Muli da soma, mercenari o costruttori di Cattedrali?
Durante il Medioevo, un pellegrino si trovò a passare per una stradina che costeggiava una grande cava di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione. Il viandante si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalle schegge si leggeva una fatica terribile. “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi? - rispose sgarbatamente l’uomo - mi sto ammazzando di fatica!”. S’imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato. “Che cosa fai?”, chiese anche a lui, il pellegrino. “Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”, rispose l'uomo. Giunse quasi in cima alla collina. Là c’era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi? - rispose l’uomo, sorridendo con fierezza - Sto partecipando alla costruzione di una cattedrale”. E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.
È una storiella conosciutissima, ma sempre assai suggestiva perché ci ricorda che, in fondo, siamo ciò che desideriamo: le nostre aspirazioni, i nostri desideri contribuiscono a costruire la nostra identità, il nostro futuro. Possiamo considerarci dei semplici “muli da soma” destinati solo a faticare e soffrire, dei mercenari che si offrono senza passione e ardimento al migliore offerente o dei costruttori di Cattedrali, cioè protagonisti, insieme ad altri, di progetti grandi e ambiziosi che mirano a lasciare un segno positivo nella storia.
La favoletta mi ricorda tanto la vicenda dei Magi, questi misteriosi personaggi dell’Oriente! Li immagino immersi nei loro studi tra pile di pergamene e affascinanti strumenti astronomici. Li muove il desiderio di conoscere le leggi del Creato, ma anche quella profonda inquietudine che nasce quando ci si accorge di essere un puntino insignificante dentro un universo immenso e oscuro: sono uomini che cercano sé stessi, il senso ultimo della vita, il perché della gioia e della sofferenza, la profondità dell’amore, l’unica energia capace di mantenere in movimento l’universo.
Non sono come la maggior parte degli altri uomini a quali basta soddisfare i bisogni primari – mangiare, dormire, divertirsi - per sentirsi vivi! Essi hanno il coraggio di immergersi nell’infinito Cielo per trovare delle risposte, di rimanere incantati di fronte ai quei punti luminosi, piccoli fori che fanno filtrare la luce da un’altra dimensione. Li spinge la nostalgia di un qualcosa in più, di una pienezza, di una autenticità che la quotidianità non offre loro! Coltivano nel loro intimo una forza straordinaria: la capacità di lasciarsi incantare dalla realtà che li circonda!
Questo desiderio di verità li porta a mettersi in cammino, a seguire quella stella che promette loro un oltre, che non sia semplicemente una quotidianità grigia e materiale. Eppure per ritrovare sé stessi e il senso ultimo di tutto ciò che circonda l’uomo non bastano le stelle, non basta l’inquietudine, occorre una Parola che illumini, interpreti, orienti il cuore.
È interessante che la stella non porti i Magi a Betlemme, ma a Gerusalemme, nel palazzo di Erode, dove ci sono gli studiosi delle Sacre Scritture: per incontrare Cristo non basta solo il desiderio di Cielo, per scoprire il suo volto non basta solo l’anelito umano, la ragione e lo sforzo umano. Il Dio cristiano non lo si afferra, ma lo si accoglie, non lo si conquista, ma lo si riceve in dono. La fede cristiana è ragionevole, ma non è del tutto afferrabile dalla ragione: c’è un mistero che può essere solo rivelato e che proprio per questo rende Dio “tremendo e affascinante” allo stesso tempo.
Dunque il desiderio ha mosso i Magi, ma la Scrittura ha rivelato loro il luogo: senza la Parola il Cielo inquieta, ma non risponde!
La stella riappare subito dopo, quasi per suggellare quello che la Scrittura ha rivelato ai Magi. Desiderio, ragione, volontà, la grazia della rivelazione: sono questi gli “ingredienti” necessari per proclamare la propria fede nel Signore Gesù.
Da Cristo però non si va a mani vuote, o meglio, l’incontro con Lui conduce sempre l’uomo a riconoscere che per gustare fino in fondo la sua Presenza occorre abbandonare qualcosa e consegnarsi totalmente. Quell’oro, incenso e mirra oggi potrebbero essere le nostre certezze, le nostre garanzie, le nostre difese, i nostri progetti… insomma la nostra vita, fatta di gioie e sofferenze, fallimenti e traguardi. A Cristo va consegnata la nostra umanità perché la purifichi da ogni ipocrisia, scorciatoia, doppiezza, compromesso, da quei meschini e bassi desideri che lentamente soffocano e inaridiscono il cuore.
I Magi tornano a casa per un’altra strada! Non potrebbe essere altrimenti. Non tanto per evitare Erode e le sue domande, ma perché quando davvero incontri Gesù non puoi vivere come hai vissuto prima!
La vicenda dei Magi, ancora una volta, ci invita a domandarci dove sono puntati i nostri occhi, quali desideri muovono la nostra esistenza – perché, in fondo, noi siamo ciò che desideriamo! –. Insomma siamo “muli da soma”, mercenari o costruttori di Cattedrali?
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commenti
Myriam Gregori
6 gennaio 2024 07:46
E’ uno scritto profondo che suscita molte riflessioni. Non conoscevo la “storiella” e mi aiuterà a proseguire nella vita come il terzo personaggio incontrato senza fermarmi a sentire la fatica , ma andare oltre e vedere la metà.