23 ottobre 2021

Una storia di amicizia padana alla Guareschi: tra Mario di Casalmaggiore e un maiale di 600 chili di peso che beveva lambrusco

Se devo essere sincero, ci ho pensato sopra parecchie volte, prima di raccontare, a distanza di anni, questa storia e la ragione del dubbio è una sola: mi crederanno o no, i lettori? Poi, la folgorazione: ho ancora le fotografie, la prova provata anche se di questi tempi c’è da stare attenti a parlare di fotografie, soprattutto quando il soggetto ritratto è un vero porco. No, non allarmatevi, niente a che vedere con le tante, tristemente famose storie o storielle di questi ultimi tempi: sto parlando di in vero porco o, meglio, di un porco vero!

Sì, perché in quel di Casalmaggiore, viveva un animale davvero straordinario, ma, nonostante tutto, non straordinario quanto il suo “padrone”.

La “favola vera” mi emoziona ancora tanto, che ve la racconto al presente. La notizia mi arriva da un amico di Sissa che, guarda caso, fa il norcino e, come tutti i norcini, ama moltissimo gli animali e, soprattutto, i maiali. Al telefono l’amico norcino era stato perentorio: «Dobbiamo andare a Casalmaggiore, perché ti voglio far vedere qualcosa di unico, per ora non ti dico cos’è, ma appena hai tempo di fare una scappata, chiamami.» Siccome per natura sono piuttosto curioso, il tempo per la scappata lo trovo quello stesso fine settimana.

Arriviamo a Casalmaggiore, dove un amico comune ci aspetta al bar; il tempo di bere un caffè e poi via, verso il paese. Una stradina laterale ci porta a un cancello in ferro battuto, che si apre sul cortile di una vecchia cascina; accanto al cancello, un piccolo capannello di persone, tutte intente a spiare qualcosa o qualcuno che si sta muovendo nel cortile. Una voce chiama: “Siete arrivati, finalmente, Charlye è piuttosto stanco, ormai è quasi ora che se ne vada a letto!

Chi ci attendeva è Mario Cantarelli, ex titolare di un’impresa di costruzioni, appassionato della bella campagna della Bassa, ma, soprattutto, innamorato pazzamente degli animali da fattoria oltre che, ovviamente, di cani, gatti & Co. Entriamo dal cancello e, comodamente accoccolato in un angolo del cortile, vedo il più colossale suino che si possa immaginare: Charlye. Accanto a lui, fiero come di un figlio che ha fatto strada nella vita, Mario toglie qualcosa dalla tasca, si allontana ed inizia a chiamare per il nome il maialone. Sulle prime la reazione di Charlye è solo quella di sollevare la testa e volgerla verso la voce, poi, però, evidentemente attratto da ciò che Mario tiene in mano, si alza con tutta la flemma e la dignità della sua dimensione, avvicinandosi alla mano del “padrone”.

Vedete – dice Mario – adora i cioccolatini!” Quasi fosse non un maiale lungo oltre due metri e alto come un bancone da bar, ma un piccolo cagnolino Chihuahua, Charlye, con estrema delicatezza, prende il cioccolatino dalle dita di Mario e lo assapora con studiata lentezza. Cosa c’è di straordinario? Che Charlye è un maiale di cinque anni e pesa oltre seicento chili. Sì, avete capito bene: sei quintali.

La storia è di quelle che sembrano leggende: Mario Cantarelli, per il compleanno del figlio Gino, anziché regalare al ragazzino una play station o una bicicletta, gli porta a casa un maialino di circa sette chili che, trovandosi al centro di un affetto smisurato, assume comportamenti più da cane che da porco. Ovvio che il bambino si affezioni all’animale e, quando le sue dimensioni ne sconsigliano la permanenza in casa, chieda al padre di collocarlo nella cascina di proprietà, dove possa andare a trovarlo. Detto, fatto; Mario porta il maiale, nel frattempo giunto a pesare oltre mezzo quintale, in campagna e gli costruisce un recinto, dal quale possa muoversi in assoluta libertà, rientrandovi per riposare. Poi, per non lasciare Charlye (il nome, ovviamente, lo ha scelto il piccolo Gino) da solo, ecco arrivare, nell’ordine: un coniglio bianco e nero che, da subito, diventa il migliore amico del maialetto, tre caprette tibetane, che lo accompagnano nelle scampagnate a grufolare ghiande sotto il filare di querce che segna il confine dei campi, un cospicuo gruppo di galline che seguono Charlye per raccogliere quanto rimane del pasto a base di farina e mangime che il suino consuma crescendo a vista d’occhio.

Il porcellino presto raggiunge il peso di due quintali, ma nessuno, Mario Cantarelli in testa, vuole sentir parlare di salami, culatelli o altri pregiati derivati della carne di suino, appunto e Charlye cresce, cresce, facendo sempre più compagnia a Mario che, nel frattempo, è andato in pensione e si diverte ad accudire quello che, a parte l’aspetto esteriore, tutto sembra fuorché un maiale.

Ho dovuto adeguare le dimensioni del recinto, man mano che cresceva – dice Mario con malcelato orgoglio – ma il guaio è che tutti gli altri animali vogliono dormire con lui!” e ci mostra una fotografia che ritrae il coniglio, anch’esso di dimensioni eccezionali, data l’età, accovacciato sulla sterminata schiena di Charlye.

Ancora qualche coccola, poi Mario apre il cancelletto del recinto e Charlye, ubbidiente, entra e si va a coricare sulla paglia. Ma non pare del tutto soddisfatto, così Mario, d’un tratto, entra in casa e ne esce con una bottiglia di lambrusco. Al botto del tappo, Charlye si solleva sulle zampe anteriori e, con una sorta di sorriso sulle labbra, aspetta. Come il “padrone” gli avvicina la bottiglia alla bocca, beve con evidente gusto e soddisfazione, scolando il vino tutto d’un fiato.

Ecco – annuncia Mario – adesso è contento e può farsi il letto.” Va bene essere affezionati e orgogliosi, ma addirittura dire che un maiale si fa il letto, è davvero troppo! Invece, per questo incredibile animale, anche riposarsi è qualcosa di particolare: infatti, Charlye prende in bocca la paglia, a larghe falde e la deposita accuratamente di fronte a sé, poi, raggiunta l’altezza esatta del giaciglio, appoggia il testone e si mette a dormire, con un’espressione che addirittura, sembra avere qualcosa di umano. Sto esagerando? Forse sì, ma, al momento di lasciare questa piccola, meravigliosa arca di Noè, venne proprio da pensare: sarà vero? Ci crederanno quando lo racconterò?

Ecco tutto, e adesso torno al passato remoto: mi voltai a guardare nel cortile, attraverso le sbarre del cancello e Mario era là, con la sua compagna, a guardare tutti gli animali, rientrati per la sera; erano e sono entrambi felici, in quel piccolo mondo che pare una favola e mi convinsi di botto che sì, era e resta tutto vero, perché l’amicizia fra le creature del Buon Dio, è vecchia come il mondo, basta solo scoprirla e saper vivere gli uni accanto agli altri, uomini e animali, come è sempre stato. E ancora oggi mi ritrovo a immaginare Mario e Charlye impegnati in un lungo, lunghissimo discorso, a parlare di lambrusco, di querce, di campi e, perché no, magari anche di salami e culatelli.

 

Egidio Bandini


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