Vivere in dimore storiche. Villa Bottini-La Limonaia, un incanto lungo l'Oglio. Accoglienza di stile in uno spazio che sa d'antico
È un giorno in cui la calura estiva si fa sentire in tutta la sua forza quando, con il piacevole cicaleccio come sottofondo, attraversiamo le terre dell’Oglio per giungere a Monasterolo di Robecco d’Oglio.
La terza tappa del nostro percorso alla scoperta delle dimore storiche del nostro territorio e di chi se ne prende cura ci ha portato a quella che, oggi, è conosciuta come Villa Bottini – La Limonaia.
Dopo aver attraversato le tortuose ed affascinanti stradine di campagna ad un tratto, oltrepassato un complesso di edifici rurali, si intravede un grande muro di cinta in laterizio. Subito spicca un imponente cancello in ferro battuto. Lo stupore e la curiosità immediatamente ci conquistano e così, dopo uno sguardo più attento, ci accorgiamo che su un terrazzo alluvionale della valle dell’Oglio si intravede la fiabesca villa. Suoniamo il campanello, come si è soliti fare quando si va a trovare un’amica, così Francesca Bottini ci apre le porte del suo mondo.
Non vi nascondo la sensazione di meraviglia già nell’attraversare in macchina il viale della porzione di giardino all’inglese in cui l’edificio è immerso e che conduce all’ingresso della struttura. Ci sentiamo subito in vacanza.
La villa mostra la struttura della tipica residenza padronale. Tutto è avvolto e ricoperto da una splendida vite americana che regala un’immagine da libro delle fiabe. Da un primo sguardo spicca immediatamente la robusta torre a base quadrata adornata da finestre, un lungo corpo a due piani compone la parte centrale della struttura e, a donare a tutto l’insieme un grande respiro, finestre riquadrate bianche ed oculi ellittici nel sottogronda. Spostando poi il punto di osservazione verso il cielo, ci si accorge di una torretta più esile ed alta che lascia fantasticare storie di dame che attendono cavalieri al ritorno dalle battaglie.
Qui ci accoglie Francesca ed entriamo nel vivo del nostro viaggio.
“Quasi cinque anni fa io e la mia famiglia abbiamo deciso di fare questo investimento, abitavamo qui vicino, questo luogo ci sembrava magico ed irraggiungibile poi la svolta – ci spiega la padrona di casa – abbiamo deciso di aprire le porte della villa, un tempo rigorosamente chiuse, per dedicarci a due attività: organizzazione di feste ed eventi ed un’attività recettiva. Siamo, infatti, una foresteria lombarda con 6 camere da letto molto grandi spesso meta di turisti stranieri”.
La nostra visita inizia all’esterno. Passeggiamo lungo i viottoli alberati che compongono gli oltre 11.000 metri quadrati del grande parco. Siamo completamente avvolti nella bellezza.
Francesca ci racconta che il parco è stato un elemento determinante per l’acquisto della villa, ne ha colto subito la magia. Un parco con essenze secolari, piante con fusti monumentali compongono un impianto di chiara impronta ottocentesca. Oggi appare in modo differente rispetto al passato. Gli ampi viali che si snodano tra i boschetti sono state sostituiti da tre percorsi principali che si svolgono all’interno del giardino, sono ribassati rispetto al livello dei prati, sono più piccoli e rivestiti di ghiaietta tradizionale che rende piacevole la passeggiata: il calpestarli regala una sorta di musicalità ai passi.
Percorriamo il primo viale che fa da cornice ad un tappeto erboso verdissimo, ammiriamo la fitta cortina di Celtis Australis o meglio conosciuto come bagolaro ed ecco che affacciata alla zona centrale del giardino appare la limonaia. Per un istante immaginiamo gli antichi fasti. La limonaia è un’elegante costruzione dell’ottocento, spicca in mezzo a tutto quel verde, ampie vetrate ad arco sormontate da una balaustra completano la struttura con elementi decorativi a forma di pigna e l’edificio si conclude con un portichetto attrezzato con una grande vasca in muratura. Raggruppate qua e là, numerose ortensie contribuisco a dilatare gli spazi e a creare zone di luce ed ombre regalando all’ambiente un mood informale.
“Qui, gli ospiti che lo desiderano, possono trascorrere pomeriggi spensierati ed in totale relax, come fossero a casa, la limonaia può trasformarsi in un punto di appoggio – ci spiega Francesca Bottini – proprio qui accanto c’è il fiore all’occhiello di Villa Bottini: una bellissima piscina inserita in una realtà distensiva con un ampio gazebo ricoperto da una rigogliosa edera, un’oasi di pace e frescura nelle calde giornate d’estate ed affascinante con i colori dell’autunno. Il grande gelso ed i tassi secolari, le magnolie, i bagolari, gli olmi, i carpini accolgono gli ospiti della piscina, della limonaia fino a raggiungere il campo da tennis; per me, è fondamentale che gli ospiti si sentano a proprio agio”.
Non è tutto. Se solo l’esterno colpisce, l’interno della villa ci conquista perché è un’intera storia da raccontare e da vivere.
La struttura ha vissuto diversi passaggi di proprietà e, come accade quando si desidera comprendere il significato di una poesia o si vuole cogliere il messaggio trasmesso dagli artisti nelle opere, è necessario conoscerne la biografia per capire la straordinaria singolarità e bellezza degli affreschi custoditi all’interno. Come vi abbiamo già accennato, la villa mostra la struttura caratteristica delle residenze padronali con tre corti rustiche che si sviluppano alle sue spalle.
Probabilmente, in antichità, aveva la funzione di una costruzione fortificata, lo testimonia uno scritto che certifica l’esistenza di un castello nel 1192. Proprio in quel periodo storico, infatti, furono costruiti numerosi fortilizi lungo il fiume Oglio a difesa dei confini territoriali e gli elementi architettonici come la scarpa basamentale e, l’antico nome “Castello” rimasto al grande cascinale, ne sono una chiara testimonianza. Non solo. Esistono scritti che ne fanno supporre una ancora più antica origine monastica riferita all’anno 883. Proprio come vi avevamo anticipato è una storia da scoprire. Facciamo un salto temporale e giungiamo al passaggio di proprietà ai conti Manara nel 1763 che se ne prendono cura fra il 1806 ed il 1852 fino alla data di acquisto da parte di Enrichetta Bolzesi, moglie di Annibale Grasselli. Gli eredi Grasselli vivono la villa nei mesi estivi fino al 1940. In seguito la dimora viene scorporata nelle parti ad uso agricolo e venduta nel 1990, ormai in uno stato di completo abbandono. Negli anno ’90 inizia un’importante opera di restauro non solo degli interni ma, anche, di tutto il parco.
Nel video che accompagna il nostro articolo vi mostreremo il risultato del restauro che ha riportato alla luce, nella corte interna, un porticato medioevale con colonne in cotto e capitelli a dado smussato, venuto ad affiancarsi alle arcate rinascimentali di ordine ionico sul lato adiacente. Tutto il porticato presenta affreschi datati 1800, un ciclo che fa parte della tradizione di souvenirs d’Italie, e raffigura vaste ambientazioni marine ed urbane con inseriti elementi che dovevano divertire la famiglia e gli ospiti che si trovavano in questo luogo per vacanza. Si ha la sensazione di essere parte di un importante passato. Tutto prende vita.
Ora, Francesca ci accompagna all’interno. Ci accorgiamo che tutte le sale del piano hanno pareti e soffitti decorati che creano eleganti ambienti. Il tutto ottimamente conservato. Negli affreschi prevalgono elementi ottocenteschi, confermati in particolare nelle raffigurazioni degli stemmi Grasselli e Barni. Tracce di dipinti più antichi, risalenti al XVII secolo, si scorgono nella prima sala: due busti maschili e due femminili racchiusi in medaglioni ad uso di sovrapporte. Ampie vedute si trovano nel salotto “cinese”, inquadrate qui in una elaborata intelaiatura a trompe l’oeil, potremmo definirla una sorta di racconti di viaggio e, ancora, nell’ultimo ambiente, dove il tema militare riguarda le campagne napoleoniche. Non tralasciamo un accenno ai meravigliosi soffitti a cassettoni che ne definiscono gli spazi. La stanza più suggestiva e, forse, quella che ci regala la sensazione di casa vissuta è quella che doveva essere, in origine, la sala da pranzo. Si può dire una raffigurazione unica nel suo genere: una miriade di uomini di piccole dimensioni che si affaticano a raccogliere frutti giganteschi, catturano mostruosi gamberi di fiume tra debordanti trionfi di angurie e zucche. Questo è solo un piccolissimo assaggio delle meraviglie che compongono questo luogo singolare nel suo genere. Vi lasciamo solo immaginare quanta bellezza è nascosta al piano superiore dove si trovano le sei spaziosissime camere da letto meravigliosamente affrescate. Anche la prima ballerina, nonché leggenda del balletto classico, Carla Fracci soggiornò in una di esse.
“Sentirsi a casa, in una casa molto bella e particolare è ciò che desideriamo per i nostri ospiti – sottolinea Francesca – condividere tutta questa bellezza, il passato di chi ci ha preceduto è, per noi, importante. Ci sentiamo parte di un qualcosa più grande di noi. Ci sentiamo figure di passaggio all’interno di un contesto che si trasmette nei secoli. È una bella sensazione. Desideriamo offrire alle persone la possibilità di poter assaporare solo degli aspetti positivi di tutta questa bellezza”.
Scopriamo insieme che le nostre terre sono luoghi di puro incanto e da qualche parte esistono segreti che ti catturano e ti fanno brillare gli occhi. Alla prossima tappa.
Foto e video sono di Gianpaolo Guarneri-StudioB12
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