Soncino sotto shock coi racconti di Fappani: "Salvo per un dito nell'occhio allo squalo e l'arrivo dei soccorsi. Ora andrò in montagna"
Ha scosso tutta la città di Soncino, il drammatico racconto di Fappani, il 69enne aggredito in vacanza, da uno squalo, sul Mar Rosso tra Natale e Capodanno; eh già, sabato scorso l'odontotecnico ha raccontato la sua drammatica esperienza: "Non capisco perché gli egiziani insistano a sostenere che non fossimo in acque balneabili, di sicuro non c'erano le reti protettive. Mi hanno messo oltre 60 punti, d'ora in poi andrò solo in montagna".
Eh sì, Peppino Fappani ha davvero parlato a 360 gradi, facendo luce sulla lotta con lo squalo, e la mancanza di reti protettive che gli è quasi costata la vita. In Comune, circondato dai giornalisti, sabato mattina ha ripercorso gli attimi più frenetici e terrificanti della sua vita: "Faccio ancora fatica, però quando dormo non ho gli incubi. Il problema è quando sono sveglio e ricordo Gianluca Di Gioia che viene recuperato insieme a me sul gommone. Se non avessi infilato un dito nell'occhio dell'animale o se i soccorsi fossero arrivati cinque minuti dopo, sarei morto anch'io. Non conoscevo Gianluca ma pensavo fosse stato male. Tra l'altro ero già in acqua e non l'ho nemmeno raggiunto, lo squalo mi ha preso prima. Mi hanno detto che doveva essere un 'Mako'. E dev'essere così, altrimenti non sarei qui a raccontarlo".
Il 69enne del borgo, adesso è in pensione, e non si trova d'accordo con le autorità locali anche su un altro nodo gordiano, quello delle acque: "Non sono indagato e non mi hanno trattato male. Loro fanno il loro lavoro, però non capisco davvero perché insistano a sostenere che non fossimo in acque protette".
Ecco lo zoom sull'incontro ravvicinato con il predatore: "Non mi è mai successo in 30 anni di snorkeling e, mi hanno detto i ragazzi che mi hanno ricuperato, non succedeva a Marsa Alam da 20. Io ricordo solo che gli ho ficcato un dito nell'occhio, perché delle guide anni prima mi avevano insegnato a fare così".
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