Carlo Alberto Sacchi: l’arte della poesia e la poesia nell’arte
Per esperienza personale so che comporre poesie insieme alla passione di collezionare e “giocare” con i soldatini sono due attività che non interferiscono con l’età e anche quando vengono abbandonate accompagnano il soggetto in tutte le stagioni della vita. Carlo Alberto le ha sapute conservare intatte entrambe nel tempo, mentre personalmente non sono riuscito a coltivarle oltre la maggiore età. Con questo non si tratta affatto di provare nostalgia per una gioventù felicemente trascorsa, ma d’aver acquisito coscienza che, tali consuetudini, restano fondamentali nell’orientare la formazione metodologica di un individuo e ritengo di dover loro quel che mi resta in fatto di sensibilità e fantasia.
La mia conoscenza di Carlo Alberto Sacchi ha avuto inizio quarant’anni fa. Entrambi eravamo redattori della rivista Crema Produce. Il trimestrale allora diretto da Sandro Uggeri ha rappresentato una vera palestra, un punto di incontro dove si sono confrontati quelli che in seguito sarebbero diventati personalità di spicco e autorevoli firme, non solo in ambito cremasco. Ne ricordo solo alcune:
- per il giornalismo: Piergiorgio Sangiovanni, Sergio Lini, Beppe Severgnini, Emma Sangiovanni, Sergio Torresani,
- in campo artistico: Carlo Fayer, Gil Macchi, Gianetto Biondini,
- scrittori-architetti come Beppe e Marco Ermentini,
- valenti storici: Carlo Piastrella, Valeriano Poloni, Vittorio Dornetti, Maria Laura Bianchessi, Paolo Mainardi
- tra i critici d’arte, letterati, fotografi e filosofi ricordo: Claudio Toscani, Angelo Lacchini, Paolo Marasca e Piero Carelli
- infine i poeti: Lucia Zanotti, Pier Luigi Lanzoni e naturalmente Sacchi.
Questa collaborazione è continuata sorretta da quel sentimento che entrambi nutrivamo nei confronti del dialetto cremasco e ai valori antropologici della poesia.
E' così che si spiega la sua recente e qualificata partecipazione alla composizione del monografico di Insula Fulcheria del 2018 dedicato alla Poesia Cremasca.
Giustamente oggi Carlo Alberto insieme a Luciano Geroldi possono essere considerari i dioscuri, veri artefici della contemporaneità dialettale cremasca. Carlo Alberto è ricordato come esperto dialettologo, linguista, fine poeta in lingua ufficiale quanto in vernacolo, attento giornalista e vivace direttore radiofonico. Non di meno un impegno meticoloso lo riservò nei panni di antologista. Questo compito continuativo negli ultimi tempi si concretizzò in qualità di coordinatore e relatore per la Pro Loco Crema di numerose monografie poetiche dedicate ad autori dialettali cremaschi di ieri e di oggi (Vanni Groppelli 2008 -Rosetta Marinelli Ragazzi 2009 -Fausta Donati De Conti 2010, Giacomo Stabilini 2011, Giuseppe Meazza 2012 - Antonio Sbarsi 2013). Contemporaneamente questa attività di divulgazione della lingua dei padri lo porterà a comporre e pubblicare nel 2013 il “Profilo della produzione poetica contemporanea in dialetto cremasco” una fondamentale rassegna con classificazione delle poesie nella naturale distinzione in liriche, epiche, comico realistiche, satiriche, autobiografiche, politico/sociali, religiose, e occasionali. Il tutto corredato da prosodia e da basilari appendici: morfologiche, sintattiche, retoriche.
Questa sincera passione di divulgatore aveva origini lontane. Già negli anni 80 lo aveva portato alla scoperta di una consistente galassia di sempre nuovi, poco noti aedi e cantastorie nostrani, che ha fatto conoscere di volta in volta al vasto pubblico dei lettori. Al riguardo fu un vero e proprio talent scout e insieme all’amica cremonese Lucia Zanotti firmò, sotto il titolo di “Andar per poeti”, nella già citata rivista una puntuale rubrica dove presentava e commentava, evidenziandone i valori magici, creativi e segreti, una miriade di liriche in lingua e in vernacolo. Spaziava dai poeti tradizionali ai trovatori per arrivare fino ai postmoderni, divertendosi a scovali. Infaticabile e sempre alla ricerca delle radici della vera poesia che, secondo il suo giudizio, non doveva avere confini e nemmeno età. Sono così comparse in anteprima sulle pagine di Crema Produce le liriche di:
- Fouad Ouchbani (marocchino), Ernesto Galli, Marcello Boselli (di 10 anni) in C.P. N 1- 1988,
- Germana Galletti, Dario Benzi (C.P. N 2 1988),
- Alberto Mori e Ivan Ceruti (C.P. N 4- 1988),
- Giovanni Bassi e Chiara Bolzoni (C.P. N 1-1989),
- Carlo Livraga (C.P. N 2-1989),
- D. Angelo AschedaminI (C.P. N 3 -1989).
A questi componimenti si aggiungevano le sue escursioni nella letteratura:
- i racconti epici (Gesta Federici C.P.N2- 1985 con grafica di Alberto Besson, Chiara Bolzoni, Rosario Folcini),
- le fiabe (Tre favole accompagnate dalle chine di Tullio Vimercati ( C.P. N 2-1986)
- una storia letteraria tutta cremasca ( Dialetto e letteratura C.P. N 1- 1987).
Sacchi è stato un serio studioso e un vero amante del nostro dialetto. Disposto a ironizzare sui feticci del localismo ma anche pronto ad affermare che “... un fotografo, un pittore, un musicista, forse un poeta e forse un commediografo fanno della poesia anche col localismo”. (Localismo a Crema e produzione culturale C.P. N 4-1984).
Un altro filone percorso con tenacia sin dai primi tempi partiva dal presupposto che la vera poesia, oltre a saper superare i limiti dello spazio e del tempo, era in grado di colloquiare con qualsiasi forma d’arte. A questo proposito sono innumerevoli gli abbinamenti, i sodalizi creati da Carlo Alberto e definiti dissonanze ma che nella realtà erano chiare assonanze, dialoghi, interferenze con artisti che si esprimevano attraverso il disegno, la pittura, lo spray. Queste iniziative lo portavano a cercare un dialogo e a saper coinvolgere le modalità espressive nelle diverse tecniche figurative, come ad esempio nei commenti poetici:
- duettando con la grafica ( “A Chiara Bolzoni e Alberto Besson” C.P. N 1- 1986)
- con la fotografia d’arte e la più moderna street art degli writers (con Paolo Marasca “Evi: l’oximoron”, C.P. N 3 -1986). – con i disegni di Adriana Romanin ed Emanuela Riboni ( in “La cascina”(C.P. N 3 -1984).
Nè questa ricerca a tutto campo della poesia poteva permettersi di tralasciare il settore giornalistico che lo circondava. Così è riuscito a coinvolgere perfino i poeti-redattori. Oltre a Lui e alla Zanotti sono apparse poesie di Giovanni Falcetta, Rosellina Poloni, Pier Giorgio Sangiovanni, Maria Laura Bianchessi. Con suadente tenacia era riuscito far trarre dai cassetti dell’adolescenza i versi segreti di questi personaggi, “le loro cose indipendentemente dai meriti artistici e letterari” (C.P. N 4-1989). Con “Dissonanze tre” (C.P. N 4-1987) insieme ai disegni di Fayer si apriva la serie degli esperimenti, le contaminazioni che avevano visto artisti del disegno e della poesia duellare amichevolmente. Queste incursioni in campo strettamente artistico sarebbero poi continuate nel tempo ininterrottamente, vedi il suo “Eli eli lamma sabactani” a corredo della grande mostra “In cammino con la croce” tenuta in occasione del Giubileo del 2000.
Anche il suo sodalizio di instancabile appassionato di musica classica e folk che lo vide negli anni 70 tradurre per i suoi allievi le canzoni di Bob Dylan meriterebbero particolari attenzioni. Con lui quasi per incanto si erano così riaperte le porte di un nuovo futurismo che già in passato un pittore poeta cremasco Enzo Mainardi (1898-1983) aveva mirabilmente descritto e parafrasando le sue parole potremmo dire “vedrete la poesia – ascolterete i colori”.
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