1 ottobre 2025

Criminalità, in un contesto piccolo come il nostro basta poco a cambiare l'equilibrio. Ma i cittadini chiedono risposte rapide

Ho letto con attenzione la riflessione di Antonio Grassi sulla sicurezza urbana a Cremona che si presenta come un bilancio finale della vicenda. Penso però che per fare un vero bilancio politico provvisorio, si siano saltati troppi passaggi. Pertanto mi permetto di presentare alcune mie considerazioni su una questione che, a parer mio, non dobbiamo ancora ritenere chiusa. 

Condivido l'incipit: Cremona non è Gotham City, né una banlieue parigina. Infatti, potevamo considerarci un’oasi felice, con un’incidenza criminale tra le più basse del Paese. Forse – ironia della sorte – anche grazie a quell’isolamento e a quel conservatorismo tanto vituperati, avevamo preservato un tratto prezioso di quell’Italietta serena del cambio di millennio. Una colpa doppia, dunque: conoscevamo in anticipo la tendenza generale e non ci siamo preparati.

Non posso condividere invece nel più ampio ragionamento, la sbrigativa riduzione del peggioramento della sicurezza a un semplice “allineamento” agli altri capoluoghi lombardi: è un grave deterioramento della vita quotidiana dei cittadini, fatta anche di tranquillità nel vivere gli spazi pubblici. Questo dovrebbe essere l’oggetto dell’agire della politica locale. Quindi non possiamo permetterci di parlare con distacco di un macro-fenomeno da prendere con fatalismo, se ci siamo dati il mestiere di amministratori. 

Mi permetto di aggiungere poi, che nonostante i numeri abbiano certificato la cosiddetta percezione (dal 2019 al 2023 la provincia di Cremona ha perso 11 posizioni nella classifica del Sole 24 Ore sui reati, con un cattivo piazzamento proprio nei crimini di strada. Oltre alla classifica di ItaliaOggi che ha registrato un crollo di 40 posizioni tra il 2023 e il 2024) io ritengo sia sacrosanto affrontare la materia con quello spirito di ascolto e attenzione ai dettagli proprio dell’amministratore locale, che con più dignità scientifica possiamo ascrivere al metodo di ricerca qualitativo. Ai più pitagorici chiedo come un numero possa descrivere l’efferatezza inaudita delle recenti rapine e aggressioni avvenute in città, con persone sfregiate e anziani aggrediti per futili motivi. Così come mi domando se il dato quantitativo possa catturare l’atmosfera di quei luoghi e il cambio di atteggiamento che nota chi vive ad esempio le stazioni dei treni (come il sottoscritto) in quei gruppetti di giovanissimi in bilico tra la giustificabile irrequietezza di quell’età e il lasciarsi andare alla microcriminalità. Anche accettare che l’insulto, il brutto sguardo o la richiesta minacciosa di una sigaretta diventino quotidianità, significa un peggioramento tangibile della qualità della vita, che non viene certo registrato dalle statistiche del Viminale.

Venendo perciò al dunque: in un contesto piccolo come il nostro, basta poco a cambiare l’equilibrio. L’arrivo di una banda di balordi incide sulla vita di tutti: ed è ciò che è avvenuto. Proprio per questa semplicità del nostro contesto possiamo trarre dati politici importanti. Al di là delle evidenze nazionali sull’ambiente di riferimento delle bande giovanili (baby gang); il caso di cronaca cremonese più eclatante, ossia l’aggressione orribile al barista della Cioccolateria, è stata perpetrata da giovanissimi ospiti di un centro di accoglienza per i cosiddetti “minori non accompagnati”. Dietro tutto ciò, ci sono ancora storiche responsabilità politiche nazionali e soprattutto locali nella gestione scellerata dell’immigrazione. Le scelte oltranziste del sistema di accoglienza della sinistra cremonese si sono rivelate una bomba a orologeria. È comprensibile, dunque, che di fronte a una responsabilità politica pesante e a un peggioramento rapido e traumatico della quotidianità, la cittadinanza chieda risposte rapide e incisive, anche con quei toni eccessivi e criticabili.

Passando dal problema alle soluzioni, si desume che Grassi rilanci, per il tramite di una citazione, un modello basato sull’inclusione e sulla prevenzione sociale. Ma questo è esattamente il paradigma del quale si sono fregiate le amministrazioni comunali di Cremona che hanno sempre sottovalutato e negato il fenomeno. Questa strada lastricata di buone intenzioni è quella che gli amministratori di centrosinistra si vantavano di seguire quando rigettavano in consiglio comunale le reiterate proposte della Lega sulla sicurezza. Sia durante il mandato Galimberti, sia durante il mandato Virgilio, i nostri consiglieri comunali hanno presentato mozioni per fare della polizia locale una vera forza di sicurezza urbana, passando per l’adozione degli strumenti necessari, quali il taser. Come Lega Giovani denunciavamo il pericolo dell’affermarsi delle baby gang nel territorio già nel 2021 e prendevano posizione contro la sub-cultura criminale che l’amministrazione portava in concerto in Piazza del Duomo nel 2023. Abbiamo ricevuto sempre solo risposte negative, dense di superiorità morale. 

Il tam-tam mediatico tanto criticato ha avuto invece un ruolo anche positivo. È stato il pressing dell’opinione pubblica, amplificato dai social e dalle opposizioni, a rompere il muro del silenzio. Non dimentichiamo che l’amministrazione Galimberti fino all’ultimo negava il fenomeno, parlando di mere percezioni, e il prefetto di allora confermava quella linea. Solo con l’arrivo dell’attuale Prefetto Giannelli e del Questore Aragona, un anno fa, si è passati a misure straordinarie che hanno prodotto i risultati attesi. Ancora una volta, la dimostrazione che ciò che rende una città vivibile è il presidio delle forze dell’ordine nei luoghi e nelle ore sensibili, con ordini chiari e pianificazione oculata.

Ecco perché considero pericoloso invitare oggi ad a chiudere la questione. L'editoriale di Grassi rischia di offrire un assist a chi vuole tornare ad archiviare il tema sicurezza dietro belle parole di inclusione, cantando vittoria per un -5,5% di reati ottenuto proprio grazie a presidio e repressione. In un territorio piccolo, poche operazioni ben condotte possono far scendere le statistiche: ma non significa che la tendenza sia invertita. Se ci rilassiamo, se derubrichiamo il movimento politico-mediatico a populismo o disinformazione, torneremo al clima passivo e politicamente irresponsabile. 

Infine, una parola sull’esercito. Capisco l'inquietudine di Grassi: chi ha vissuto il Novecento associa i militari nelle piazze a qualcosa di ombroso. Ma oggi non ci sono più né Miceli, né Maletti, né il Comandante Borghese. Certo, in un’Italia ideale concordo che la sicurezza interna sia affidata alle forze preposte. Ma viviamo in un Paese in austerità permanente dal 1992, dove le assunzioni sono bloccate dai vincoli europei e intanto ci viene imposto dalla NATO di spendere cifre astronomiche per la difesa. È quasi inevitabile, anzi auspicabile, che una parte di quelle risorse verrà usata anche per sgravare il comparto sicurezza. Non sarebbe la prima volta che un’Italia cortigiana ingegnosa, trovasse nei sotterfugi come tirare a campare.

Coordinatore Lega Giovani Cremona

Consigliere provinciale

Filippo Raglio


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