18 aprile 2025

Venerdì Santo, la processione cittadina con il vescovo: la Sacra Spina ci renda testimoni coraggiosi del Vangelo. Tanta gente in processione

È la reliquia della Sacra Spina che, nel silenzio del Venerdì Santo, accoglie i fedeli nella Cattedrale di Cremona. Quella stessa reliquia che fu donata da Papa Gregorio XIV – che visse parte del suo ministero come vescovo di Cremona – al Capitolo della Cattedrale nel lontano 1591, e ogni anno viene portata in processione nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della passione e morte del Signore.

Davanti ad essa, come già fatto di fronte alla croce nell’Azione Liturgica del pomeriggio, si è inginocchiato mons. Antonio Napolioni, prima di dare inizio alla Via Crucis per le vie della città. E proprio a partire da essa, il vescovo ha incentrato la propria riflessione. «La Spina è un pezzetto di terra, che ci ricorda che anche noi siamo così, come polvere. E Gesù condivide questa nostra miseria. Il Verbo di Dio si è fatto carne sconfitta, trafitta, uccisa. Addirittura, è finito sottoterra, come il chicco di grano. Non dimentichiamo questa nostra condizione, sebbene ultimamente pare che siamo malati di una contabilità segnata dal segno “meno”: meno risorse, meno figli, meno sacerdoti… Oggi, però, siamo invitati a ricordare che Dio ci regala un segno “più”, che costruisce con il nostro meno: scende, abita la nostra pianura e la eleva, così come Colui che è disceso dal cielo è salito in croce».

L’omelia di mons. Napolioni, come ogni anno, è giunta al termine della Via Crucis. Partiti dalla Cattedrale dopo i riti di introduzione – che hanno ricordato il valore particolare del cammino nell’anno in cui la Chiesa celebra il Giubileo – i molti fedeli presenti hanno preso parte alla  processione, seguendo il consueto percorso che si snoda per le strade del centro città. Oltre al gran numero di laici e religiosi che, durante il percorso, hanno pregato a partire dalle meditazioni sulle stazioni della Via Crucis, hanno partecipato alla processione anche i sacerdoti delle parrocchie cittadine, oltre al Capitolo della Cattedrale e al vescovo emerito, mons. Dante Lafranconi.

A chiudere la processione, dietro la reliquia della Sacra Spina, come sempre, il sindaco di Cremona, Andrea Virgilio, con lo stendardo della città e i rappresentanti delle forze dell’ordine, a testimoniare lo stretto legame tra comunità civile e religiosa.

E proprio ai cittadini cremonesi si è rivolto Napolioni nella sua omelia. «Troppo spesso ci litighiamo la terra, come abbiamo sempre fatto. Oggi, forse, siamo più abili nel ricercare scorciatoie e giochi di potere. Nasce così l’estremismo che divide. Quest’anno, invece, il calendario ci fa celebrare la Pasqua tutti insieme, aiutandoci a pregare con il desiderio di più unità, pace, vita. È Dio che ci invita ad essere estremisti a modo suo, capaci di salire in alto per ascoltare la sua voce, di affacciarci dal Torrazzo per ampliare il nostro orizzonte e osservare che, dal cielo, non si vedono confini, ma solo quella paternità che ci guida. Dobbiamo poi essere estremisti anche nell’abbassarci, nell’accettare di essere umili, come Gesù». 

Un invito forte, quello del vescovo, che riprende il dualismo politico, sociale e comunicativo a cui tanto siamo abituati. Non è mancato, però, nella riflessione di mons. Napolioni, un messaggio di speranza, rivolto soprattutto ai più piccoli, protagonisti dell’oggi e del domani della Chiesa e del mondo. «Al termine di questa Via Crucis – ha concluso il vescovo – ripartiamo con questa spina nel cuore: non rimandiamo a domani le scelte coraggiose che il Vangelo ci chiede, ma cerchiamo di fare Pasqua nel profondo del cuore, dove Cristo ci chiede di essere martiri, cioè testimoni capaci di andare fino all’estremo. Guardiamo i nostri bambini, che ci supplicano di dar loro un mondo bello perché salvato dalla croce di Gesù e abitato da testimoni coraggiosi». (www.diocesidicremona.it)

 


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