Quella Sacra Spina questa sera portata in processione, diventa rossa quando il Venerdì Santo coincide con il 25 marzo
Questa sera alle ore 21 la processione cittadina con la reliquia della Sacra Spina. La processione, alla presenza delle autorità della città, si snoderà da piazza del Comune in largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, piazza Roma (lato sud), corso Cavour, via Verdi, piazza Stradivari, via Baldesio e di nuovo piazza del Comune. La conclusione della processione, come sempre, di nuovo in Cattedrale, dove il Vescovo terrà l’omelia e impartirà la benedizione con la preziosa reliquia.
La tradizione pasquale più caratteristica per i cremonesi è senza dubbio la processione della Sacra Spina del Venerdì Santo, anche se questo rito in realtà non è molto antico. Venne introdotto per la prima volta nel 1933, prima di allora la processione si svolgeva portando l’Eucarestia conservata in un’urna che assomigliava al sepolcro. L’anno precedente la Sacra Spina, lunga poco più di sette centimetri e conservata in una teca di cristallo nella Cappella delle Reliquie, si era improvvisamente arrossata e le tracce ematiche presenti in essa avevano acquistato un colore rosso vivo come se quel sangue fosse stato versato da pochi istanti sulla spina che la tradizione vuole essere quella che perforò la testa di Gesù. Il fenomeno si è verificato ancora nel 2005 e non ha ancora avuto una sua spiegazione scientifica, ed accade ogni qualvolta il 25 marzo, giorno in cui si celebra l’annunciazione del Messia, corrisponde al Venerdi Santo. Negli ultimi due secoli questa rara occasione si è verificata nel 1842, 1853, 1864, 1910, 1921, 1932, e appunto nel XX secolo nel 2005. C’è anche chi ha ipotizzato che il 25 marzo sia il giorno esatto in cui Cristo morì. I primi Cristiani pensavano che la morte del Salvatore fosse collocabile tra il 25 marzo e il 6 aprile; oggi però le date della Passione comunemente accettate sono il 3, il 7 o il 27 aprile.
La fenomenologia della “fioritura” non è sempre la stessa. In alcuni casi si nota per qualche giorno un inizio di gemmazione della spina, come se appartenesse ancora a una pianta viva. In altri le spine si muovono, si accartocciano e poi distendono, “sudano sangue”. In ogni caso sembrano sottoposte a un inspiegabile sussulto vitale, come se il contatto con il corpo di Cristo avesse lasciato in esse un principio misterioso. La reliquia della Sacra Spina fu donata nel 1591 dal papa cremonese Gregorio XIV, Nicolò Sfondrati, al Capitolo del Duomo nel corso di una visita a Roma. A fine Settecento il Capitolo della Cattedrale nel desiderio di dare una decorosa sistemazione a tutte le reliquie della Cattedrale, commissionò la Cappella delle Reliquie. In stile neoclassico, la sua realizzazione è stata affidata a Giovanni Manfredini. Le sculture della cappella sono di Carlo Maria Giudici: la Temperanza e la Fortezza in apertura, mentre nel fastigio in sommità si trovano la rappresentazione della Fede e della Carità. Le spine della Passione sparse per l’Europa sono tante, 39 quelle “certificate”, circa 200 ben documentate nelle loro origini, forse un migliaio quelle raccattate sulla strada del Golgota dai pellegrini e poi venerate in Occidente «per contatto» con altre reliquie autentiche. Di Sacre Spine, solo in Italia ne sono state contate circa 160. Se ne trovano in Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, persino in Ucraina e Stati Uniti. Il fatto è che nel Medioevo molte reliquie venivano confezionate appunto ex contactu, cioè mettendole vicine a quelle autentiche, quasi potessero riceverne l’energia nascosta. E quell’energia miracolosa era considerata molto più importante dell’«autenticità» a cui mira la storiografia moderna. È dunque molto difficile oggi stabilire quali siano le spine originali e quali no. La Corona di spine non figura tra le reliquie della Passione rinvenute nel corso dei famosi lavori di edificazione della chiesa del Santo Sepolcro voluti a Gerusalemme dalla madre dell’imperatore Costantino, Elena, che rinvenne la Croce. Il culto della Corona di spine sembra risalire ai primi anni del V secolo. San Vincenzo di Lerins la descrive come avente forma di un pileus, ovvero di un elmo che rivestiva interamente il capo di Gesù, e non di un anello, come viene solitamente raffigurata in pittura. Cassiodoro (circa nel 570) confermava la presenza della Corona di spine a Gerusalemme, secondo Antonino da Piacenza era conservata, insieme alla colonna della flagellazione, nella chiesa degli Apostoli sul monte Sion. In seguito la Corona passò nel tesoro di Costantinopoli, dopo il 1063. Molto prima però, l’imperatore Giustiniano I (morto nel 565) aveva dato ordine di donare una spina a San Germano, vescovo di Parigi, reliquia che ancora oggi è conservata nella chiesa di Saint-Germain-des- Prés; e l’imperatrice Irene, nell’VIII secolo, inviò a Carlo Magno diverse spine che lui depose nella chiesa di Aquisgrana. Con la IV crociata Costantinopoli fu presa e saccheggiata dalle milizie d’Occidente, ma le reliquie del Palazzo imperiale non furono toccate. Quando nel 1228 ascese al trono Baldovino II, l’impero era in pericolo e questi chiese aiuto a Luigi IX re di Francia proponendogli l’acquisto delle reliquie della Passione per 135 mila livree, per finanziare il suo esercito. Nel 1238 l’affare fu concluso a Venezia. Le reliquie della Passione arrivarono con un corteo trionfale a Parigi il 19 agosto 1239, Corona di spine compresa. Nella cassa erano custoditi anche legni della Vera Croce e una pietra del Sepolcro di Cristo. Per esse venne fatta appositamente costruire la meravigliosa Sainte-Chapelle, completata nel 1248. Purtroppo gran parte della raccolta dei sovrani francesi oggi andata perduta e quello che resta della Corona di spine a Parigi, dal 1801 viene custodito nel Tesoro di Notre Dame e viene esposto ogni venerdì di Quaresima.
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