Un'area di 800 mila metri quadri tra il quartiere Po a sud della città e il fiume: quali prospettive per gli spazi della Tamoil?
"Di fronte al galleggiamento ormai abituale del Comune di Cremona, dell'ARPA e dell'ATS, non basta nemmeno più l'iniziativa di supplenza della Magistratura. Per questo dobbiamo fare del "caso" Tamoil non solo un caso di interesse nazionale, trasformando il sito da SIR a SIN, ma piuttosto cercando di favorire una solida soluzione sostenibile e innovativa trasformando un caso negativo in opportunità". "Anche il Comune potrebbe dovrebbe giocare le sue carte prevedendo già oggi condizionalità per l'area Tamoil tali da impedire future speculazioni e destinazioni ancora pesantemente negative per Cremona e per i cittadini cremonesi".
A poche ore dalla riunione della commissione Vigilanza sull'inquinamento della Tamoil (oggi alle 17 in Comune), ecco arrivare una forte e articolata presa di posizione sul tema da parte di Marco Pezzoni, coordinatore degli Stati Generali Clima Ambiente Salute di Cremona.
"Con le associazioni ambientaliste della città - fa sapere Pezzoni - stiamo avviando un confronto sulla Tamoil per affrontare seriamente la situazione in tutti i suoi aspetti. Naturalmente intendiamo aprire un dialogo a più livelli arrivando persino a prefigurare un "concorso di idee" sul futuro di quest'area a ridosso del Po e dell'abitato. Un concorso di idee aperto a diverse collaborazioni, non solo locali, e a diverse soluzioni. Per questo è utile guardare con interesse a esperienze innovative in corso. Segnalo come particolarmente significativa quella di Civitavecchia dove in un anno di lavoro si sta definendo un progetto di riconversione della centrale a carbone di Civitavecchia".
Prosegue Pezzoni: "A mio avviso un modello di elaborazione progettuale sia come metodo partecipato a livello territoriale sia per la novità del disegno alternativo messo in campo: non fermarsi alla riconversione a gas dell'impianto, come proposto da ENI e Governo, ma arrivare a realizzare subito per quell'area e per il porto di Civitavecchia un polo di produzione di energia elettrica basata sul fotovoltaico e sull'eolico. Il consenso sociale e territoriale a questo progetto alternativo è assai ampio: va dai sindacati, in particolare dalla CGIL, al Comune di Civitavecchia, dalle associazioni artigiane e della piccola impresa al movimento cooperativo, dall'assessorato all'ambiente della Regione Lazio alle associazioni ambientaliste regionali e nazionali: Legambiente, WWF, Greenpeace, Kyoto Club. Per questo l'idea è quella di aprire un percorso simile anche a Cremona sulla situazione attuale e futura della Tamoil e della grande area su cui insiste. È evidente che c'è tuttora una situazione irrisolta di emergenza visto che l'inquinamento del terreno, della falda e delle aree vicine alla Tamoil continua, come ci avvertono i consulenti nominati dal Tribunale di Cremona. Sarebbe urgente intervenire subito per fermare l'inquinamento in attesa di un Piano di bonifica che rischia di arrivare fra qualche anno o addirittura mai. Questo "pronto intervento" prende il nome di messa in sicurezza ed è obbligatorio per la legge italiana. Purtroppo il rischio è che i soggetti pubblici e privati che dovrebbero intervenire subito fuggano dalle proprie responsabilità, si chiudano nella proprie competenze burocratiche interpretate in modo minimale, si rimpallino le colpe. D'altra parte non si può richiedere coraggio di visione e di azione a chi ne ha poca e si è adagiato a delegare troppe decisioni al privato".
"Di fronte al galleggiamento ormai abituale del Comune di Cremona, dell'ARPA e dell'ATS - incalza l'ex parlamentare -, non basta nemmeno più l'iniziativa di supplenza della Magistratura. Per questo dobbiamo fare del "caso" Tamoil non solo un caso di interesse nazionale, trasformando il sito da SIR a SIN, ma piuttosto cercando di favorire una solida soluzione sostenibile e innovativa trasformando un caso negativo in opportunità. Per questo come associazioni ambientaliste stiamo coinvolgendo competenze economiche e ingegneristiche in campo energetico di livello nazionale, professionalità medico-scientifiche in campo ambientale. Per gli importanti risvolti occupazionali sono fondamentali i sindacati, come la CGIL che sta assumendo un ruolo centrale nel progetto alternativo di Civitavecchia".
Ovviamente, aggiunge, "stiamo interpellando sia gli esponenti nazionali di Legambiente, Greenpeace, WWF, QualEnergia, Italia Nostra, ecc, sia Università e Centri di Ricerca. In queste settimane anche sui media locali è tornata come grande questione aperta il presente e il futuro della Tamoil: un'area di 800 mila mq tra il quartiere Po a sud della città e il fiume. La proprietà libica ha chiuso da anni la raffineria e vi mantiene il deposito di carburanti. Ha subito una condanna penale definitiva per disastro ambientale dovuto all' inquinamento della falda che ha contaminato anche le aree esterne, in particolare la Società Canottieri Bissolati che adesso chiede risarcimenti con denunce sul piano civile. Il medico di medicina del lavoro ed epidemiologo Edoardo Bai, già consulente dell'accusa nel processo penale concluso, ritiene che l' inquinamento più grave e irrisolto sia ancora dovuto alla barriera idraulica inadeguata e al mancato risanamento delle fognature interne. Se fosse così, si potrebbero profilare responsabilità di "omissione" per mancato controllo sul malfunzionamento delle strutture di protezione e dei sistemi di smaltimento e depurazione. Come detto Tamoil è per ora un'area SIR, Sito di bonifica di interesse regionale. Se non passa a SIN, Sito di bonifica di interesse nazionale, la bonifica completa probabilmente non si farà mai, sia per le difficoltà tecniche di asportare il terreno contaminato a enormi profondità sia per l'impegno finanziario valutabile in centinaia di milioni di euro. Invece la messa in sicurezza è obbligatoria nonché urgente".
IL FUTURO DELL'AREA - Per quanto riguarda il futuro di quest'area, commenta Pezzoni, "parte fondamentale del tessuto urbano, sarebbe importante anticipare un progetto sostenibile prima che interessi economici si coagulino attorno a soluzioni speculative e ancora penalizzanti per la città e la salute dei suoi abitanti. Ad esempio c'è il rischio che la proprietà Tamoil abbia convenienza a vendere l'area a Società interessata a trasformarla in grande Polo Logistico e così incamerare una consistente buonuscita per pagare risarcimenti e costi di messa in sicurezza non onorata. Per questo è opportuno il coinvolgimento dei consiglieri a livello regionale e dei parlamentari a livello nazionale per evitare sorprese di questo tipo che non farebbero altro che aggravare l'inquinamento dell'aria che respiriamo dovuta ad alti livelli di polveri sottili e ultrasottili in una città già gravemente compromessa. La pressione delle associazioni ambientaliste non mancherà di certo, ma bisogna impegnarsi anche, se non soprattutto, a individuare possibili soluzioni positive e nuovo utilzzo sostenibile dell'area. Tutto questo per due ragioni: 1) per evitare il rischio di operazioni economiche speculative e impattanti come potrebbe essere un grande polo logistico negli 800 mila mq. dell'area, una volta chiusa la funzione di deposito idrocarburi. 2) per elaborare un progetto alternativo in grado di farsi preferire rispetto ad altri, in quanto sostenibile e credibile da tutti i punti di vista: ecologico, economico-finanziario, sociale. La destinazione ideale e più sostenibile sarebbe quella di un grande parco fotovoltaico per produrre energia elettrica da fonte pulita, abbinato ad una foresta urbana di alberi per la cattura della Co2. Al proposito un gruppo di studenti del Politecnico Polo di Cremona ha avanzato una proposta visionaria per una destinazione integrale a parco urbano con alberi e torri antinquinamento che però richiederebbe uno Stato interventista, una Regione ecologista e un Ente Locale capace di espropriare a suon di milioni di euro l'area. A meno che non intervenga un facoltosissimo mecenate a farne dono alla città".
"Comunque sia - aggiunge -, bella esercitazione di rigenerazione urbana o premonizione di un miracolo, questi studenti hanno il merito di aprire un varco in un modo di pensare troppo pigro e chiuso dentro un rapporto sempre subalterno all'interesse privato. Insomma hanno il merito di aprire un varco a pensieri lunghi e lungimiranti che politici e amministratori dovrebbero coltivare. Naturalmente nel contesto attuale non si può procedere a inseguire prospettive belle e unilaterali ; si tratta invece di aprire un confronto con la proprietà Tamoil, con l'ENI di fatto suo partner, con grandi aziende all'avanguardia nel settore tipo ENEL, e soprattutto con la Regione Lombardia e il Governo nazionale senza dimenticare il prossimo inevitabile aggiornamento del PNRR e le nuove regole favorevoli a Comunità Energetiche ben più ampie di quelle previste finora . Ma il progetto per produrre energia elettrica in quell'area potrebbe essere finalizzato anche a destinarla alla Rete nazionale, non solo al consumo in loco, come contributo al fabbisogno più complessivo del nostro Paese che potrà così contare su energia elettrica pulita senza fare ricorso all'inganno del nucleare. La destinazione energetica ci pare coerente con l'uso di quell'area da 70 anni a oggi, e coerente con la responsabilità di una autentica e veloce conversione energetica richiesta espressamente proprio dalla lotta ai cambiamenti climatici: passare dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili! Ricordo tra l'altro che l'Italia, se vuole raggiungere il 55% di taglio delle emissioni di Co2 entro il 2030, dovrebbe sostituire la dipendenza dalle fonti fossili moltiplicando di 8 volte all'anno la produzione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili".
Conclude dunque Pezzoni con un richiamo all'amministrazione comunale: "Anche il Comune potrebbe, anzi dovrebbe, giocare le sue carte, prevedendo già oggi condizionalità per quell'area tali da impedire future speculazioni e destinazioni ancora pesantemente negative per Cremona e per i cittadini cremonesi. Non è mai troppo tardi per convertirsi ad una cultura di governo all'altezza delle sfide della transizione ecologica ed energetica e della complessità del cambiamento che ci attende".
La foto in alto è di Antonio Leoni.
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commenti
michele de crecchio
20 gennaio 2022 14:47
Ormai da qualche anno vado, inascoltato dai più, sostenendo che un riutilizzo realistico dell'area potrebbe essere quello di una destinazione mista tra parco fotovoltaico e forestazione urbana, ridimensionando quanto più possibile l'attuale e pericolosa utilizzazione a deposito di petroli.
Roberto Regonelli
20 gennaio 2022 15:51
Solo alberi!