Quella bottega di macellaio sull'abside di San Domenico e la storia dell'antico centro del commercio cittadino tra le attuali via Solferino-corso Mazzini e via Manzoni
La analisi dei particolari è una libera forma espressiva di pensiero. La analisi dei particolari del passato è una espressiva volontà di verità. Analizzando il minuzioso si va oltre il pensiero comune e si percorre il difficile cammino verso la realtà, influenzata dallo studio e dalle prove e dalle fonti.
Tutto è partito da una vecchia foto delle absidi della chiesa di S.Domenico. Una foto del 1870 giunta sino a noi tramite le raccolte di archivio.
Una foto che mostra la chiesa ancora nella sua interezza, probabilmente poco tempo prima della sua demolizione approvata da un Regio Decreto.
Su quella foto ho fatto parecchie ricerche e sono arrivato alla conclusione che segue, dopo attento studio della immagine stessa ma anche della zona della città e delle sue caratteristiche.
La foto non rappresenta la chiesa ma una sua particolare parte. Più precisamente l'angolo posteriore della chiesa di S.Domenico, in quello spigolo ove ,dalle piantine della basilica, sappiamo esserci stato un ampliamento quattro-cinquecentesco della chiesa atto ad inglobare la chiesa minore di S.Martino e ad allungare la basilica verso quelli che adesso sono i giardini di Piazza Roma verso la nuova attuale ubicazione dei taxi.
Approfondendo lo studio dell'angolo in questione si può affermare con certezza trattarsi del “ripostiglio” detto Oratorio del crocefisso, privo di opere d'arte.
In ogni caso, le opere d'arte erano state già ampliamente rimosse poiché la chiesa era già divenuta stalla per cavalli e caserma o magazzino.
Essendo divenuto lo stabile una sussidiaria della Fabbrica (il Duomo ) non c'è da stupirsi se, come per il duomo, furono date in concessione delle zone esterne all'edificio sacro ma adiacenti alla sua muratura esterna.
Ed ecco che nella foto appare in alto la targa B.I. che suddivideva la città in zone e subito sotto si vede distintamente la scritta C.S VITO, contrada di S.Vito , la futura Via Manzoni allo spigolo esatto della sua iniziale percorrenza da Via Solferino.
La stessa Via Solferino all'epoca era appellata Contrada delle Beccherie Vecchie. Una zona con una forte tradizione di Macellerie (el Becher – le Beccherie ).
Nella parte inferiore destra della foto si legge una insegna sopra di una porta posticcia ricavata tra appunto l'oratorio del crocifisso menzionato prima e la abside dell'altare maggiore. La scritta dopo varie ipotesi e tentativi è stata personalmente tradotta in “VENDITA DI CARNI MISTE DI ROSSI SILVIO “
Stiamo parlando di un macellaio che piuttosto di non avere la sua bottega nella zona vocata alle macellerie del centro, affitta una stanzetta ricavata con una controparete posticcia lungo la zona absidale della decaduta basilica.
Silvio Rossi avrà gestito per poco tempo tale luogo ma non senza profitto , poiché strategicamente al vertice di Contrada S.Vito – Contrada Beccherie Vecchie e Contrada dell'Aquila, attualmente Vie Manzoni – Solferino e Mazzini .
Ma una seconda immagine, fornita da un conoscente, Alberto Margheritella, lascia senza fiato poiché riprende lo stesso lembo di chiesa da diversa angolazione. Qui si parla dell'antico Albergo del Sole d'Oro situato in Contrada dell'Aquila n.1. L'albergo era di Domenico Margheritella, avo di Alberto che gentilmente mi ha inviato la stampa ottocentesca.
Ebbene, è palese la ubicazione situata esattamente dove oggi sorge la Banca. Parla chiaro la Pianta della Regia città di Cremon , eseguita nel 1860 e stampata da G.Feraboli. Indica in civico n. 1 della Contrada dell'Aquila che parte da absidi S.Domenico e giunge fino alle Due Colonne (il Forcello).
Ci sono le documentazioni scritte da chi, ad inizio del 1900 visse quei luoghi e così viene fuori un tessuto sociale e del costume dell'epoca e di altre epoche precedenti che si spingono fino al 1500 e che danno luogo a movimenti fantastici di luoghi e persone che restano in vita grazie al ricordo.
Nella Contrada delle Beccherie tra il 1870 e il 1930 c'erano il cartolaio Beltrami e il venditore di sementi Santini di Vescovato.
E c'era già Migliavacca, e lo store di Enea Sperlari e l'albergo Pavone.
Dal lato opposto, il salumiere Marchi e l'ortolana Barossi.
Una bottega di libri usati e Zanicotti l'armaiolo e poi i Lanfranchi con la pasticceria e i Magazzini Italiani con la signora Fiorentina della Sichel che tagliava le pelli.
Sul Corso Mazzini , accanto al Vicolo Stella, la bottega di Gerosa, il tappezziere Ravagnati.
Sul lato opposto il bar Aquarium all'angolo della Contrada Beccherie. Le lavandaie andavano lì ad ubriacarsi e lasciavano i carretti sullo slargo dove adesso c'è l'edicola di Via Manzoni.
Poco oltre c'era Carasi col suo forno e Galli che vendeva armi. E poi la Ginevra Turini che vendeva biancherie , e Coelli sarto dell'esercito.
Poi giù in fondo alle Due Colonne c'era a sinistra un alberghetto e lo stallo dei Poli per le carrozze ed i cavalli accanto a S.Barbara dove ora c'è il supermercato Carrefour.
Dal lato opposto lo studio fotografico di Fazioli.
Al centro, nel locale detto Due Colonne vi era il caffè della Tersilla e, molto più avanti negli anni il Costarica
Ma la zona che stiamo prendendo in esame era da sempre scambio e crocevia, era la zona delle Vecchie Regie Poste con le carrozze che facevano scalo dietro S.Domenico per il servizio di diligenza.
Lo stesso Albergo del Sole d'Oro era nel 1600 Hospitium Aquilae Nigra e apparteneva ai Frati Serviti di S.Vittore di Cremona che lo affittarono a tale Giacomo Antonio Ravisia.
Nel 1740 in tale locanda presero dimora le “3 sorelle Reggiane” che crearono scompiglio presso gli ufficiali militari che iniziarono a prendere alloggio presso le stanze dell'Aquila Nera .
Ma tale Locanda era già attiva almeno dal 1500 sebbene accanto ne avesse una seconda detta “ i tre Falconi “. In zona , ma nella Contrada delle Beccherie, sempre tra 1500 e 1600 vi era Hospitium Pavoni ( già citato a fine 1800 ) di Domenico Gardellis e l'osteria di S.Antonio dell'oste Battista.
Particolare citazione meritano anche gli Speziali (i Farmacisti, potremmo dire ) che erano molto concentrati nella solita Contrada Beccherie , vero fulcro della città.
Sin dal 1300 è ricordata la bottega di Nicolino de Restalijs ( atto del notaio Restaglio Ambrosino 1393 ), quella di Francesco Gadio ( atti notarili del 1395 ), ma anche quella di Claudio Frommondi nel 1670 ( ora bar Pierrot ).
All'angolo tra Contrada Beccherie e dell'Aquila era nel 1600 il Cantone del Pellegrino Speciaro di proprietà di tale Galli Giacomo.
Proseguendo verso le Due Colonne, di fronte all'attuale bar Dolomiti ( ex chiesa di S.Eusebio ) stava la Speziaria di Pietro Maldotti tra 1500 e 1600.
Curioso come da due vecchie immagini, una foto e una stampa, si possa cercare di svelare un mondo che ora non esiste più e che è divenuto dal maggio del 1879 Giardini di Piazza Roma. Giardini da prima aperti, poi chiusi con pesanti ringhiere di ghisa dal 1928.
Successivamente demoliti nel 1937 per donare il metallo alla patria per motivi bellici. Una zona ora aperta e parecchio in crisi per la aggressiva concorrenza di molti centri commerciali. Una zona che per 500 anni ha seguito le dinamiche economico sociali della città di Cremona.
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commenti
ennio serventi
8 gennaio 2024 17:51
I tappezzieri erano due: il citato Ravagnati ed il suo socio Gino Frosi. Entrambi i nomi figuravano sull'insegna del negozio: Ravagnati e Frosi.