Le forze sotterranee che governano la città. La nascita del quartiere Cambonino
Se qualcuno osservasse con attenzione una planimetria del 1960 (fig.1), che rappresenta la zona nord della città di Cremona, rimane meravigliato per tantissime cose, innanzitutto per la rappresentazione di una parte della città – l’inizio della “Castelleonese” – del tutto irriconoscibile: allora si era in aperta campagna. Si può notare in basso a sinistra la “Cascina Carelli” sostituita prima della “Feltrinelli” che produceva compensati, poi dall’IperCoop e dalla multisala “Cremona Po”. Sulla destra in basso l’Armaguerra (Officine ASPI), rimasta inutilizzata per una settantina d’anni e solo di recente trasformata in un importante polo commerciale. A nord la Cascina Cambonino, totalmente immersa nella campagna cremonese, mentre ora si trova a fianco dell’Istituto Torriani e circondata del Quartiere Cambonino.
Ma ciò che meraviglia maggiormente è la futura localizzazione dell’Itis (Area prevista per la costruzione della nuova sede dell’Istituto Industriale Ala Ponzone Cimino di Cremona), collocata al di là del futuro tracciato della Tangenziale Nord di Cremona (Bergamo-Brescia-Mantova), ancora da realizzare, insieme alla doppia carreggiata della Crema-Milano. Nel momento in cui si stava progettando l’area per l’Istituto industriale, si decide di collocarlo al di là della tangenziale allora solo ipotizzata! C’è da chiedersi: ma non diventava assai più dispendiosa e potenzialmente pericolosa questa scelta? Non sarebbe stato più logico, razionale, sicuro e conveniente scegliere l’area ex-Armaguerra, al di qua di linee di traffico che sarebbero state in un breve giro di anni assai frequentate?
Per rispondere a tali interrogativi, si deve compiere una piccola ricerca storica, che consente di comprendere quante e quali correnti sotterranee governavano la città in quel tempo. Tutto ha inizio con l’esplosione della frequenza scolastica in seguito al boom economico negli anni ‘50/60. Nel 1958, quando il problema della nuova sede dell’Itis divenne oggetto di pubblico dibattito, già da tempo il Consiglio di Amministrazione della scuola e il preside Cusumano cercavano di sensibilizzare il Provveditore agli Studi, l’Amministrazione Provinciale e quella Comunale. L’ing. Cusumano, in una lettera del settembre 1958 suona un ulteriore campanello d’allarme, descrivendo la situazione della vecchia sede in Via Gerolamo da Cremona come non più gestibile. La vecchia sede dell’Ala Ponzone ospitava 17 classi dell’Itis, 9 classi della Scuola Tecnica (scuola superiore professionale), 27 classi dell'Avviamento (ancora da venire la Scuola Media Unificata) per un totale di 53 classi con 2013 allievi (una media di 39 alunni per classe). Il Preside affermava che in ogni reparto di torneria si giungeva ad oltre 200 allievi per turno, mentre le aule a disposizione erano solo 33. Richiedeva con urgenza altre 9 aule e l’allestimento di nuovi laboratori.
Dopo una quindicina di giorni parte dall’Itis un’ulteriore richiesta, nella quale si afferma che i locali dell’ex-Aspi, di proprietà dell’Amm. Prov., potrebbero essere più adeguati, in quanto, assorbendo laboratori e officine, con modestissima spesa, si adatterebbero benissimo alle esigenze dell’Istituto. Una richiesta che ancor oggi dovrebbe essere valutata tempestiva e corretta sia dal punto di vista urbanistico che da quello funzionale. Il Presidente della Provincia (avv. Ghisalberti), dopo vari incontri, in una nota al Provveditore, comunica che l’Amministrazione locale si farà carico della realizzazione del nuovo istituto, ma cambiando la destinazione, pur non essendo vincolata per legge. Indica però come area più idonea l’area delle ex-tranvie, a fianco del cavalcavia del cimitero (oggi stazione dei pullman): “Preso atto che l’A.P. potrebbe trasferire la sede delle ex-tranvie in altra località (Armaguerra) di sua proprietà e che la sede attuale si presterebbe ottimamente per la costruzione del nuovo Itis, essendo vicino alla FF.SS. e al Centro Studi…” ecc. ecc. (del. di Giunta del 14/5/59).
Anche in questa occasione la scuola si mosse con tempestività. Nel giro di poche settimane elabora un progetto di larghissima massima, sulla base di una precisa analisi delle funzioni fondamentali dell’attività didattica, con tre specializzazioni questa volta (meccanica, elettrotecnica, e chimica), prospettando una prima soluzione architettonica e strutturale (cfr. fig.2). Nel giugno 1959 la Giunta Provinciale decide che “convenga affidare l’elaborazione del progetto esecutivo all’Ufficio Tecnico Provinciale, partendo dal progetto presentato dalla Scuola, prospettando anche un concorso di idee di grande massima da parte degli architetti della Provincia di Cremona. Questo invito cadde nel vuoto, per cui si conferisce l’incarico agli arch. V. Rastelli, L. Guarneri, G. V. Gentilini, per un compenso di 4 milioni di lire. Però l’anno successivo, nel corso di approfondimenti più dettagliati, ci si accorse che l’area delle ex-tranvie non era idonea per ragioni di spazio troppo limitato, per una scuola in forte crescita.
Così si pensa ad una nuova destinazione. Ed ecco la svolta. Il Consiglio Provinciale, nella seduta de 17-4-1961, dibatte la questione (con interventi anche dell’opposizione, nelle persone di Merzario e Zaffanella (PSI) e del rappresentante del PCI, Garoli) e delibera di acquistare un’area di 27.000 mq in via Seminario. L’opzione di localizzare l’Itis nell’area Armaguerra non venne più presa in considerazione. Nella risposta il Presidente Ghisalberti assicura che “sono state studiate altre opzioni, in sintonia col Comune di Cremona, ma senza risultato”. In sostanza la scelta della zona in Via Seminario sembra sia stata dettata da tre ordini di motivi:
- Ampiezza del terreno a disposizione.
- Costo contenuto dei terreni rispetto ad altre aree meno periferiche.
- Volontà di valorizzare un’ampia area agricola al fine di favorire una successiva opera di espansione urbana di tipo residenziale.
E’ in questo momento che si decise la nascita del quartiere Cambonino. Tuttavia questa decisione di Comune e Provincia suscitò varie perplessità e non si può dire sia stata del tutto pacifica, in quanto costituiva un momento importante per non dire decisivo di un confronto ben più ampio che riguardava il futuro assetto urbanistico di Cremona, tra chi puntava ad una valorizzazione e rivitalizzazione di aree e strutture più vicine o inserite nel centro-storico che si andava svuotando, e chi invece mirava ad una espansione a macchia d’olio sulla spinta del boom economico di quegli anni e delle esigenze di profitto dell’iniziativa privata, mitigata da investimenti portati avanti dall’amministrazione pubblica, tramite l’IACP, l’Istituto Autonomo Case Popolari, nato per promuovere, realizzare e gestire un particolare tipo di edilizia pubblica, con lo scopo di assegnare abitazioni popolari a ceti meno abbienti e locazioni a canoni calmierati.
Il confronto che si sviluppò nel Consiglio Comunale di Cremona fu più teso, mentre si assisteva al passaggio della gestione del socialista Arnaldo Feraboli (1957-1961) a quella di centro-sinistra di Vincenzo Vernaschi (1961-1965), dove gli interventi più critici furono argomentati dal rappresentante del PCI Adriano Andrini, prima come assessore alle finanze della Giunta Feraboli, poi come esponente dell’opposizione in quella Vernaschi. Andrini, detto per inciso, ebbe una certa notorietà in quanto nel Congresso del Partito nel 1962 espresse dissenso con le tesi di Togliatti avvicinandosi al Partito comunista cinese e alla posizione dell’Albania. Era nato nel rione di S. Imerio e Porta Mosa, il quartiere che Farinacci definirà bolscevico per le resistenze diffuse alla politica fascista e partecipato alla Resistenza.
In un intervento in CC. del 24/1/1961 dirà che la proposta dell’Amministrazione Provincia non era condivisibile e in quel momento la Giunta comunale avrebbe preferito per l’ITIS l’area del campo sportivo. Poi il PCI locale, due anni più tardi (CC.27/5/1863), giunse a proporre per l’Istituto la zona delle Caserme, situata non all’esterno ma all’interno del tessuto urbano Andrini disse: “Questa soluzione è stata prescelta forse per ragioni di economia, ma io ritengo che potrebbe più opportunamente essere usata l’area attualmente occupata dalle Caserme, posta nel Centro Urbano. La legge 167 consente infatti di vincolare quell’area non solo per la costruzione di case, ma anche di scuole”.
Ma ormai le decisioni fondamentali erano state prese. Così mentre il Piano Regolatore in corso di approvazione fissava un certo assetto urbano (vedi ancora fig.1), ragioni e interessi più concreti e particolari andavano a rompere quella scelta. Così, alla fine del 1963, gli architetti incaricati del progetto poterono scrivere che “l’area del nuovo Istituto risulterà inserita nel grande piano urbanistico di un nuovo quartiere, che il Comune di Cremona ha in corso di studio… Detto piano di lottizzazione prevede, insieme allo sviluppo del centro del quartiere e vaste aree residenziali, un complesso importante di nuovi istituti scolastici (Asili, Scuole Elementari, Scuola Media, Campi sportivi)”.
E qui viene in mente una celebre frase di Andreotti: “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. La realizzazione dell’ITIS servì da testa di ponte per creare le opere di urbanizzazione che sarebbero servite alla realizzazione di un quartiere assai ampio. Ma chi erano i proprietari di quelle aree, che avrebbero visto moltiplicare a dismisura il valore dei loro campi, per destinazioni residenziali? Tornando ancora alla planimetria della fig.1, leggiamo in nomi di Marino Maffezzoni e Giovanna Fossa, la quale, del tutto “casualmente”, era strettamente imparentata con un potentissimo onorevole democristiano dell’epoca, Amos Zanibelli. E questa è la quadratura del cerchio, in politica, almeno.
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commenti
Pierpa
20 settembre 2024 17:31
Sub sole nihil novum?
jean
21 settembre 2024 07:35
La casualità è sempre in agguato?.........................
Michele de Crecchio
22 settembre 2024 00:17
Come sacrosantamente afferma Carmine Lazzarini, la soluzione migliore per localizzare l'ITIS e il contiguo quartiere di edilizia economica e popolare, sarebbe stata quella di collocarli all'interno della tangenziale urbana e non all'esterno della stessa. Localizzare l'ITIS (come si tentò di fare) sull'area ex-tramvie sarebbe stato decisamente inopportuno per la sua, evidente e naturale, più opportuna utilizzazione per funzioni destinate ad integrarsi con la stazione ferrovia. In alternativa alla area dell'ex Armaguerra si sarebbero potuti considerare i molti terreni allora ancora inedificati, o in corso di ridestinazione funzionale, presenti dietro la stessa ex Armaguerra oppure, più ad est, lungo la tangenziale urbana e a sud della stessa (zona Negroni, zona San Zeno ecc.).
A parziale discolpa degli amministratori di allora va però riconosciuto che la legge allora non facilitava certamente gli espropri e sull'esperienza amministrativa del Comune di Cremona credo pesasse ancora il ricordo del modo brutale nel quale la Giunta Provinciale Amministrativa aveva impedito alla Giunta Comunale socialcomunista (guidata da Feraboli, con assessore Andrini) di espropriare buona parte dei terreni edificabili posti nel quartiere Po nord. Le vicende alle quali ho sopra accennato meriterebbero certamente una trattazione più dettagliata che, in questa sede, ritengo però pleonastico fare.