23 ottobre 2025

Il fallimento della “educazione sessuale e all’affettività” scolastica si può toccare con mano

Abbiamo davvero la necessità di un’educazione sessuale?
Ampiamente condivisibili le considerazioni dell’articolo di Beatrice Ponzoni. Esiste una doppia morale da parte di coloro che “in nome di una fantomatica ostentata libertà” speculano su trasmissioni televisive e film osceni, rap e trap, pubblica istigazione alla violenza e al consumo di droghe. Strano a dirsi, sembra che poi i medesimi personaggi pubblici e politici insorgano ad esigere “educazione sessuale e all’affettività” scolastica ed inveiscano con violenza verbale contro coloro che giustamente evidenziano l’assurdità di queste proposte, che aprono la strada e legittimano abusi di ogni genere.

Educare a sana affettività ed al rispetto per il prossimo, per qualsiasi altra persona deriva in primo luogo dall’esempio che si riceve in famiglia, dalla legittima e doverosa sorveglianza che i genitori devono esercitare sui figli. Quando in una discoteca della piccola città di Corinaldo è stata provocata una terribile strage di giovinetti e di loro genitori, sono rimasto allibito nell’apprendere che i giovinetti erano stati portati là come premio per i loro successi scolastici: avrebbero così potuto ascoltare le “canzoni” (se tali possano definirsi) di un celebre rapper, che contengono appunto visioni degradanti della donna ed istigazione alla violenza. Ma allora i genitori si informano? Vigilano? Dovrebbero poi fidarsi ciecamente delle scuole sottoscrivendo “consensi informati scolastici” affinché solerti direttori didattici facciano entrare LGBTQ+ ed altri “esperti” a sessualizzare e a plagiare i loro figlioli?
I primi a doversi calare nella loro missione di educatori sono e restano i genitori, i quali devono diffidare di istituzioni infarcite di ideologie tossiche.
Gli insegnanti stessi non ha senso che si pongano in cattedra per una “lezione di affettività”: che cosa dovrebbero insegnare “la  vispa Teresa”? E’ invece proprio “lo studio della letteratura, l’approfondimento della poesia e della musica” che completa l’esempio della famiglia per educare sentimenti e rispetto.
Il fallimento della “educazione sessuale e all’affettività” scolastica si può toccare con mano osservando la realtà sperimentata presso i Paesi dove essa è stata imposta da più di 70 anni. Essa espone i bambini a sessualizzazione precoce, li induce ad interessarsi alla pornografia, alla quale purtroppo internet offre facile accesso con conseguenze perniciose a qualsiasi età. Pornografia, prostituzione, droga sono poi strettamente collegate: il mercato della pornografia attira e sfrutta, con enormi introiti, giovani uomini e giovani donne che si prostituiscono, anche per accedere alla droga: tanti di questi infelici chiudono la loro triste esistenza col suicidio. Psicologi e pedagogisti e persino ditte fabbricanti preservativi che invocano e promuovono questa nuova materia scolastica, agiscono manifestamente per i loro peculiari interessi, non certo per il bene degli alunni.
Per non ammettere il fallimento, i fautori della “educazione sessuale e all’affettività” scolastica hanno inventato il cosiddetto Paradosso Nordico: la Svezia detiene il primato assoluto per femminicidi, per stupri, ed è anche il paese in cui almeno il 30% delle donne lamenta violenze domestiche. Questi dati poissono essere ottenuti on-line anche da siti femministi come Cosmopolitan. I tassi di violenza sulle donne più alti si riscontrino nei Paesi (considerati) cosiddetti più sviluppati, come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, con punte inquietanti negli ultra-moderni, ultra-civili Stati del Nord: Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca. In Italia in base ai dati 2021 il primato delle violenze sessuali  spetta proprio alla avanzatissima Emilia Romagna. (1) (2) (3) (4)
Qualsiasi trattato di criminologia riporta che la pubblicità data ad un certo tipo di crimini incentiva presso menti malate la ripetizione imitativa dei medesimi crimini. Il mantra dei femminicidi, orchestrato da personaggi interessati, serve soltanto ad incentivarne il numero.
L’Italia, distaccandosi dall’andazzo dei Paesi che hanno sperimentato e continuano a sperimentare il fallimento delle loro politiche di sessualizzazione precoce, può costituire esempio trainante per una sana inversione di tendenza.

Medico Chirurgo, specialista in Pediatria
Comitato ProLife Insieme
www.prolifeinsieme.it

 

Luciano Leone


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commenti


Natalina

23 ottobre 2025 19:08

Scusi ma esattamente in cosa l'Italia sarebbe un buon esempio? Per numero ridotto di femminicidi? Non mi pare proprio. Tra l'altro, da buon medico, invece di seminare zizzania parlando degli Lgbt+ come fossero una razza aliena, potrebbe anche ricordare che per l'Organizzazione Mondiale della Sanitá sia l'omosessualitá che la transessualitá non sono considerate malattie... E tutto il mondo accademico (minimamente accreditato, s'intende) è concorde. Non è che i ragazzi vengono sessualizzati e tramortiti dalle drag queen è che, semplicemente, gli adolescenti gay e trans esistono e non aspettano lo scoccare dei 18 anni per sbocciare magicamente. L'Ocse poi, nota succursale dell'Arcigay, è da anni che promuove studi che supportano l'utilità di un'educazione sessuale e affettiva nelle scuole... Chiaramente In modo proporzionato all'etá degli studenti. Cosmopolitan ringrazia.

Vittoria

24 ottobre 2025 09:46

Io sono una docente, ho assistito nel corso della mia carriera agli interventi di “esperti“ di educazione all’affettività rivolti agli studenti delle scuole superiori.
Nessuna attenzione alla singola persona, alla sensibilità, alla maturità differenziata che caratterizza i ragazzi dai 14 ai 19 anni. Invadere un campo così intimo imponendo (avrei da spiegare molto su questo verbo) figure che nulla hanno a che fare con la famiglia naturale dalla quale tutti noi proveniamo non significa fare educazione ma indottrinamento ideologico. Noi docenti abbiamo un compito importantissimo, trasmettere cultura e capacità critica per saper leggere e interpretare la realtà. Tutto ciò che esula da questo panorama già di per sé estremamente complesso non spetta alla scuola. L’Italia è avanti anni luce rispetto ad altri Paesi europei, speriamo di diventare faro anche su questa tematica come già siamo da quest’anno per il reato universale di “ utero in affitto”.
Prof. Vittoria Criscuolo

Il Pontormo

24 ottobre 2025 12:43

👍🏻🎩

Stefano

24 ottobre 2025 15:42

Pienamente d'accordo. Il fatto che lgtb non siano una razza aliena, non significa automaticamente imporle nelle scuole a trattare di una materia così intima. Proprio perché così intima, lascerei l'educazione sessuale al di fuori dell'insegnamento . Altra cosa parlare di femminicidi.

stefano ETN

25 ottobre 2025 07:57

Concordo anch'io con la prof. Vittoria, in modo particolare con il passaggio seguente: " Noi docenti abbiamo un compito importantissimo, trasmettere cultura e capacità critica per saper leggere e interpretare la realtà. Tutto ciò che esula da questo panorama già di per sé estremamente complesso non spetta alla scuola". Purtroppo oggi non sembra essere così, e la scuola si arroga il diritto di 'educare' (senza alcuno spirito critico) come avviene in uno stato etico, sostituendosi alle famiglie, trascurando il dovere di 'istruire'. E i risultati, drammaticamente (drammaticamente), si vedono.
PS. Se avessi oggi un figlio a scuola, dovrei passare ore per smontare costrutti indebitamente trasmessi e ricostruire sulle macerie secondo la mia visione del mondo e della vita.

Stefano

25 ottobre 2025 16:07

Perfetto commento. Bravo.

Il Pontormo

24 ottobre 2025 12:42

Concordo al 200% 🎩

Manuel

24 ottobre 2025 19:19

L’impressione è quella di percepire un malcelato livore per una società che è molto cambiata, che cambia e cambierà velocemente senza preparare.
Un disagio cognitivo dei rapidi passaggi epocali, generazionali, il quale spinge a cercare un nemico, che poi potrebbe anche rivelarsi sbagliato o poco centrato, ma comunque un nemico.
Tale sensazione mi comunica pure il dr. Leone.
Da che sono al mondo mi risulta che il denaro incarni lo sterco del demonio.
La lussuria è uno dei vizi capitali, ma mi chiedo se le esperienze citate da dottore e commentatori abbiano denunciato, svelato l’attribuzione di incarico didattico a lussuriosi o a istigatori di lussuria.
Io pensavo che, innanzi a tale argomento, quando esperito, le direzioni scolastiche si fossero affidate ad esperti psicologi, medici di provata capacità, moralità, non al primo “bauscia” che bussi all’ufficio.
Quando ero piccolo io, tutto era tabù: in famiglia, a scuola, in chiesa. Così venivi a conoscere, spesso male ed in modo traumatico, nozioni di vita intima che nessuno voleva considerare. Tutto, col tempo, diventava morbosita’ ed anatomia scioccante.
A chi spettava il “diabolico compito” di “educare, emancipare” i più piccoli, i più ingenui? Ai ragazzi più grandi, più scafati, più bulli, ovviamente. Una deprecata (a parole), ma violenta prassi generazionale che traghettava prepotentemente dall’infanzia all’adolescenza senza, magari, averne desiderato il passaggio... col compiacente, ipocrita dissenso/assenso di una società arcaica e puritana.
Io credo sia importante accompagnare i giovani verso i cambiamenti puberali. Lo possono fare i genitori? Alcuni sicuramente. Tutti gli altri, che fanno? Si devono affidare alla scuola, quando attrezzata.
Del resto anche il dr. Leone ammette come a Corinaldo (è solo uno dei tanti esempi) si assiepassero, sotto il palco, ragazzi e genitori ad ascoltare un pseudo-artista. È questo l’esempio di famiglia che dovrebbe educare all’affettività? Le famiglie con genitori separati, non sono già indice di sconquasso affettivo? Le famiglie che si arrabattano tutti i giorni tra lavoro, casa, scuola, palestra, etc., non sono già sintomo di disagio? Le difficoltà economiche sempre più pressanti non sono altrettanto motivo di esasperazione? Come possibile delegare un aspetto così delicato solo alle capacità emotive/culturali della famiglia? In più ci sono le variabili religiose eterogenee che si aggiungono alla nuova società.
Van bene la musica, la poesia, la letteratura, ma dubito esaudiscano, da sole, il desiderio di conoscenza che incombe, con tempi diversi, sui bambini/e che si apprestano a diventare ragazzi/e... e poi uomini/donne.
Secondo il dr. Leone, l’educazione sessuale conduce inevitabilmente alla pornografia. Un tempo, quando nulla doveva trapelare, eravamo sommersi da materiale pornografico e spasmodica era la ricerca di immagini sempre nuove e stupidamente “sconvolgenti”.
La falcidia di drogati si constatava anche ai miei tempi e non esisteva l’educazione sessuale. Prima ancora c’era il flagello dell’alcool: sempre senza educazione sessuale.
Il dr. Leone cita i paesi scandinavi come esempio di maggior devianza, i paesi occidentali come incubatoi di degenerazione... sempre a causa l’educazione sessuale. Meglio spostarsi tra le monarchie islamiche del golfo?... o nella rigida Corea di Kim Jong Un?
Ebbene dai dati pubblicati, la Finlandia e la Svezia risultano tra le nazioni europee col più alto tasso di violenze di genere. In questo caso il dr. Leone dimentica di inserire l’Ungheria (medaglia d’argento), da almeno vent’anni stato conservatore.
Tra gli elementi non citati dal dr. Leone per suffragare le proprie tesi sulle sataniche società dell’estremo nord europeo, vengono dimenticati la maggior disponibilità alla denuncia (statistica) e la disparità di trattamento economicotra i sessi: probabilmente non presa in considerazione da altre parti.
Dulcis in fundo, il dr. Leone “consiglia” di non divulgare fatti e protagonisti di femminicidi, uxoricidi, così da non invogliare eventuali emuli... magari anche il funerale, meglio in forma strettissimamente privata.
Al dr. Leone consiglio una seria ricerca sui mass-media dell’ultimo secolo e poi ci dirà se tutte le nefandezze del quotidiano siano da attribuire all’educazione sessuale.

Stefano

24 ottobre 2025 22:22

Ma guardi si è andati avanti così per millenni. Ora si scopre che dell' lgbt a scuola ad insegnare educazione sessuale,non se ne può fare a meno. Si sono sbagliati tutti allora, prima, a partire dai genitori.

Manuel

25 ottobre 2025 10:48

Secondo me sì, si sono sbagliati. Sbagliati è pure esagerato, ma giusto per capirsi. Prima non si avevano gli strumenti per comprendere l’importanza di quel tipo di educazione, come di altri tipi. Vanno, inoltre, contestualizzati epoche, ambienti, culture. Tante cose fatte in passato non vengono più ripetute o addirittura vengono censurate. Faccio un esempio: da noi, oramai, la donna non è più parificata ad un capo di bestiame e ciò farà pure una differenza, un cambiamento epocale.
Per concludere un accenno a ‘sta menata del LGTB. Chiedo ancora: davvero a scuola si è invitata gente che aizzava (aizza) alla fornicazione? Etero-bi-omo sex che sia?
Faccio fatica ad immaginare un gay pride, un postribolo tra le mura di una classe... però, se avete notizie di ciò, fate sapere.

Natalina

24 ottobre 2025 20:43

L'educazione sessuale nelle scuole italiane non esiste: finora sono previste due ore alle medie durante scienze. Stop. A cosa potrete mai aver assistito di così allucinante? Ci sarà stata un'ora di testimonianze, mamma mia. Mentre voi ponderate sul sesso degli angeli gli adolescenti si guardano tonnellate di filmati pornografici nelle loro stanzette, capito? E pure i genitori due nozioni nuove potrebbero anche impararsele grazie, perchè gli adolescenti gay esistono e non si guariscono: la pubertá è per tutti a 12 anni, anche per i ragazzi gay e le ragazze lesbiche. Cosa ne facciamo di questi ragazzi? Vogliamo sostenerli? O essere gay è un problema?

Il Pontormo

25 ottobre 2025 08:54

Per farla molto breve ho l'impressione che fatta oggi sarebbe come un cavallo di troia per inculcare principi LGBTQIA+ e istruzioni su cambio-sesso in bambini assolutamente privi di senso critico sul tema.

Capannelle

27 ottobre 2025 06:32

Le statistiche caro dottore vanno anche interpretate. Crede veramente che nei paesi del nord Europa ci siano piú molestie che nel sud dell' europa ( pensiamo solo al sud Italia) o semplicemente donne piú emancipate non sia no cosí restie a denunciare o a dichiarare dei fatti altrove taciuti per vergogna o per omertá culturale?
Da qui negare la funzione di una corretta educazione sessuale ( i cui contenuti possono e devono essere scevri da ideologie) significa essere serenamente fuori dalla Storia e credere eternamente a Babbo Natale. Le ricordo che quando ero preadolescente io, negli anni 80, l educazione sessuale ce la facevano i giornaletti come Caballero, Le Ore e altre amenitá, mentre nella maggior parte delle famiglie tutto questo era tabú. Oggi, a maggior ragione, quando i buoi della pornografia sono scappati dalla stalla, credo che dare una corretta e ponderata educazione al momento giusto significhi evitare magari disequilibri futuri. Tanto la Storia, quella che tutti noi crediamo ingenuamente di dominare con un minimo di ratio, fa il suo corso e lo fa specialmente sugli schermi di quei cellulari che ogni giorno i nostri ragazzi e,ahimè anche i nostri bambini, stringono tra le mani.