Il demonio teme i cristiani autorevoli
“Santità, per farsi obbedire bastano poche regole. Io ne ho scelto una sola: la carità”. Così San Filippo Neri illustrò, con la proverbiale serenità e l’innato umorismo che lo caratterizzava, il suo metodo educativo al Papa dell’epoca. Un programma chiaro e lineare e per questo facilmente comprensibile dalle tante persone che frequentavano il suo oratorio in quella Roma barocca che aveva perso la freschezza e la semplicità della fede in Gesù Cristo.
Filippo era amato perché era buono, aveva l’animo di un bambino, ero lontano da ogni vanità e ricercatezza e soprattutto voleva bene alle persone che incontrava, soprattutto chi lo osteggiava e lo perseguitava. Era un uomo verace, senza secondi fini, sovrastrutture, maschere: la sua autenticità e la sua genuinità disarmavano anche i cuori più induriti. Papa Gregorio XIII lo volle addirittura elevare alla dignità cardinalizia, ma il Neri, alzando gli occhi al cielo, si fece beffe del Pontefice ed esclamò: “Paradiso, paradiso”, indicando così che il suo unico desiderio era il Regno dei Cieli. È uno dei pochi che ha rifiutato il cappello rosso preferendo la sua tonaca lisa.
San Filippo era un uomo affidabile: quando predicava il Vangelo la gente rimaneva stupita dal suo insegnamento, non perché presentava concetti inediti e profondi, ma perché era chiaro che ciò che diceva era frutto della sua esperienza. Pippo Buono – così era chiamato dai suoi coevi – raccontava quello che viveva: il suo era davvero un Vangelo incarnato nella quotidianità. Tanti santi, come lui, avevano questa capacità: rapire il cuore delle persone grazie alla ricchezza della loro umanità suscitando una profonda nostalgia di autenticità. Erano e sono persone autorevoli, credibili, direi quasi “appetitose”: gli uditori bramavano diventare come loro.
Questi uomini e donne che lo Spirito ci dona in ogni epoca per ricordarci che il messaggio cristiano non è utopia, hanno avuto un grande maestro, uno splendido esempio: Gesù di Nazareth. L’evangelista Marco, in questa ultima domenica di gennaio, ci racconta dello stupore e dell’ammirazione della gente di Cafarnao dinanzi alle parole di Cristo pronunciate nella sinagoga.
La sua autorità era frutto della sua autorevolezza: la gente percepiva dal calore e dalla passione del suo parlare che Gesù credeva profondamente in ciò che diceva: non lo faceva per conquistarsi un ruolo nella società, per difendere il proprio prestigio personale, per conquistare un posto privilegiato fra i notabili dell’epoca! Cristo insegnava per aiutare le persone a trovare quella felicità e quella pienezza di senso che sono il sale della vita; il suo insegnamento era esclusivamente volto a far crescere negli altri la consapevolezza di essere amati e perdonati da Dio. In lui non c’erano secondi fini, altre motivazioni, se non la crescita spirituali dei suoi uditori.
Ci sono individui che insegnano solo per “alimentare” il proprio ego, per dimostrare di essere eruditi, sapienti e che mirano solo a stupire, ma alla fine risultano unicamente leziosi e arroganti. Così come ci sono persone che insegnano talmente astrattamente da apparire distanti e noiosi.
L’insegnamento di Gesù era straordinariamente aderente alla vita, così concreto e fecondo, da far emergere il bene, ma anche da svelare il male che alberga nel cuore dell’uomo e che spesso è ben nascosto, ma allo stesso tempo attivo e foriero di nefaste conseguenze.
È significativo che l’uomo posseduto frequentasse la sinagoga, un luogo di preghiera, dove la Parola di Dio veniva proclamata e spiegata! Non c’è angolo della terra, anche quello più sacro, dove Satana non si insinui e non cerchi di ammorbare il cuore dell’uomo. Anzi il demonio agisce con più forza e violenza proprio nei luoghi più sacri così da scoraggiare anche le persone più devote. Non credo sia un caso che proprio la Terra Santa, dove Cristo è nato, ha predicato, è morto ed è risorto sia da secoli uno dei luoghi dove è più feroce l’incomprensione, la violenza e la morte.
Chissà quante volte quell’uomo ha partecipato alle celebrazioni sinagogali, quanti sermoni avrà ascoltato dagli scribi e dagli uomini appartenenti alla comunità, eppure solo con Gesù egli manifesta in maniera violenta la presenza del maligno! L’autorevolezza di Gesù è talmente forte e imponente che attorno a lui non ci può essere falsità, ipocrisia, doppiezza. Dinanzi a Cristo e al suo magistero, che è sempre per il bene dell’altro, Satana non può nascondersi! Il bene, puro, gratuito, fecondo smaschera sempre il male!
Tanti santi hanno avuto a che fare con il demonio: la loro splendida testimonianza evangelica rappresentava quasi un esorcismo che erodeva terreno al male smascherando le illusorie ed egoistiche gioie del mondo. Filippo Neri, Giovanni Bosco, Gemma Galgani, Padre Pio financo don Silvio Galli, il “santino” di Chiari, di cui è in corso il processo di beatificazione, erano costantemente vessati dal diavolo, fortemente disturbato dalla loro adamantina vita cristiana. La loro contagiosa autorevolezza irritava il padre della menzogna.
Famoso è un intervento che il card. Alfredo Ildefonso Schuster, mistico arcivescovo di Milano della metà del secolo scorso, rivolse ai suoi seminaristi il 14 agosto 1954: “Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. Ha paura, invece, della nostra santità”.
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commenti
Stefano araldi
18 febbraio 2024 18:52
Concordo. Non c'è peggior nemico per la menzogna della verità incarnata
stefano araldi
19 febbraio 2024 11:38
E tuttavia c'è un altro passaggio che mi lascia perplesso. Quel dire "ci sono individui che insegnano per il proprio ego, per apparire sapienti, stupire o parlano astrattamente." Questo è senz'altro vero in certi casi ma bisogna stare attenti ad abusare di questo atteggiamento moralistico, che se non coniugato con un'approfodita analisi psicologica, ovvero con un avveduto discernimento, rischia di prendere delle belle cantonate, e che a volte mascherano una profonda e sprezzante invidia.