23 febbraio 2023

Straordinaria scoperta. E' dedicata a Federico II, in partenza per Cremona, la prima composizione poetica in italiano, composta nel 1226 alla corte di Ravenna

Era la primavera del 1226 quando un ignoto cantore a Ravenna recitò davanti all’imperatore Federico II la canzone “Quando eu stava in le tu cathene”, di 50 versi divisi in cinque strofe più un ritornello, che ne farebbe il più antico testo poetico in lingua italiana anticipando la “Rosa fresca aulentissima” della scuola siciliana di Cielo d’Alcamo.  La ricostruzione della vicenda, è al centro del volume edito dalla casa editrice Il Mulino dal titolo “La più antica lirica italiana. ‘Quando eu stava in le tu cathene(Ravenna 1226)” dei due studiosi dell’Ateneo pisano, la storica della lingua Roberta Cella e il paleografo Antonino Mastruzzi.

Federico II è bloccato a Ravenna dagli eserciti della Lega lombarda che impedisce loro di procedere verso Cremona dove doveva svolgersi una Dieta per dare inizio alla crociata promessa a papa Onorio III. E’ dall’anno precedente che l’imperatore aveva previsto questo incontro nella sua Cremona, la città che gli è sempre rimasta fedele, che doveva tenersi a Pasqua. L'ordine del giorno è la restaurazione dei diritti imperiali nella Lombardia, la preparazione della crociata e la repressione dell’eresia. Ma i milanesi, messi in allarme dall’iniziativa imperiale, rinnovano il giuramento della Lega Lombarda e bloccano la strada che permetteva ai principi tedeschi collegati all'imperatore di raggiungere Cremona, disertando la dieta. Federico scalpita. Sa che deve adempiere il voto fatto a papa Onorio III anni prima per bandire la sesta crociata, pena la scomunica. Ma lo sanno anche suoi avversari, che giocano le loro carte sul fallimento della Dieta di Cremona.

Alla dieta i milanesi e i loro alleati non si presentano e Federico li mette al bando. La rottura con Milano, avvenuta in quei mesi, determina la realizzazione di una stretta alleanza tra Cremona e l'imperatore. Ma la guerra non scoppia, grazie alla mediazione del papa Onorio, che impone ai due gruppi nei primi giorni del 1227 l'obbligo della pace. Morto Onorio gli subentra Gregorio IX che rinnova l’invito a Federico di allestire la crociata. Nel corso dell’estate del 1227 si sono già radunati circa duecentocinquanta cavalieri, che insieme con i settecento giunti dalla Germania e ai cento della sua guardia personale, e ad altri, superano i mille previsti dall’accordo. Ma l’affollamento di armati e di pellegrini e la penuria di vettovaglie causano un’epidemia e svariati decessi, compreso quello di Sigfrido, vescovo di Augusta. Il caldo e la peste spingono molti a tornare in patria, lasciando diverse navi vuote nel porto, tuttavia a metà agosto il grosso dei crociati è già salpato da Brindisi. Ma l’imperatore e Ludovico di Turingia sono ammalati di peste. Arrivati a Otranto sono costretti  tutti a scendere a terra perchè una grave forma gastrointestinale ha colpito nel frattempo l’intera armata. A nulla valgono le giustificazioni di Federico, il 29 settembre arriva inflessibile la scomunica del Papa. A Federico non resta altro da fare che chiamare in aiuto il suo medico di corte, Adamo da Cremona, “cantor ecclesiae”. Il suo manuale “Regimen iter agentium vel peregrinatium” indirizzato a chi intendesse dedicarsi “ad liberandam terram sanctam de manis inimicorum” costituisce la prima guida pratica di precetti igienici ad uso non soltanto del pellegrino, ma di chiunque volesse intraprendere un viaggio. E di questa probabilmente si servì poi l’imperatore per allestire l’anno seguente la nuova crociata. 

La rilettura del documento di Cella e Mastruzzo, alla luce dell’episodio storico legato a Federico II, tocca anche il significato del testo, che da lirica cortese assume una connotazione politica legata alle vicende imperiali e alla contesa con i Comuni della Lega lombarda.

Fabrizio Loffi


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commenti


Michele de Crecchio

23 febbraio 2023 23:33

Per secoli, non dimentichiamolo, Cremona e Milano, sono state le città più importanti della Lombardia. Lo stesso Dante indicherà il dialetto cremonese persino tra i più meritevoli a diventare lingua nazionale, anche se poi scriverà le sue opere migliori nel dialetto fiorentino.

Dirce

24 febbraio 2023 12:14

Ingiusta la scomunica al Ghibellino! La lega lombarda era una lega papale quindi non poteva impedire la crociata di Federico

Anna L. Maramotti Politi

24 febbraio 2023 21:27

La scoperta obbliga a riconsiderare il Volgare come lingua diffusa sul territorio italiano e non come espressione relegata a precise zone.
Inoltre Cremona assume una funzione letteraria che implica un'analisi filologia accurata.

Salvatore Il Grande

26 febbraio 2023 09:06

Dettagli molto interessanti, oltre la lirica trovata......che mitigano la considerazione negativa che si muoveva contro l'Imperatore a non voler fare la crociata.