Trent'anni fa moriva il filosofo Giulio Grasselli. Memorabili le sue battaglie per difendere Cremona dagli scempi urbanistici
Trent’anni fa, il 2 aprile 1992, scompariva Giulio Grasselli, grande figura di intellettuale, filosofo e amico di filosofi come Piero Martinetti e Benedetto Croce, frequentatore di Norberto Bobbio e Ludovico Geymonat, collaboratore della “Rivista di filosofia”, antifascista nelle fila del Partito Liberale, e collaboratore negli anni Cinquanta della gloriosa testata “Il Mondo” di Mario Pannunzio.
Fu proprio con questo periodico che Grasselli diede prova del suo impegno civile sui temi della libertà e dell’indipendenza della cultura, sui laicismo e sulla difesa delle città italiane dalla speculazione urbanistica. E’ proprio su “il Mondo” che, tra il 1959 e il 1966, Grasselli pubblicò una serie di articoli sugli interventi edilizi che in quegli anni minacciavano il centro storico di Cremona nella logica di un “risanamento”, destinato a fare piazza pulita del tessuto urbanistico e architettonico medievale della città nel quartiere a nord del Duomo, tra piazza Roma e piazza Lodi. In questo senso è da collocare la nascita della Sezione cremonese di “Italia Nostra”, associazione ambientalista e di salvaguardia dei beni culturali nata a Roma nel 1955, che iniziò la propria attività tra la fine del 1957 e i primi mesi del 1958 per la tutela del patrimonio artistico e naturale della città e del territorio. Presieduta inizialmente da Giulio Grasselli, che ne era stato tra i fondatori, essa richiamò fin dalle origini l’attenzione dei cremonesi sul disordinatissimo rinnovo edilizio del centro cittadino e avversò molti progetti tendenti a sconvolgere quel tessuto urbano e a distruggere complessi architettonici o ambientali (ville, giardini, antichi palazzi e complessi monumentali), assumendosi il compito, all’interno del dibattito culturale locale, di introdurre nella coscienza della popolazione il valore profondo della salvaguardia di Cremona da ulteriori scempi urbanistici.
Il caso cremonese divenne emblematico sulle pagine de “il Mondo” al punto tale da attirare su Cremona l’attenzione della direzione nazionale dell’associazione, che nel dicembre 1957 tenne un convegno alla presenza di Umberto Zanotti Bianco. Non solo, Cremona divenne suo malgrado paradigma della speculazione edilizia e urbanistica in due polemici interventi di Antonio Cederna su “il Mondo” intitolati in modo abbastanza eloquente, “L’Italia in pezzi” e “Il giardino d’Europa”.
Memorabile il dibattito nel 1958 sul futuro di piazza Cavour, in occasione della realizzazione del palazzo della Banca d’Italia, divenuto occasione per aggredire edifici storici seppur vincolati dalla Soprintendenza, e un intervento estremamente duro e polemico nel 1963 sulla pagine del quotidiano locale, titolato “Salviamo il volto di Cremona”, firmato anche da altri illustri studiosi come Giuseppe Casella, Ugo Gualazzini ed il fratello Giancarlo. Parole profetiche quelle usate da quel gruppo di intellettuali: “La moderna dottrina urbanistica, per la parte che concerne la conservazione dei centri storici, non deve esser considerata soltanto come documento di cultura storico-artistica, ma soprattutto come criterio o metodo di difesa della consistenza, anche economica, del patrimonio edilizio della Nazione. Il criterio della conservazione e del restauro conservativo dei vecchi quartieri cittadini risponde, oltre che a scopi di decoro ambientale anche a scopi di difesa di un bene, visto non soltanto sotto l'aspetto artistico, che può ancora assolvere il suo compito e varrebbe, risanato, a impedire eccessivi addensamenti di uomini, di macchine e di cose, e a ricondurre animi e attitudini fisiche a misure umane”.
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commenti
michele de crecchio
3 aprile 2022 23:42
A Giulio Grasselli, la città di Cremona deve la sostanziale salvaguardia del suo volto storico che, grazie alla sua decisa azione, cultura ed intelligenza, riuscì a superare non solo le brutalità retoriche del "piccone risanatore" di matrice fascista ma. in parte, anche le grossolanità determinate dall'ingordigia speculativa che dominò il secondo dopoguerra. Battaglie che i cremonesi non hanno certamente ancora del tutto vinte e, in parte, ancora oggi, devono combattere, confortati però dall'insegnamento di una mente illuminata, onesta ed esemplare come fu quella dell'ottimo Giulio Grasselli.
michele de crecchio
4 aprile 2022 21:34
Durante l'ultima grande guerra, Giulio Grasselli faceva stampare a Cremona e faceva diffondeva in Lombardia la pubblicazione di ispirazione antifascista "Il Caffè", la denominazione del quale richiamava, certamente non a caso. quella del periodico che aveva animato il rinnovamento culturale determinato dall'illuminismo
Giulio Grasselli, durante la seconda guerra mondiale, aveva fatto stampare a Cremona e diffondere in Lombardia la pubblicazione clandestina "Il caffè" che chiaramente, sin dalla denominazione adottata, intendeva riproporre il rinnovamento culturale che la componente più colta e vivace della Lombardia aveva già tentato molto tempo prima.