12 dicembre 2023

La statua di Stradivari e le statue rimosse, purché non l'abbiano vinta i vandali

Dopo quasi due secoli di relativa tranquillità nel centro di New York una statua, poche settimane fa, è stata rimossa dalla sua collocazione originale, ovvero dalla City Hall praticamente il Municipio della metropoli, verso altra destinazione. La statua in questione è – o era dato che non si sa come finirà – quella del terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, presidente che da quasi duecento anni osservava in religioso silenzio il lavoro del Consiglio Municipale della città “che non dorme mai”, parafrasando Liza Minelli e Frank Sinatra. Jefferson è stato rimosso con una votazione proprio da quel Consiglio Municipale che da secoli discuteva di politica e scelte cittadine sotto l'occhio attento di un uomo che aveva contribuito, e mica poco, a sviluppare la storia degli Stati Uniti, dando a coloro che hanno votato la risoluzione la possibilità, e il potere, di poter decidere anche come trattare una statua. Il motivo della scelta è di natura storica, Jefferson è stato accusato di aver avuto, nella sua tenuta di Monticello, degli schiavi per il lavoro nei campi per cui si è decisa la rimozione di un simbolo che secondo alcuni, nel tempio della democrazia, non poteva coesistere. La cosa interessante è che ci sono voluti quasi due secoli per arrivare a questa scelta, evidentemente prima molte persone non erano a conoscenza di questo passaggio, a questo punto anche il monte Rushmore con scolpito il volto del terzo Presidente andrebbe rivisto. Vista la scelta risulta chiaro che generazioni di consiglieri e delegati cittadini non erano informati di un qualcosa che si sa da sempre, se così fosse la statura politica di Jefferson, che fu colui che scrisse la Costituzione degli Stati Uniti, risulterebbe enorme rispetto a coloro che hanno scelto di toglierlo dalle spese per la pulizia. Togliere una statua facendo leva su una analisi storica quasi personalistica è un concetto gratuito, qualcosa che sembra volersi solamente far spazio verso la sola volontà di sostituzione svuotando così il concetto fondamentale di un contesto storico nato e sviluppato da eventi e persone. La limitatezza di un ragionamento di questo tipo andrebbe vista con attenzione, perché tra qualche anno si potrebbe alzare l'asticella delle esigenze democratiche o presunte tali e, per esempio, togliere le pubblicità e le immagini dei Teletubbies o censurare il titolo di un quotidiano. Sembra che la potenza della censura sia sempre più nelle corde di coloro che vogliono farne ampio utilizzo, non di coloro che la vedono come un passaggio doloroso legato a scelte pubbliche.

Un paio di giorni fa passeggiavo in Corso Garibaldi, la statua di Antonio Stradivari seduto era sempre nella stessa posizione ma, ovviamente, ulteriormente devastata nella sua struttura tanto che ormai era sparita la mano sinistra con annesso il violino. Faccio mente locale e, sperando che la memoria non mi tradisca, qualche lustro fa venne lesionata volontariamente un paio di volte anche la statua del famoso liutaio in Piazza Stradivari tanto che venne deciso di lasciarla parzialmente menomata per evitare ulteriori danneggiamenti. Gli imbecilli hanno la incredibile capacità di proliferare o di saper passare il testimone dei danneggiamenti pubblici di generazione in generazione, hanno la determinazione – e le occasioni - per rovinare qualcosa che, al di là del valore economico, racconta parte di storia di una città e dei suoi cittadini. Non esistono giustificazioni valide davanti ad atti del genere, il vandalismo non è una soluzione né una risposta, a maggior ragione quando si tratta di parti che raccontano il valore del lavoro e delle scelte delle generazioni passate. Il degrado di atteggiamenti lesivi nei confronti di colui che, in silenzio, osserva i cittadini passare in Corso Garibaldi non trova nessuna giustificazione pratica, si limita a rendere ancora maggiore il distacco tra ciò che una comunità rappresenta e i valori che l'hanno formata, valori che, verosimilmente, non tutti recepiscono ma che dovrebbero essere dati per scontati. Il rischio è quello di dover arrivare alla rimozione di una statua perchè oggetto di continui danneggiamenti da dover recuperare tramite soldi pubblici o grazie all'impegno di privati, perchè in questo caso l'avrebbero vinta ancora coloro che, per mille motivi, proverebbero interesse nel danneggiare ciò che rappresenta un valore aggiunto della città. Andrebbe ricordato che lo stesso Jefferson impazziva per la liuteria cremonese, possedeva un violino Amati del quale era gelosissimo, oltre a questo, visto che stiamo parlando di statue, il suo collega John Tyler, decimo Presidente degli Stati Uniti, è immortalato in una statua con un violino tra le mani. Statua che, però, pur essendo presente da anni nessuno danneggia o vorrebbe rimuovere dalla sua collocazione iniziale a Salt Lake City.

 

Marco Bragazzi


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commenti


Pasquino

12 dicembre 2023 16:32

Con.le telecamere oggi è un gioco da ragazzi individuare i responsabili di simili bravate e con possibilita di richiesta di danni agli idioti esecutori ma nostri amministratori dimostrano anche in questo caso inefficienza e incapacità totali

Michele de Crecchio

15 dicembre 2023 23:14

Purtroppo quasi tutte le statue presenti nel nostro centro storico sono da anni mutilate. Sono state da tempo "rubate" le sciabole di Garibaldi (in piazza Stazione) e di Vittorio Emanuele II (in piazza Castello). Più di recente è stata rubato anche il compasso dalla mano della statua di Stradivari nella piazza omonima ed oggi il nostro massimo liutaio sembra aver assunto la posa umiliata di un mendicante che invoca aiuto!