22 marzo 2025

Villa Verdi. L'appello dei consiglieri comunali di Busseto al ministro Alessandro Giuli: "Torni presto ad essere fruibile e valorizzata come merita"

Quale futuro per la storica Villa Verdi di Sant’Agata? A quando la sua riapertura al pubblico? E’ quello che in tantissimi si chiedono dopo due anni e mezzo dalla sua chiusura. Una domanda che valica anche i confini nazionali e che oggi non trova risposte definitive, certe e sicure, ma incontra invece tanti “ma”, “se”, forse” (che non lasciano mai sperare in bene in un Paese, l’Italia, dove l’incertezza accompagna sempre anche gli interrogativi più banali) e soprattutto si scontra con la solita abominevole burocrazia.

Quante volte, negli anni, abbiamo sentito i soliti politicanti usare frasi fatte, scontate e banali (quelle che generalmente si usano nei più che inutili corsi di “partitica”) relative allo “snellimento della burocrazia”? La burocrazia è quel male (speriamo non incurabile) che in Italia ha già fatto molti danni e tanti ne farà, con perdite di tempo che ci hanno già fatto perdere “treni” e monumenti, occasioni e opportunità, con conseguenze che sono puntualmente sotto gli occhi di tutti (basti vedere come sono ridotti, ovunque, molti edifici storici a causa dei soliti vincoli che, più che vincoli, sono cappi al collo). Venendo alla villa del maestro Verdi, come tutti sanno da poche settimane è divenuta di proprietà del Demanio Statale dopo l’esproprio e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza ha già stanziato 370mila euro per lavori urgenti (con la speranza che la “urgenza” si traduca in date e tempi chiari) ma una riapertura al pubblico ed il ritorno al turismo attivo al momento sembra decisamente ancora troppo lontana.

Il maestro Riccardo Muti, in una lunga intervista rilasciata pochi giorni fa al giornalista e scrittore bussetano Vittorio testa per la “Gazzetta di Parma” non le ha mandate a dire e, definendo “Verdi il Michelangelo dell’Opera”, tra le altre cose ha detto, con piena ragione, che “qui l’Italia si gioca gran parte della sua residua e assai scarsa considerazione mondiale” osservando e ricordando anche che Verdi è uno dei padri della Patria e, senza di lui, non ci sarebbe stata l’Italia. Il suo appello affinchè la villa venga riaperta al più presto è forte, chiaro e trova il pieno consenso di tutti, non solo di melomani, uomini e donne della cultura ed appassionati verdiani.  A ruota, dopo l’intervento del maestro Muti, sono intervenuti i  consiglieri comunali di minoranza di Busseto Ilaria Bottazzi, Lamberto Michelazzi, Fabio Belicchi e Gianmarco Rizzardoi e gli ex consiglieri Nicolas Brigati e Gianarturo Leoni che hanno inviato una lettera aperta al Ministro Onorevole Alessandro Giuli con all’oggetto, la “urgente necessità di intervento per la riapertura della Villa di Giuseppe Verdi”.

Come consiglieri ed ex consiglieri del Comune di Busseto, terra natale di Giuseppe Verdi – esordiscono - sentiamo il dovere di rivolgerci a Lei con grande preoccupazione per la situazione in cui versa la Villa di Sant’Agata, chiusa ormai da oltre due anni. Questa dimora non è soltanto un luogo storico, ma un simbolo della nostra cultura e dell’identità nazionale. Giuseppe Verdi, con la sua musica, ha contribuito a forgiare l’anima dell’Italia unita, ed è impensabile che il luogo che ha ospitato la sua creatività resti inaccessibile al pubblico. Il Maestro Riccardo Muti – proseguono - ha recentemente lanciato un appello vibrante, definendo la chiusura della Villa “un insulto alla patria” e sottolineando che “qui l’Italia si gioca gran parte della sua già residua e assai scarsa considerazione mondiale”. Ha inoltre evidenziato come “senza Verdi non ci sarebbe stata l’Italia”, ricordandoci il ruolo fondamentale del compositore non solo nella storia della musica, ma anche nella costruzione della nostra identità nazionale. Siamo consapevoli delle difficoltà amministrative e finanziarie legate alla riapertura, ma è inaccettabile che la burocrazia paralizzi un intervento così urgente. Anche una riapertura parziale, con accessi contingentati o aperture in giorni prestabiliti, rappresenterebbe un segnale importante per il nostro Paese e per il mondo intero. Onorevole Ministro – concludono - Lei, da studioso e uomo di cultura, non può restare insensibile a questo appello. Confidiamo nel Suo spirito e nella Sua determinazione affinché la Villa torni presto ad essere fruibile e valorizzata come merita”.

In attesa che qualcosa si muova non si può fare altro che ribadire, se mai fosse necessario, che l’importanza di Villa Verdi è fondamentale per il rilancio turistico delle nostre terre, di quelle che si estendono a destra e a sinistra del Po e potrebbe diventare il perno di un percorso turistico e culturale eccezionale, tra il Parmense, il Piacentino ed il Cremonese capace di unire Verdi e Monteverdi, Stradivari e Ponchielli, passando anche per lo scrittore Giovannino Guereschi ed il “tenorissimo” Carlo Bergonzi, abbracciando il mondo dell’enogastronomia ed i percorsi legati a rocche, castelli, ville e luoghi della civiltà contadina. Per giungere a tutto questo è necessario un gioco di squadra, una intesa che valichi i confini provinciali e regionali, unendo le forze di Parma, Piacenza e Cremona. Ma, in questo senso, occorre una domanda finale: a quando una presa di posizione pubblica, anche a mezzo stampa, di Cremona e del suo territorio per la riapertura di Villa Verdi? Si preferisce il silenzio o si entra in campo con decisione?

Eremita del Po

 

Paolo Panni


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti