Il Direttore Generale dell'ASST di Cremona, nell'acceso incontro sindacale del 5 novembre, ha confermato l'affidamento a soggetti terzi del reparto di Medicina Generale dell'Ospedale Oglio Po: in parole semplici, un appalto, una privatizzazione, un'ennesima esternalizzazione.
Il nostro allarmismo è stato più che giustificato, la mesta conferma di ciò che denunciamo da mesi. La Direzione ha ammesso di aver affrontato la questione, ma senza alcun approfondimento di merito, come più volte richiesto da noi, evitando di fatto una discussione reale. Nel domandare a noi delle soluzioni, non ha comunque preso in considerazione le nostre proposte e idee, ribadite anche in Prefettura, impedendo la possibilità di affrontare seriamente la problematica. Siamo certi che la scelta fosse già scritta da tempo: negare il dialogo costruttivo per aprire la strada al privato.
Non stupisce che questa Direzione, espressione politica di Regione Lombardia, segua la logica che equipara la sanità pubblica a quella privata. Nulla di nuovo: solo l'ennesimo atto vergognoso.
Deludente anche l'atteggiamento del sindaco di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni, che si è limitato a prendere atto del nuovo appalto senza alcuna riflessione o iniziativa concreta. Si è persa l'occasione di costruire un percorso condiviso o un osservatorio permanente sull'Oglio Po per difendere un presidio fondamentale per il territorio.
Sconcerta che la decisione arrivi proprio mentre è in corso un concorso pubblico per 50 infermieri, con scadenza il 30 novembre. Affidare un reparto al privato, che appare più come una scelta di comodo rispetto ad una scelta strategica, non risolve la carenza di personale infermieristico: la stessa ASST denuncia infatti le difficoltà nel coprire il turn-over e nel reclutare nuovi professionisti.
Negare il "depotenziamento", come spesso ribadisce il Direttore Generale, significa negare l'evidenza. La completa riapertura di Cardiologia e UCC e i pochi letti aggiuntivi derivanti dalla ricostituzione dei reparti di Chirurgia e Ortopedia (a discapito del fallito modello organizzativo per intensità di cure) non rappresentano infatti un potenziamento, ma un recupero di ciò che già esisteva e si necessitava. Ne consegue che i posti letto della Medicina Generale, oggi 48 contro i 60 di inizio 2022, sono l'ulteriore dimostrazione del voluto indebolimento del perimetro pubblico. Sacrificare la Medicina Generale significa non riconoscere l'importanza di un reparto di base ma multi-specialistico per la comunità, un reparto che risponde anche a numerosi bisogni sociali della popolazione.
Ancora una volta il personale infermieristico è stato trattato come un numero. L'incontro con loro del 7 novembre, a decisioni già prese, ha solo confermato mesi di voci di corridoio. Le lavoratrici e i lavoratori, che hanno sempre garantito professionalità e dedizione, meritavano ascolto e rispetto. Oggi prevalgono invece demotivazione e sfiducia.
La prima parte dell'esternalizzazione, affidata alla Cooperativa Sociale Dolce, partirà il 1° dicembre con 24 posti letto, la seconda il 1° febbraio. Sul futuro degli OSS della Cooperativa Euro & Promos le informazioni restano vaghe e frammentarie. Abbiamo chiesto un incontro urgente alla Direzione dell'ASST, alla presenza di entrambe le Cooperative, per garantire chiarezza e tutele, ma anche qui emergono solo incertezze.
L'ASST intende ridurre l'attuale appalto del 20% e trasferire parte del personale a Cremona, ma la nostra posizione è chiara: i posti di lavoro all'Oglio Po vanno salvaguardati, le condizioni mantenute e il percorso sindacale reso trasparente e condiviso, non eluso.
Respingiamo l'accusa che denunciare l'attuale situazione significhi "destabilizzare gli operatori e confondere i cittadini, rischiando di rendere la struttura meno attrattiva": la vera destabilizzazione nasce da chi non crede nel futuro dell'Oglio Po. Se la Direzione non investe, come può pretendere fiducia dal personale e dalla cittadinanza?
Vigileremo affinché le Cooperative rispettino i requisiti professionali e contrattuali. Non accetteremo scelte al ribasso né dumping tra lavoratrici e lavoratori. Nel bando, mutuato da quello degli Spedali Civili di Brescia, si applica il contratto delle Cooperative Sociali e non quello della Sanità Pubblica: un altro esempio di disparità di trattamento, a parità di lavoro.
Nelle prossime ore ci confronteremo con la RSU Aziendale e le altre organizzazioni sindacali per definire le iniziative da intraprendere. È in gioco un pezzo di sanità pubblica che, una volta perso, non tornerà più.
Le rassicurazioni su una futura "reinternalizzazione" non sono credibili.
La salute è un diritto, non un privilegio o una merce da mettere in vendita.
Segretario Generale FP CGIL Cremona
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