11 maggio 2021

Il fotovoltaico e l'immagine della città

Si è detto dell’incongruenza di proporre i cappotti sugli edifici storici. Si è tentato d’evidenziare soprattutto come tale scelta sia nociva alle architetture, non meno che agli abitanti e ai loro portafogli. Si è altresì auspicato che, al pari di altre città storiche, il centro di Cremona sia vincolato. Quello che può apparire una limitazione alla proprietà è ben ricompensato dalle competenze della Soprintendenza e dai vantaggi fiscali. Gli architetti, funzionari delle Soprintendenze, hanno competenze specifiche. Solo  l’architetto, che ha puntuali conoscenze storiche e tecnico-costruttive, può elaborare e controllare un progetto d’intervento consono alle caratteristiche dell’architettura da salvaguardare e tutelare. Non si dimentichi che solo un intervento appropriato consente di non essere costretti ad intervenire successivamente per correggerne gli errori. Gli errori si pagano; ciò significherebbe un ulteriore esborso di quattrini!. 

Non si dica infatti che i costi per eventuali interventi al volume degli edifici vincolati (facciate, fondamenta e tetti) lieviterebbero; bisogna conoscere bene le imprese, essere edotti dei materiali che queste prevedono di utilizzare e delle tecniche esecutive che intendono adottare. Si sa che solitamente ci si affida agli amministratori dei condomini che, indubbiamente avranno approfondito la materia amministrativa e su tale punto non si discute, ma troppe volte sulle tecniche d’intervento questi non hanno conoscenze specifiche, conoscenze che non sempre appartengono alla loro formazione. Così, gli amministratori si debbono rivolgere a ditte che magnificano il loro operato, ma si guardano dal menzionare le controindicazioni a tale intervento. Le imprese troppo spesso suggeriscono il cappotto oppure propongono i pannelli fotovoltaici. A ciò si aggiunga che, fra i “bonus” e le normative attuali che li disciplinano, la buona volontà e le competenze degli amministratori sono messe a dura prova. Si tratta di materia cavillosa e controversa: segno, ancora una volta, di una burocrazia autoreferenziale. 

Nulla da eccepire se i cappotti e i pannelli sono proposti per edifici  fuori dal centro storico con caratteristiche costruttive degli anni cinquanta del secolo scorso, ma non sono certo soluzioni congrue per quelli storici che non abbisognano di siffatti interventi. 

Se per i cappotti già si è detto in un precedente intervento, una riflessione è opportuna riguardo ai pannelli fotovoltaici. Premesso che questi non sono “eterni”, sin da ora è bene tener presente il problema dello smaltimento e dell’eventuale sostituzione. Si tratta di costi che vanno preventivati onde evitare in seguito brutte sorprese. E’ comunque doveroso ricordare che il materiale che li costituisce è il silicio. Alla medicina tocca l’onere di esprimersi sull’eventuale nocività, a chi scrive tocca l’onere di riprendere il tema  dello smaltimento. Pertanto, è opportuno riportare testualmente la normativa: “Dopo anni di installazione per alcuni impianti fotovoltaici si avvicina l’ora di pensare allo smaltimento e riciclo dei pannelli solari. A tal fine il GSE ha elaborato le Istruzioni operative per la gestione e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici incentivati, ai sensi dell’art. 40 D.lgs. 49/2014.” E’ opportuno essere a conoscenza del Decreto Legislativo n. 49/2014: “Attuazione della direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche” ed essere a conoscenza che i pannelli fotovoltaici rientrano nella categoria RAEE. Certamente sulla normativa sono edotti gli amministratori che sapranno dare risposte adeguate, in questo contesto è sufficiente farne cenno.

Se si lascia a chi di dovere informare i proprietari degli stabili, qui è d’obbligo affrontare il tema del decoro della città. 

 “In cosa oggi consiste il decoro urbano?” Se genericamente il termine  un tempo alludeva alla convenienza, alla decenza sino ad alludere impropriamente all’eleganza e a sconfinare nella bellezza, oggi l’etimologia può venirci in aiuto. Il significato originario si apparenta con decus, termine latino che fa riferimento all’onore e alla dignità. Proprio alla dignità oggi si deve fare appello. In questo momento storico, in cui la globalizzazione in atto sta, in ogni campo, facendo perdere l’identità delle comunità, è “dovere” del cittadino e delle amministrazioni, che dovrebbero rappresentarlo, salvaguardare e tutelare le specificità della città. Fra queste indubbiamente la prima è quella architettonica ed urbanistica. E’ questione etica che rientra nei valori non negoziabili. Di questo già nel XIX secolo era portavoce Domenico Romagnosi. Il giurista e filosofo del diritto osservava come fra i valori dell’Illuminismo, in opposizione al pensiero francese, era necessario annoverare l’identità storico-culturale di un popolo. Successivamente, Carlo Cattaneo lo applicava al paesaggio urbano. Tornando a noi e considerando come l’architettura contemporanea si esprima con poetiche che prescindono dall’identità di un territorio, diviene eticamente rilevante salvaguardare le caratteristiche della città, argomento cui già si è fatto cenno. I pannelli fotovoltaici offendono City’s skyline: in italiano il profilo identificativo della città. Si tratta di quella linea dell’orizzonte in cui si possono ancora percepire i caratteri precipui di una città che ne definiscono l’unità; nel nostro caso i caratteri che identificano Cremona col suo centro e coi suoi sviluppi urbanistici successivi. 

Si dirà che nel colore e nella forma i pannelli fotovoltaici possono emulare i coppi. Il falso storico sembra poter riproporre il passato, ma, ben presto, svela la propria identità: è un inganno. Che amara consolazione!.

Se in urbanistica si vuole parlare di organismo urbano, l’unico riferimento che lo definisce è lo sviluppo della città che si è andata dilatando per motivi storico-culturali ed ambientali. La struttura di una città non va ricercata in un suo disegno originario, ma nello sviluppo che il tempo e le condizioni le hanno consentito. Nella storia si sono aggregati quartieri sino a realizzare periferie che vanno ricucite con il centro. Si rende necessario un lavoro di “uncinetto” realizzando una sorta di “pizzo” che consenta d’individuare le specificità di ogni parte dell’intero complesso urbano. Sono le “unità urbane”periferiche ad essere più assoggettabili a quanto la tecnologia contemporanea propone. I capannoni industriali e quelli commerciali potrebbero dotarsi dei pannelli. Nessuno vuol demonizzare il fotovoltaico, ma va collocato su quelle coperture dove la presenza di volumi tecnologici, come appunto sono i pannelli, non è in contrasto con l’esistente.

Ci si è chiesto: quanto i pannelli consentono effettivamente di risparmiare?. Il gioco vale la candela?, o, per meglio dire, vale il pannello?. Non si dimentichi poi che è d’obbligo la manutenzione annuale, se tutto va bene!. Infatti i depositi di polveri opacizzano i pannelli. Altra spesa! Non parliamo poi dei pericoli d’incendio. Questi argomenti dovrebbero essere presi in seria considerazione. Se mettiamo sulla bilancia i pro e i contro il piatto decisamente pende dalla parte dei contro. Insomma, se il cappotto non risponde a quanto è magnificato anche dalla recente normativa, il fotovoltaico è un cappellaccio già sgualcito ancor prima d’essere posto in capo  all’edificio. 

A nessuno poi venga in mente di coprire i campi con i pannelli. I campi oggi sono già devastati dai volumi della logistica e non si vorrebbe mai vedere distese di pannelli che purtroppo già esistono. Ma questa è un’altra storia, se pur anch’essa dolorosa!.

Per rimanere in tema, rispetto ai casi che coinvolgono direttamente il centro storico di Cremona, un’ulteriore considerazione è d’obbligo. Si osserva infatti come su queste “pagine” siano presenti più voci. Ciascuno esprime argomentazioni proprie, ma tutte quante convergono sulla salvaguardia e sulla tutela della Città. Considerazioni differenti vanno ad implementare la conoscenza dei problemi che affliggono Cremona alludendo alla memoria disattesa del nostro patrimonio architettonico. Di memoria infatti si tratta perché tutti gli “editoriali” vanno comparando il presente con situazioni pregresse in cui la Città aveva una propria identità e vita. Nel tempo poi, in nome di una mal intesa modernità, sono iniziate le distruzioni. Si constata come (dagli architetti Marco Ermentini, Michele De Crecchio, Enrico Maria Ferrari, alle persone di cultura come la Prof. Ada Ferrari e la violinista Angela Alessi) tutti evidenzino il degrado in atto nella nostra città. Da una parte le scelte amministrative locali, dall’altra le normative nefaste dello Stato rendono Cremona sempre più povera. Lo spreco di suolo per realizzare la logistica e i supermercati è da imputarsi alle politiche urbanistiche in atto consentite dalla legislazione regionale. Al contempo la legislazione nazionale e le relative ordinanze, intrinsecamente imprecise e contraddittorie, creano seri problemi al centro della città. Il riferimento  immediato è al “superbonus” che dovrebbe favorire il risparmio energetico ma, al contrario, produce danni come hanno ben evidenziato tutti coloro che sono intervenuti ed intervengono nel  dibattito sul centro storico. Ci si augura che continui questo confronto perché consente a tutti di denunciare e d’affrontare i problemi di Cremona.

 

Anna Maramotti Politi


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commenti


Michele de Crecchio

11 maggio 2021 09:55

A suo tempo proposi di far riutilizzare l'immenso terreno dismesso dalla raffineria cremonese con un meditato compromesso tra esigenze di bonifica ambientale, campo fotovoltaico, verde alberato e residue (se ce fossero) esigenze produttive. Mi auguro che, prima o poi, qualcuno voglia valutare la reale fattibilità della proposta che, forse, potrebbe dare un contributo radicale alla risoluzione delle esigenze energetiche della nostra città, senza comprometterne ulteriormente l'intorno agricolo e i contesti urbani di interesse storico.

stefano

14 maggio 2021 16:20

conoscenza , eventuale nocività d' uso dei materiali destinati poi a consumarsi e ad essere smaltiti. Ma quanto mai è interessato questo a chi di dovere? Ovvero a chi speculava sulle costruzioni? Basti vedere i numerosi ancora ressidui di amianto. Brava Anna

Pietro Ferrari

20 maggio 2021 18:18

Invece con la costruzione di Centrali Nucleari, avevamo dimostrato il TOP della nostra competenza nel produrre energia elettrica?
I super visori hanno tralasciato, non so' se per convenienza o per
incompetenza di installare dissuasori
sui tetti riscaldati dalle radiazioni termo Nucleari delle Centrali Nucleari per impedire agli uccelli da cacciagione di posarsi e poi imbevuti di radiazioni finire negli stomaci dei buon gustai di selvaggina che con gli anni possono portare a sviluppare forme tumorali in chi ne ha inghiottita.