1 novembre 2025

Quelle zucche di Halloween che perdono colpi e non sanno più di padri pellegrini

Eccoci anche quest'anno alla tradizionale e secolare festa di Ognissanti e di tutti i Defunti, che una volta di chiamava I Santi e I Morti e che oggi ahinoi è finita per essere più nota come Halloween, nome e festa del tutto americane e protestanti e ben poco italiane e cattoliche.

E per la verità anche le caratteristiche e senza dubbio affascinanti zucche con gli occhietti e il ghigno bislacco stanno perdendo terreno a favore di facce insanguinate streghe e corpi bendati, omaggio più agli zombie e ai film splatter che all originale Halloween, che prende vigore agli inizi del 1800 grazie al racconto di Washington Irving , Il Mistero della Valle Addormentata, in inglese Sleepy Hollow. Un racconto di fantasia ambientato nella campagna newyorkese di allora, popolata di ferventi contadini protestanti e superstiziosi, affollata di folletti e spiriti maligni, tipico retaggio di quei pionieri che cercarono fortuna in terre sconosciute e selvagge, piene di pericoli molto reali quali indigeni e animali. E così, quel buio inquietante delle lunghissime notti nelle terre inesplorate era più rassicurante se riempito di fantasmi inventati che di pericoli reali, ed erano comunque storie che educavano a temere la notte e a starsene in casa al sicuro.

Quelle terre selvagge buie e pericolose sono entrate nel DNA degli americani agli albori della loro storia e non li hanno più abbandonati, fino a portarsele dritte dentro il cinema hollywoodiano. Se non ci credete riguardatevi l'inizio de Il Cavaliere della Libertà di Griffith, mirabile film su Abramo Lincoln del 1930 e vedrete se non era ancora così.

Ma torniamo alla nostra zucca che ridacchia spaventosa, che è appunto quella del cavaliere senza testa del racconto di Irving, retaggio dei fantasmi della eroica guerra di indipendenza americana combattuta pochi anni prima e i cui tanti morti ancora cercano un po’ di pace e di ricordanza. Aiutata dalla stagione e dall’essere uno splendido e poco costoso frutto dell’autunno, la zucca di Sleepy Hollow è divenuta simbolo per antonomasia di Halloween, che etimologicamente per nostra fortuna significa proprio Veglia di Tutti i Santi. Insomma questi racconti avevano il sano scopo di invitare alla prudenza notturna, di lasciare in pace i morti e di aspettare fiduciosi il festeggiamento dei Santi e il ricordo dei propri cari, tutto il contrario dello Halloween di oggi.

La sua deriva satanico zombista e splatter, che viviamo oggi, è il frutto di due componenti assai diverse tra loro ma che hanno in comune la matrice anglo-americana.

La prima e storica e religiosa: le storie di cadaveri che escono dalle tombe in cerca di vittime sono proprie infatti  delle culture non cattoliche americane: per la Chiesa di Roma non esistono infatti zombi o vampiri, e il Diavolo in terra non può giocherellare coi morti e nemmeno con le anime: queste ultime se devono stare tra Paradiso e Inferno lo fanno in Purgatorio, entrato definitivamente nella dottrina cattolica col Concilio di Trento, e i Santi e Martiri proteggono i credenti dalle forze demoniache. Tutto questo nelle culture protestanti non c’è, ed ha prodotto nei secoli una zona d’ombra dove i morti si mettono a visitare i vivi senza troppi complimenti.

Nella cultura anglo-americana irruppe poi Shakespeare con il Sabba delle streghe del Macbeth, tutto sangue pipistrelli e pentoloni, causando un trauma irreversibile che ha ingenerato l’horror hollywoodiano come lo conosciamo oggi. E dato che la cultura americana è quella dominante da 50 anni, noi abbiamo fatta nostro qualcosa che proprio non lo era e che oggi ha definitivamente dilagato soprattutto tra I bambini negli ultimi 20 anni. Basti pensare che la prima edizione italiana del racconto di Irving risale solo al 1942, e che ancora quando ero bambino io, Halloween non aveva alcuna importanza, si aspettava carnevale con ansia per mettersi in costume.

Halloween è a tutti gli effetti diventata una festa commerciale, fatta per vendere costumi trucchi e maschere, dolci e caramelle, e organizzare feste e bagordi in locali di ogni genere. E come tutte le feste commerciali, si sgonfia proporzionalmente all'alleggerirsi dei nostri portafogli, cosa che sta matematicamente accadendo.

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

Francesco Martelli


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