Il completamento degli studi, il lavoro per mantenerseli, la Germania per coronare il suo sogno professionale e, seppur a malincuore, la rinuncia al fischietto. E' la nuova fase della giovane vita di Chahida Sekkafi, di nazionalità italiana, figlia di marocchini abitanti a Sesto Cremonese, la prima donna arbitro con il velo.
Chahida, ex studentessa del liceo linguistico Manin, ha 23 anni. Ne aveva 16 quando il 16 febbraio 2014, una domenica, entrò in campo per dirigere la partita del campionato giovanile a Pizzighettone tra l'Oratorio San Luigi e la Stradivari di Cremona (finita 3-0). Qualche tifoso, molti curiosi e un piccolo esercito di giornalisti richiamati da quella ragazza con il suo hijab, simbolo della fede musulmana, sul capo e la calzamaglia a fasciarle le gambe. Un caso, il suo coraggio e quel positivo esempio di integrazione, da prima pagina. “Ero emozionata, moltissimo. E allo stesso tempo un po' terrorizzata da tutte quelle telecamere”, dice Chahida, che del suo esordio ricorda anche un altro particolare: “Mi è rimasto impresso che ho fischiato un fuorigioco. Un fatto che non mi aspettavo”.
Ha avuto sin da piccola la passione per il calcio. Ha seguito un corso di tre mesi per imparare il regolamento e superare un test atletico. E così ha ottenuto il permesso per arbitrare. Dopo il diploma al Manin, ha frequentato l'Università Cattolica e ha studiato International management conseguendo la doppia laurea, italiana e tedesca.
Ora vive a Monaco di Baviera, dove per qualche tempo ha continuato ad arbitrare. “Per circa 2 anni. E' stato molto rilassante farlo con il velo in quanto mi hanno accettato fin da subito e non mi hanno messo paletti per quanto riguarda il vestiario. In Germania non ho avuto problemi con i calciatori. Mai un insulto e mai una protesta. Qui i giocatori sono educati diversamente. In generale, sono più rispettosi verso la figura dell'arbitro. In Italia è tutta un'altra storia”.
Chahida sta studiando per ottenere la laurea magistrale in management e ingegneria informatica e contemporaneamente lavora part-time nella contabilità. E' anche per questo che ha deciso di appendere il fischietto al chiodo. “Purtroppo non arbitro più da un anno per via della pandemia. Sono troppo impegnata. Inoltre, non è facile spostarsi con i mezzi qui in Germania, soprattutto se si tratta di andare in periferia. Quindi, dopo una partita alle 9 di mattino, arrivo a casa alle 16”.
La sua è stata una scelta dolorosa ma irreversibile. “Ho deciso di riconsegnare la tessera lo scorso settembre. No, non riprenderò. Mi è spiaciuto molto. Però, come si suol dire, prima il dovere, poi il piacere. Non potendo permettermi un abbonamento, non riesco più nemmeno a seguire il calcio allo stadio”.
Chahida non sa se stabilirsi definitivamente in Germania o tornare in Italia. “Non ho ancora le idee chiare. Deciderò dopo la laurea magistrale”. Come ha detto in un'altra recente intervista, quella a Shalishop (il brand per le donne che portano il hijab), sta centrando l'obiettivo che si era prefissa: “Da bambina ho sempre sognato di imparare nuove lingue e di diventare una manager di una grande azienda. In parte questo mio sogno si è avverato anche se quando ero piccola non avrei mai immaginato di poterlo fare. I miei genitori temevano che se fossi uscita di casa da sola sarei stata in qualche modo in pericolo. Poi con il tempo hanno cambiato mentalità e hanno capito che anche una donna può essere al sicuro da sola e inseguire i propri sogni e che questo non va contro la fede”.
Sta ponendo le basi per un futuro da donna in carriera, ma non potrà mai dimenticare il suo passato da prima donna arbitro con il velo. Ci pensa e riprende a raccontare: “Mi ha completato dal punto di vista caratteriale, ha tirato fuori la mia personalità e la mia determinazione nelle mie scelte di vita. Mi ha insegnato lezioni che si applicano alla vita fuori dal campo. Per esempio, ho imparato a prendere decisioni responsabili in fretta, ad affermarmi negli ambiti con dominio maschile e a trovare la mia strada”.
Guarda in tv le partite dei campionati europei. Per chi tifa, per l'Italia, dov'è nata, o la Germania, che la sta ospitando? “Per l'Italia, ovviamente”.
Nelle foto Chahida nella partita d'esordio che portò a Cremona giornalisti di tutta Italia, poi la ragazza oggi a Monaco
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