12 novembre 2022

Dalla spedizione artica al Karakorum: quando Milano finanziava la grande geografia mondiale

Tra i difetti dei lombardi il peggiore è senza dubbio la pressoché totale indifferenza a celebrare le proprie glorie passate.

E tra le tante, certamente vi è il ruolo che abbiamo avuto nelle grandi spedizioni geografiche che negli anni '20 del 900 hanno costituito uno dei principali campi di competizione tra le grandi potenze europee. Era un mondo completamente diverso da quello di oggi: Stati Uniti, Cina, Arabia non avevano ancora peso nella politica globale che era tutta europea e tutta coloniale, con le nazioni europee che di fatto controllavano più o meno direttamente quattro quinti del pianeta. Ecco perché le spedizioni geografiche erano così importanti: scoprire nuove terre e conquistarle per primi era oramai un consolidato meccanismo politico ed economico, seguito con incredibile interesse da tutti i popoli europei a mezzo stampa radio e cinegiornali, che fecero di questi esploratori delle vere super star internazionali: basti pensare che dopo la sua traversata dell' Atlantico, Charlie Lindberg era l'uomo più famoso del pianeta.

Quello che invece per lo più ignoriamo o abbiamo dimenticato, soprattutto da Lombardi, è che abbiamo avuto un ruolo centrale in alcune di queste spedizioni: qualla di Umberto Nobile al polo nord e quella di Aimone di Savoja sull' Himalaya.

La Cittadella degli Archivi gronda letteralmente documentazione su questi due eventi storici, perché il Comune di Milano fu uno dei più grandi finanziatori di queste spedizioni, per volere dello stesso Mussolini che negli anni '20, ispirato da Margherita Sarfatti, aveva lanciato con enfasi il progetto della "Grande Milano", un complesso piano urbanistico, amministrativo, economico ma anche culturale che avrebbe dato alla città che aveva visto nascere il fascismo un grande slancio internazionale.

E di questo ambizioso progetto non potevano non fare parte anche le spedizioni geografiche, proprio per la loro indiscutibile centralità mediatica e politica. Fu così che il Comune di Milano ebbe un ruolo centrale nei comitati di finanziamento di queste spedizioni, grazie pare soprattutto ai mutui contratti con banche italiane ma garantiti dalla marea di dollari che i grandi gruppi finanziari americani fecero piovere sul Regime fino al 1941.

L'anno cruciale è il 1928, in cui partono entrambe le spedizioni. Che purtroppo ebbero un'altra comune caratteristica: quella di fallire.

Aimone di Savoia partì alla volta del Karakorum con un drappello di espertissimi esploratori, geografi e fotografi con il sogno di conquistare per primo l'Himalaya e sue vette incredibili: sappiamo tutti che in realtà gli italiani dovranno attendere altri 20 anni prima di metter piede sul K2. Ma se fu un fallimento dal punto di vista della conquista, questa prima straordinaria spedizione fu un meraviglioso successo antropologico e fotografico: oltre 400 immagini , tutte perfettamente conservate in una pratica di archivio, che narrano l'incredibile incontro con decine di tribù e paesaggi incredibili dalle moschee di Suez, da dove partì la spedizione, fino alle tende montate dagli sherpa tibetani sulle titaniche vette nepalesi, attraverso gli Ashram dei Maharaja indian e loro corti dai candidi turbanti.

Quella di Umberto Nobile invece fu una tragedia di proporzioni talmente epiche da far parlare di sé tutto il mondo con un clamore incredibile, che per decenni circondò il generale irpino fino alla sua morte nel 1978.

Nobile era un progettista di dirigibili della neonata Aeronautica Militare italiana, divenuto famosissimo perché nel 1926 sorvolo' per primo il Polo Nord, con un dirigibile da lui progettato e costruito a Ciampino, avendo come compagno di viaggio un'altra super star dell'epoca, quel Roald Amunsend che pee primo aveva raggiunto il Polo Sud.

Tale e tanto fu il successo della prima spedizione che Nobile oltre che eroe nazionale divenne generale di squadra aerea, e il Regime affamato di successi internazionali subito decise di finanziarne una seconda, che stavolta partì proprio da Milano, e in particolare dagli hangar dell'aérodromo di Baggio, con tanto di benedizione dell'allora Cardinale Tosi e un clamore mediatico senza precedenti. Fu un evento davvero mondiale, ma in nulla paragonabile all'eco che ebbe il tragico epilogo della spedizione: il dirigibile N1 si schianto' sul pack artico, costringendo Nobile e i suoi a sopravvivere per un mese all'interno di una tenda rossa, che divenne arcinota almeno quanto la piccola cagnetta del generale, quella Titina a cui fu dedicata una famosissima canzone (io cerco la Titina, la cerco e non la trovo, chissà dove sarà …). Due terzi dei partecipanti alla spedizione morirono, alcuni in condizioni veramente tragiche, Nobile fu processato e degradato dall'ingrato e furibondo regime fascista, e tutto il mondo si commosse per quella tragedia che ebbe allora una eco pari al Titanic.

Tale a tanto fu il ruolo e il peso del Comune di Milano nella spedizione che la nave che per prima tentò i soccorsi facendosi strada a suon di bombe tra i ghiacci si chiamava proprio Città di Milano.

Insomma, un'altra grande storia di Lombardia che tanto deve agli archivi che ancora oggi ce la raccontano.

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

 

Francesco Martelli


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