Cosa non dobbiamo chiedere a questo papa
L’interesse e l’entusiasmo che si sono manifestati attorno all’elezione del successore di papa Francesco per certi versi sono inaspettati e inspiegabili, almeno umanamente. La nostra è, ormai, una società post-cristiana dove solo una minima parte partecipa alla Messa domenicale e ancora meno si sente in totale sintonia con il Magistero della Chiesa, eppure il coinvolgimento di tanti rivela aspetti che non vanno sottovalutati. Anzitutto che l’uomo, così solo e frammentato, ha bisogno di appartenere se non ad una comunità almeno ad una storia, ad un evento, ad un fatto: in migliaia, subito dopo la fumata bianca, sono corsi in piazza san Pietro perché volevano esserci! Desideravano essere parte di un accadimento antico e misterioso, certamente dal sapore divino, arcaico e proprio per questo affascinante e coinvolgente.
La Chiesa, inoltre, con i suoi riti millenari e solenni, continua a stupire e ad attirare e non solo per la precisione e lo splendore delle celebrazioni – l’uomo ha bisogno di segni, di liturgie, di bellezza… -, ma anche per la potenza di un Parola che proprio perché debole e inevidente è capace di svelare all’uomo la via giusta per trasformare la propria fragilità e vulnerabilità in forza. In un mondo dove accattivante e stupefacente è la cornice ma insignificante il contenuto, la Chiesa conserva un messaggio straordinariamente ricco: la chiave interpretative per aiutare l’uomo a trovare realmente sé stesso, a capire cosa può renderlo felice, compiuto, realizzato. La Chiesa rimane l’unica realtà ad offrire un cibo sostanzioso, non sempre facile da comprendere e accettare, ma sostanzioso!
Guardiamo a papa Leone con fiducia e speranza, egli potrà cambiare la Chiesa e le sorti del mondo se, noi, per primi ci impegneremo ad amare e cambiare la Chiesa e il mondo. Le rivoluzioni sono efficaci se prima di tutto i rivoluzionari cambiano sé stessi, il loro approcciarsi alla realtà e al prossimo: nessuna ideologia imposta dall’alto - il cosiddetto “secolo breve” ce lo ha insegnato benissimo - ha mai sortito un cambiamento, semmai ha solo diffuso morte, terrore, paura.
Mi ha commosso la prima omelia del Pontefice e quel passaggio che rivela la sua profonda umiltà, certamente coltivata negli anni della sua vita religiosa alla scuola di Sant’Agostino: “Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo. Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa”. Luminoso programma: mettere al centro solo Gesù, senza sterili protagonismi, senza cedimenti al populismo tanto in voga oggi. A Genazzano a chi urlava “Viva il Papa” egli ha ribattuto “Viva Maria”!
E se tanti chiedono qualcosa al nuovo Papa noi dovremmo non chiedergli alcune cose!
Anzitutto non dovremmo chiedergli di essere come papa Francesco, come spesso ho sentito in questi giorni in televisione! Non perché Bergoglio abbia sbagliato nelle sue scelte pastorali e di governo, ma perché ciascuno è qualcosa di “unico”, non è la fotocopia di qualcun altro! Sarebbe triste e avvilente anche per lui – che pare così solido nell’umanità e nella spiritualità – doversi confrontare continuamente con il suo predecessore. Lo sanno bene certi parroci che quando arrivano in una parrocchia si sento dire dai collaboratori più stretti: ma il don di prima faceva così, organizzava in quel modo, proponeva quella cosa… Prevost ha una esperienza umana ed ecclesiale invidiabili: ragiona con la testa di uno statunitense, ma il suo cuore è nelle lande povere e sperdute del Perù, è cresciuto alla scuola del Santo di Ippona e si è confrontato con i problemi concreti di ogni parroco, ama il tennis, il calcio, gli amici, naviga abitualmente in internet… Lasciamo fare secondo la sua sensibilità e secondo l’ispirazione dello Spirito Santo. C’è o non c’è una grazia di stato che lo sta accompagnando fin dal primo momento che ha accettato il supremo Pontificato? Continuerà certamente l’opera intrapresa da Francesco e dai suoi venerati predecessori, ma con le peculiarità che gli sono proprie! Andrà a vivere nel palazzo apostolico, indosserà le scarpe rosse, viaggerà in auto di grossa cilindrata? Sceglierà lui ciò che è meglio!
A Leone XIV non dovremo chiedergli di riempire le chiese o almeno quelle europee: in Africa, Asia e America le comunità, infatti, sono vivaci e numerose. Certi commentatori conservatori hanno accusato papa Francesco di aver svuotate i templi cristiani e di aver allontano dalla pratica della fede tante persone, tutto ciò mi sembra meschino e ingeneroso. Prevost, fin da subito, ha rimarcato l’urgenza dell’evangelizzazione e della missionarietà della Chiesa. Le nostre aule liturgiche si riempiranno non se il Pontefice sarà simpatico e accattivante, ma se i cristiani saranno affascinanti e contagiosi nella loro fede, se le comunità saranno accoglienti e propositive verso i lontani.
Al mite Prevost non dovremo chiedergli – come ho sentito da qualche giornalista ben accreditato – di risolvere i conflitti esistenti, il problema dei migranti, la questione della disparità tra Occidente ricco e sazio e Sud del mondo indigente e disperato. A Papa Leone chiediamo - come potrà e come riuscirà - di ricordarci la centralità di Cristo, la potenza disarmante del Vangelo, la nocività del peccato, la bellezza della fraternità. Più l’uomo scoprirà Cristo e più riconoscerà nel suo prossimo il volto del fratello. Solo in Cristo potremo essere uno!
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commenti
Miriam Gregori
11 maggio 2025 14:27
Una riflessione di grande levatura, ancor più apprezzata perché alla nomina del nuovo Papa mi sentii un po’ scettica, ma attraverso questa lettura così esaustiva diventa una figura sempre più convincente. E rilevo un pensiero che condivido appieno, il guardare a Lui, senza perderci in continui paragoni con il predecessore, come ho sentito fare in modo direi esagerato.
Papa Leone ha così tanto da offrire considerata la sua grande esperienza vissuta attraverso tanti paesi che saprà con il suo carisma e l’illuminazione della Madonna conquistarci ed unirci.