Elezioni: il peso di A2A e le responsabilità della politica
Dopo gli F16, i Mig 31. I cieli della Repubblica del Marubino come quelli delle Midway nel giugno del 1942. La battaglia è appena iniziata, ma già sono evidenti i presupposti per uno scontro all’ultimo comunicato. All’ultima dichiarazione. All’ultima polemica. Dopo i caccia dei top gun Luciano Maverick Pizzetti (Pd) e Renato Icemen Mazzoncini (A2A), si è alzata in volo la squadriglia dei Cinque stelle. Si vocifera dell’arrivo di quella degli ambientalisti, dei comitati di protesta e degli incasellabili apolidi del magmatico pianeta degli incazzati con il sistema Cremona. Così la campagna elettorale si anima. E il biometano tiene banco.
Intanto, nell’attesa di conoscere il destino del suo progetto in zona San Rocco, A2A ha rafforzato la presenza in città e provincia. È di pochi giorni fa la notizia che la multiutility bresciana-milanese ha speso 17 milioni di euro per acquistare da Aem circa 2 mila chilometri di cavidotti. Rete autostradale sotto le vie della città, veniva già utilizzata da A2A grazie al pagamento di un affitto in scadenza in un lontano futuro. La vendita è avvenuta a cinque mesi dopo le dimissioni, improvvise e per motivi personali, del presidente del consiglio di amministrazione Massimo Siboni, sostituito, quasi in tempo reale, da Fiorella Lazzari. Nulla da eccepire sull’operazione cavidotti. Resta da comprendere perché sia stata chiusa con un consiglio di amministrazione di Aem da rinnovare fra pochi mesi e a ridosso delle elezioni per il nuovo governo cittadino.
La prima osservazione può stimolare qualche perplessità, senza indurre a stracciarsi le vesti. La seconda impone alcune domande e non può prescindere dalla constatazione che Aem è controllata al cento per cento dal Comune, padrone che comanda.
Perché l’Amministrazione in carica ha deciso di vendere i cavidotti oggi, quando a giugno sarà pensionata? Che fretta c’era?
È vero che la cessione non è niente di straordinario. È altrettanto vero che tutti gli interventi di A2A sul territorio provinciale entrano d’ufficio nel dibattito politico locale. E in quello elettorale. Non per volontà della multiutility. Neppure dei candidati. Ma per la modalità del suo approdo sotto il Torrazzo.
La vendita ad A2A di Lgh, gioiello di famiglia della città e della provincia, aveva provocato feroci polemiche e un notevole dissenso. I Cinque stelle in versione Navy seals, in prima linea e in costante assetto di guerra, non avevano risparmiato sulle munizioni.
A2A è quotata in borsa, caratteristica che la rende profondamente diversa da Lgh, sia per dimensioni, sia per scelte strategiche e obiettivi.
A2a è il Real Madrid. Lgh era la Cremonese e il paragone calza a pennello. Oggi non è niente.
A2A è controllata dai Comuni di Milano e Brescia, ciascuno con il 25 per cento delle azioni. Il restante 50 per cento è suddiviso fra vari investitori, che però non possono mantenere una quota azionaria superiore al 5 per cento del capitale sociale. Qualora fosse superata, il diritto di voto associato alle azioni detenute in eccesso non può essere esercitato. Posseggono azioni A2A investitori statunitensi, britannici, italiani, francesi, tedeschi e l’elenco è in ordine decrescente rispetto alla quota posseduta. Aem ha in portafoglio lo 0,85 per cento delle azioni, ma nessun suo rappresentante figura nel consiglio di amministrazione.
La nomina risale all’aprile dello scorso anno. Nella circostanza i politici cremonesi avevano rimediato una figura resa famosa da Emilio Fede. Erano andati per suonare e furono suonati. Partiti per l’assemblea dei soci con il consigliere in tasca, sono ritornati a tasche vuote. Il loro candidato entrato in conclave papa è uscito cardinale. Cornuti e mazziati.
«Per il rinnovo del Consiglio di amministrazione di A2A sono state presentate tre liste. Una dei Comuni di Milano e Brescia che insieme detengono il 50 per cento e un pelo delle azioni della società. Un’altra delle Sgr (Società gestione risparmio) e degli investitori istituzionali. Per semplificare, dei fondi di investimento. Una terza targata Aem, Cogeme, Inarcassa ed Enpam, quella dei nostri campioni. Il 28 aprile i soci hanno spedito nel consiglio di amministrazione i rappresentanti degli azionisti di riferimento e dei fondi di investimento e lasciato a casa i candidati di Aem, Cogeme e il resto della squadra» (Vittorianozanolli.it, 7 maggio 2023).
Per una banale e vecchia consuetudine il passaggio di proprietà ha cambiato radicalmente lo status degli ex proprietari di Lgh, Cremona per prima. In un oplà, sono passati da padroni a dei nessuno. Da generali ad attendenti. Da signori a servi. La metamorfosi, voluta e orchestrata da politica e partiti, ha imposto i suoi metodi all’intero territorio.
Ad essere pignoli, l’imputato non è A2A. Non ha mai nascosto la sua essenza liberista, il suo essere estranea al territorio. Non ha mai negato la sua strategia espansionistica, i suoi raffinati metodi di acquisizione del consenso. Non ha mai risparmiato parole al rosolio per Cremona e promesse di non penalizzarla. Non ha mai dimenticato di titillare le corde della cultura e della scienza: ha costituito una Fondazione. Non ha mai lesinato la pubblicità alla stampa di regime e non ha mai smesso d’essere sirena che seduce i marinai sui vascelli della politica, catorci di barchini alla deriva.
Non è A2A che deve essere cazziata. Per lei tanto di cappello. Abile a farsi i cazzi propri, ha sempre trovato il consenso per farli ed essere ringraziata da partiti e istituzioni per averli fatti.
Inimitabile nella scientifica applicazione della logica capitalista delle società per azioni, che esclude il bene comune, è vezzeggiata e venerata da coloro che il bene comune dovrebbero perseguirlo e inserirlo nelle proprie priorità.
Da strigliare sono i geni, gli strateghi delle sfide perse. I napoleone da strapazzo che hanno venduto l’argenteria, consci in ritardo di essere precipitati in un gorgo dal quale è difficile riemergere.
«Dormi in pace, perché il giorno del disinganno non tarderà a venire. Presto imparerai come il tuo padrone possa vendere la sua merce con profitto, senza defraudare qualcuno» (Carlo Cafiero, Compendio del Capitale, Universale economica, 195o).
Le elezioni di giugno potrebbero essere un mezzo per uscire da questo loop. Essere il momento della risalita. Essere l’occasione per Cremona di uscire dalle ambiguità.
Potrebbero essere l’opportunità di abbattere i caccia che sganciano promesse di comodo. Per spianare chi coltiva l’illusione del taglia e cuci e dei rammendi e utilizza in maniera ossessiva il condizionale. Per emarginare chi non dice in modo chiaro, forte, intellegibile e inequivocabile: io non voglio un ospedale astronave, oppure lo voglio. Io non voglio l’impianto di biometano a San Rocco oppure lo voglio. Io non voglio l’autostrada Cremona Mantova oppure la voglio. Io non voglio svendere il territorio con le compensazioni ambientali oppure lo voglio. Io non voglio la dipendenza da A2A oppure la voglio.
Le elezioni potrebbero essere il ritorno alla politica della speranza, del futuro. Della rinascita. Della politica partecipata e della gente. Della politica del coraggio. Della politica che crede ancora in un Davide vincitore su Golia. Della politica che rifiuta i commercianti d’illusioni e non teme di affrontare i molti top gun sugli F16. Della politica che davanti al bivio sa quale strada prendere. E la imbocca. Con coraggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Luciano Losi
24 marzo 2024 07:25
Continuerei con l’auspicio di una politica che “sa far di conto”. A livello nazionale siamo circondati da incapaci che hanno inventato gli impegni sui banchi a rotelle, il cash back, il superbonus 110% , il reddito di cittadinanza scritto male è gestito peggio, altri vogliono costruire il ponte sullo Stretto con le due regioni interessate che hanno bisogno di ben altro. A livello locale, questa amministrazione comunale non ha fatto male, certo meglio di quelle che l’hanno preceduta(pensilina in piazza Stradivari, il parcheggio interrato in piazza Marconi che ci costerà un bagno di sangue finanziario) e non ha certo svenduto alcuna argenteria di famiglia. Ricordo che all’epoca Lgh aveva in pancia 30 milioni di euro inesigibili da parte di Arem, sarebbe stato interessante capire come si era arrivati a quel punto. A2A fece una offerta ma non vi fu nessuno che si fece avanti con qualcosa di diverso, al di là del bando che non fu fatto. Per quanto riguarda il presente, concordo sul fatto che A2A si stia muovendo in una logico di sfruttamento della situazione, puntando sui fondi PNRR, per costruire un impianto (biometano) che non avrebbe senso economico senza quel supporto finanziario. Sta ora all’ente Provincia pronunciarsi, per un’opera che produrrà innegabilmente più inquinamento!
Elia il profeta
24 marzo 2024 07:50
Condivido alla grande il contenuto ma presumo che anche se vincera' il centro destra, i Cremonesi resteranno sudditi in eterno, e parolai da cortile, che tradotto significa faranno il bio gas nella rassegnazione totale.
Pasquino
24 marzo 2024 08:37
Chiara e precisa disamina di gravissimi errori incapacità supponenza di una amministrazione che ha rovinato e distrutto e "venduto" la città
10 anni di disastri continui !!!!
Pierpa
25 marzo 2024 16:05
Cito a memoria, non vorrei sbagliare (ad una certa età la memoria è carica di ricordi e purtroppo di falsi ricordi). L'allora sindaco di Brescia, prof. Corsini, disse che Cremona era "il più grosso paese della provincia di Brescia". Da che la prospera Brescia è diventata costola della milanese A2A, Cremona è diventata un'unghia di Brescia. Amen.
Manuel
25 marzo 2024 21:49
Ricordo anch’io la dichiarazione.
Sempre con beneficio d’inventario (memoria), non mi perviene una reazione autorevole da parte dei politici locali.