20 ottobre 2023

La Capitale del Po non era "smart" ma esistevano scelte partecipate dai cittadini

Nel libro “La Capitale del Po” il giornalista Fiorino Soldi faceva una acuta e interessante disamina sul ruolo che aveva portato Cremona, dagli albori del Medioevo circa, a diventare nei secoli la Capitale, anche senza una investitura ufficiale, del Po e di parte della pianura Padana. Come ogni interessante analisi socio economica riflette sui motivi e fa riflettere su come, grazie alla posizione geografica dominante di allora, la città incrociò uno sviluppo socio economico eccezionale che partiva dalle vie di comunicazione e trasporto per arrivare alle persone che vi abitavano e che sostenevano questo sviluppo.

Era una città forte di persone in grado di capire l'evoluzione di un sistema e di adattarsi ad esso, sviluppando per la cittadinanza molti di quei luoghi che, nel 2023, andrebbero tutelati e valorizzati, non abbandonati a loro stessi.

Le cronache di questi ultimi mesi raccontano che, a prescindere dalla opinione personale di ognuno di noi sulla validità dei progetti, quel crocevia di comunicazioni diventa sempre più problematico; strutture come il terzo ponte sul fiume Po, il raddoppio della statale Cremona – Mantova, l'autostrada stessa che dovrebbe collegare la città del Torrazzo a quella di Virgilio, sono progetti che sembrano rimanere nel cassetto, aspettando tempi migliori o scelte differenti. L'unica opera di comunicazione che sembra non soffrire la polvere dell'abbandono è il polo logistico che si svilupperà lungo la via Mantova, appena fuori dalla città ma, pur nella mia abissale ignoranza in materia di logistica, mi viene da chiedere se una struttura destinata alla movimentazione delle merci possa svilupparsi senza un esoscheletro in materia di vie di comunicazione. E' una domanda, da semplice cittadino, che mi pongo due o tre volte al giorno in base al numero di volte nelle quali percorro la direttrice est della città, ma che si sta allargando ad altre aree cittadine. La costruzione di un polo logistico offre possibilità di lavoro agli addetti, cosa fondamentale e necessaria per il tessuto sociale, ma anche gli investimenti volti alla valorizzazione del settore sono necessari, altrimenti le aziende, che guardano ad ogni variabile di costo possibile, preferiranno spostarsi altrove.

La autostrada A21 funziona a due corsie da Manerbio fino all'incirca a Piacenza, vista così Cremona sembra quello che finisce ad una festa dove gli altri si divertono a coppie e lui rimane con il cerino in mano a mettere su i dischi. Imparerà a conoscere la musica di certo, ma gli amici impareranno cose – mediamente – più interessanti. Se le città stanno diventando sempre più intelligenti ovvero “smart”, secondo una poco geniale definizione la quale, indirettamente, le rendeva ignoranti prima che venisse coniato questo nuovo termine, fa piacere sapere che le nuove strutture rivolte ai cittadini avranno, nell'immaginario collettivo, sushi corner, aree per il relax trascendentale, simbiosi in parallelo con flora e fauna locale o importata e tante altre belle cose “smart” che, su un depliant informativo, valorizzano quel concetto di città intelligente così moderno e avanzato. Su un depliant o su una slide, però. Con quale materiale umano concorreranno a rendere tutto così bello non si sa ancora, si naviga a vista sperando di non incrociare una tempesta. A conferma di questa stupefacente cavalcata degna di un reggimento di Ussari per rendere più intelligenti le città dal 2024 le consegne di pacchi funzioneranno anche grazie ad un drone, quindi basta trasporto via terra ma si passa alla via area, mercato ancora da esplorare. Smartissimo come concetto, ma meno male che i ragazzini di oggi non sono grulli come lo ero io nella adolescenza altrimenti nelle città italiane si poteva correre il rischio di vedere un aumento verticale delle vendite di fionde.

Tutto bello tutto chic, tutto affascinante, del resto le città sono più intelligenti se sorvolate da un crocevia di droni i quali, molto sapientemente, faranno in modo che si annulli del tutto la socializzazione offrendo ad una persona la possibilità di non muoversi più di casa e di non incontrare neanche la sorridente commessa di un negozio o il titolare di una attività di commercio con la maglietta della Cremonese appesa in vetrina.

Ma sarà una sorta di alienazione “smart”, quindi perfettamente integrata con un concetto di sviluppo cittadino, quella alienazione che può far diventare quasi un obbligo alcune scelte che dovrebbero rimanere volontarie. Hikikomori vengono definiti in Giappone, e sono un problema sociale che rischia di diventare gravissimo perché annulla le relazioni sociali chiudendo le persone nel loro ambito personale lasciando la socializzazione, che era anche il semplice incontro con un negoziante o la commessa carina e sorridente, ad una stanza dove rinchiudersi.

Nella Capitale del Po medioevale il termine “smart” non esisteva, ma esistevano una serie di scelte rivolte ai cittadini, per renderli partecipi di un tessuto sociale.

Qualcosa di più intelligente di quelle scelte oggi risulta difficile da trovare.

Marco Bragazzi


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