Cremona romantica? Camminata veloce e spray urticante in borsetta
La fotografia arriva da non so dove, è una di quelle immagini che spuntano quasi dal nulla mentre scartabelli sul computer alla ricerca di altro. “Cremona di notte” è il titolo, un titolo che vede protagonista i giardini pubblici, il Torrazzo e un poetico chiaro di luna. L'immagine, in sé, è carina, rimanda molto a passeggiate romantiche poeticamente segnate dal chiarore lunare, dalle aiuole eleganti ed in ordine e da una discreta, ma efficace, illuminazione pubblica. Per completare l'idilliaco quadretto manca solo il Po pronto ad accompagnarti lungo la passeggiata ma anche questo fatto non è vero, a pochi metri di distanza trovi il fiume, in plastica, appeso a mezza strada in Galleria XXV aprile, ma con un piccolo – anzi sovra umano – sforzo della fantasia abbiamo tutto ciò che serve per una serata mano nella mano, dato che anche l'effetto bagnato dell'acqua che scorre è garantito dalle perdite dal tetto presenti dentro la Galleria.
Il tabellone luminoso dentro un ufficio pubblico non è così romantico, il suo lavoro è quello di ricordarti che, fino a quando non comparirà il numero del tuo tagliando sul display luminoso, devi restare in tranquilla attesa e, nel migliore dei casi, cerchi di ingannare il tempo guardandoti intorno. Dietro di me sono sedute una coppia di signore, si conoscono più o meno, dal tipo di chiacchiericcio che le accompagna sembrano in sintonia, ma il tenore del dialogo mi fa riflettere. Entrambe lavorano in città e tornano a casa la sera, ed entrambe condividono quel concetto, ormai purtroppo molto diffuso, di avere – molto semplicemente – parecchia paura quando devono uscire dall'ufficio e attraversare parte del centro città per raggiungere la propria macchina, soprattutto con il buio. Le signore parlano di come cercare di evitare zone poco illuminate o comunque poco sicure, poi discutono del fatto di avere una bomboletta di spray al peperoncino nella borsetta, prodotto che, stante a quello che si raccontano, hanno anche praticamente quasi tutte le loro colleghe di lavoro. Una delle due spiega che lo spray al peperoncino è presente anche nella borsetta della figlia dato che la ragazza, non saprei se per studio o per lavoro, deve viaggiare in treno e recarsi spesso in stazione, l'altra lo ha appena regalato al figlio da poco maggiorenne e impegnato all'ultimo anno di scuola superiore. Il mio tagliando è ancora lontano dal numero che scorre sul display e un signore, seduto in fondo alla panchina, si rivolge alle due signore dicendo che lo spray urticante, in famiglia, lo hanno tutti: lui, la moglie e i due figli. Ragiono sul fatto, mentre il display sembra bloccato su due numeri precedenti al mio, di come la Cremona notturna ma anche diurna abbia cambiato profilo, mutando abitudini e possibilità di una vita sociale secondo i canoni odierni. Se un prodotto di autodifesa deve diffondersi rapidamente e in maniera capillare nelle vendite significa che le abitudini stanno cambiando, in questo caso in peggio, a favore di una nuova – ed inquietante – visione della socializzazione.
Dopo aver passato lustri, per una delle due protagoniste di quella mia paziente attesa con un tagliando in mano, uscendo dal lavoro con tranquillità e magari scambiare due parole con un volto conosciuto lungo il tragitto la signora, da qualche anno, esce dal lavoro nella speranza di non incontrare nessuno e di poter arrivare al parcheggio senza problemi. Si è venuto a creare un limite enorme nella vivibilità quotidiana, limite che spesso si affronta con forme di autodifesa più o meno idonee per cercare di ridurre, o meglio annullare, gli episodi di cronaca che poco di utile hanno da portare alla vita quotidiana. E' un percorso pessimo quello dove, in una città relativamente piccola come Cremona, le necessità di socializzazione vengono radicalmente cambiate con strumenti o abitudini fino a pochi anni fa quasi sconosciute a buona parte delle persone, è una sorta di inesorabile declino che sembra solo mettere in luce la parte peggiore di una evoluzione umana ed interpersonale. “Adattati ed arrangiati” sembra il motto che viene sottaciuto, ma sembra in pratica spesso sussurrato, davanti al fatto compiuto; sia che riguardi il delirio organizzativo di lavori che bloccano senza senso parte della città o di telecamere che funzionano sempre ma mai quando servano realmente.
Il degrado urbano, che rischia anche di diventare sempre più una forma di isolamento personale, non ha, in pratica, un punto di arrivo, è tremendo ed alienante, è improponibile quasi come un Po in plastica appeso tra volatili e perdite dal tetto. “Cremona di notte” recita la didascalia di una foto qualsiasi di qualche decennio fa. Era una Cremona diversa quella della immagine, poco ma sicuro, come del resto era diverso il mondo di allora, ma la Cremona di oggi, a differenza di allora, sembra aver perso quel senso di continuità ed appartenenza che la rendevano parte integrante di uno sviluppo emotivo e sociale e non soltanto dell'aumento di vendite di bombolette di spray al peperoncino o di camminate veloci a testa bassa sfruttando la luce dei lampioni per arrivare ad un parcheggio.
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