1 settembre 2024

Il Cristianesimo è questione di amore, non di legge!

Investiamo tanto tempo ed energie per comportarci bene, per seguire le regole, per non oltrepassare certi limiti, per mantenere una buona nomea, ma, in realtà, il nostro cuore è un gigantesco campo di battaglia dove, il più delle volte, hanno la meglio la cattiveria, il rancore, l’invidia, la malignità… la violenza. E così ci immaginiamo di infilzare con il coltello la suocera o il cognato, di malmenare il datore di lavoro o di mandare a quel paese il vicino di casa così petulante e invadente. Pensieri che, se ci fermiamo un attimo, ci fanno rabbrividire portandoci ad esclamare: “Ma sono veramente io?”.

I “luoghi” dove le persone possono essere davvero sé stessi, spesso coperte dall’anonimato, sono i social media e, infatti, propri in questi “ambienti digitali” la perfidia e la meschinità raggiungono livelli inauditi pari, forse, a quelli delle folle assetate di sangue durante gli spettacoli tra gladiatori nella Roma imperiale. In quelle arene davvero usciva il peggio dell’uomo!

È per questi motivi che Gesù - l’unico che davvero conosce il cuore dell’uomo e sa che se non è contenuto può trasformarsi in un cavallo imbizzarrito – continua ad insistere non tanto sui comportamenti esteriori, ma sugli atteggiamenti interiori, sulle motivazioni che muovono la persona, sui desideri e sulle scelte che modellano l’identità profonda di ciascuno.

A Cristo, cioè, non interessa che il discepolo faccia il bravo e rispetti il fratello che incontra ogni giorno, ma che nell’intimo coltivi la mitezza e la misericordia; Lui non guarda se i suoi seguaci rispettano le leggi e agiscono onestamente, ma se la loro coscienza sceglie sempre e solo la pace, la giustizia, l’equità; Lui non gioisce se il cristiano non tradisce la moglie o il marito, ma è veramente felice se questi ha imparato cos’è l’amore gratuito, oblativo, che rifugge ogni atteggiamento predatorio ed egoistico.

Attenzione! Gesù non abolisce la legge antica – Il Vangelo ci parla di lui come di un ebreo ligio ed osservante -, ma gli preme insegnarci “un di più”: la legge va osservata nell’ottica esclusiva dell’amore! La legge, cioè, deve mirare non semplicemente a normare la vita comunitaria, la libertà del singolo, il rispetto della dignità delle persone, ma deve aiutare a crescere nella relazione piena e matura verso Dio e i fratelli, a cesellare il cuore unicamente nell’amore. Se una legge non aiuta a fare questo allora è inutile, anzi serve solo a rendere più complicata la vita delle persone e, addirittura, a far credere loro che basta seguire determinate norme e precetti per potersi dichiarare “giusti”. Per questo motivo Gesù si scaglia contro il legalismo dei farisei che confidano di potersi salvare grazie ai loro 613 precetti. Questi uomini così ligi e sapienti hanno fondamentalmente due problemi: il primo è che hanno riposto la loro fiducia più nelle leggi che in Dio e il secondo è che questi precetti non solo non li hanno cambiati nell’intimo del loro animo, cioè non gli hanno permesso di amare di più, ma li hanno resi più arroganti, più altezzosi e, così pieni di disprezzo verso gli altri, miseri peccatori!

Allora, alla luce di quello che ci dice il Vangelo di questa domenica, non mi accontenterò di osservare i comandamenti, ma mi sforzerò di crescere nell’amore attraverso di essi, di convertire non tanto i gesti e i comportamenti, ma il cuore!

Dunque non mi basterà “non uccidere”, ma cercherò di vedere nel prossimo – in ogni prossimo - il volto del fratello da amare, rispettare, promuovere nel bene. Senza dimenticare che si possono uccidere le persone in tanti modi diversi: mettendole in cattiva luce, ignorandole come se non esistessero, umiliandole per i loro errori, soffocando la loro speranza di rinascita…

Non mi basterà semplicemente non aver tradito chi amo, ma mi eserciterò a guardare tutte le persone e le cose con occhi di meraviglia, di stupore, di gratitudine e non smaniando di potermi saziare della loro bellezza! Accoglierò, invece, la bellezza che mi circonda unicamente come riflesso della bellezza di Dio e più rispetterò quella bellezza più i miei occhi saranno capaci di penetrare il mistero della vita e il mio cuore di cantarlo!

Il Signore Gesù, anche con parole severe, ci ricorda che Dio guarda solo l’essenziale, mentre l’uomo si accontenta dell’apparenza; l’uomo brama vivere a pelo d’acqua, Dio, invece, scava nel profondo di noi stessi per capire chi siamo realmente e per aiutarci a cambiare radicalmente il nostro cuore. La polemica che egli continuamente imbastisce con scribi e farisei è dettata unicamente dal desiderio che anche queste persone imparino a fare verità nel loro animo abbandonando quella maschera di perbenismo e legalismo che si sono costruiti usando la religione. A loro interessa solo sentirsi a posto in coscienza, ma questa tranquillità non la si guadagna seguendo pedissequamente norme e prescrizioni cultuali, ma amando e lasciandosi amare.

Se oggi partecipiamo alla Messa e ci accostiamo all’Eucaristia proviamo a domandarci: ma il “Corpo di Cristo” lo considero un dono – e quindi mi accosto con umiltà e anche un po’ di timore - o un compenso da ricevere per i miei servigi? Se lo considero un dono significa che sono consapevole di essere un peccatore bisognoso della misericordia e dell’aiuto di Dio, se lo considero un compenso vuol dire che l’ipocrisia ha preso il sopravvento in me. Abbiamo il tempo di correre ai ripari!

Claudio Rasoli


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