücàgna; fümàana; moróoza; panòcia; s'ciafòon; scüdéla... E, a conclusione: «Mé son talian, grasie a Dio!».
Il “Correio Riograndense”, il giornale cattolico che si pubblica a Caxias do Sul, destina un'intera pagina agli emigrati e qui si trovano raccontini (e notizie) in dialetto veneto.
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