Satana è un estremista, ama sempre gli eccessi!
“Ci sono due errori uguali ed opposti nei quali la nostra razza può cadere a riguardo dei diavoli. Uno è non credere alla loro esistenza. L'altro è crederci, e nutrire un eccessivo e insano interesse in essi. Loro stessi sono ugualmente compiaciuti da ambedue gli errori e salutano un materialista o un mago con lo stesso piacere”. Nella premessa a “Le lettere di Berlicche”, sagace e gustoso capolavoro della letteratura cattolica, Clive Staples Lewis inquadra in maniera limpida ed esaustiva la visione che il cristiano deve avere nei confronti di Satana. Il grande avversario, infatti, predilige sia coloro che lo negano – permettendogli così di agire efficacemente senza doversi difendersi – sia quanti ne sono ossessionati – consentendogli di dominare attraverso la paura, l’angoscia e lo scrupolo esagerato, suoi prediletti alleati -.
Non pochi pastori della Chiesa tendono oggi a demitizzare Satana, ritenendolo solo una proiezione del male che alberga nel cuore di ciascuno di noi. C’è chi nega l’esistenza dell’inferno o chi asserisce che esista, ma che sia desolatamente vuote. Teorie che sono immediatamente contraddette dal Vangelo che parla del diavolo come di un essere personale che ingaggia con Cristo una lotta senza quartiere perché non salga sulla Croce e non salvi l’uomo con un atto di puro gratuito amore. Il magistero della Chiesa, poi, è sempre stato chiaro nel descrivere l’avversario: è ormai entrata nella storia la definizione che gli diede uno dei papi più moderni e culturalmente raffinati del Novecento, Paolo VI. Nella famosa udienza generale del 15 novembre 1972, il Pontefice bresciano fece strabuzzare gli occhi a tanti “moderni” pensatori affermando: “Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico che si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni”.
Satana ama sempre gli estremi, i comportamenti portati all’eccesso dall’una e dall’altra parte: il lassismo nichilista e il perfezionismo narcisista, il permissivismo e l’intransigenza, tutti quegli atteggiamenti che conducono al disarmo morale o al rigore inflessibile e giudicante.
Satana si annida nel perverso che brama solo il proprio godimento, ma anche nel santo chiuso nella propria torre d’avorio che guarda con disprezzo e arroganza il peccatore.
Egli è il grande istigatore al peccato contro lo Spirito Santo, il più subdolo e pericoloso delle trasgressioni verso Dio, il peccato che non può essere perdonato.
Ma perché il Signore, che è infinitamente buono, non dovrebbe perdonare questo tipo di peccato?
Non lo perdona perché chi lo commette non vuole essere perdonato: per gustare il perdono di Dio, infatti, bisogno essere disposti ad accettarlo! Come sempre il Padre non violenta la nostra libertà, non si inserisce proditoriamente nella nostra vita, ma si propone con discrezione e umiltà e si assume il rischio che il suo amore e la sua misericordia possano essere rifiutati.
Principalmente ci sono due tipologie di peccato contro lo Spirito Santo. La prima è la disperazione della salvezza: il peccatore non crede di poter ricevere il perdono di Dio, non riconosce che la misericordia del Padre è infinita e che qualsiasi colpa, previo il pentimento sincero, possa essere cancellata. Il “disperato” non crede nell’onnipotenza di Dio e nel fatto che il Bene, l’Amore siano infinitamente più forti e più grandi del male e dell’odio. Una persona del genere è fondamentalmente anche un fatalista che vive nella convinzione di non poter mai cambiare: perché confessarsi se poi si cade sempre negli stessi peccati? C’è una totale chiusura alla grazia che, se accolta nella libertà, può veramente fare grandi cose!
Una seconda tipologia riguarda la presunzione di salvarsi da soli, senza l’aiuto di Dio o l’idea che si possa essere perdonati senza pentimento. Il “presuntuoso” rivendica la capacità di giungere alla felicità, alla pienezza della propria vita, alla beatitudine eterna unicamente grazie alla propria volontà, alle proprie forze. Anche noi spesso cadiamo nella “presunzione” quando pensiamo di convertirci facendo solo tanti bei propositi senza mai affidarci alla grazia di Dio.
Così come è pericoloso pensare di accogliere il perdono senza un vero e profondo pentimento, cioè senza provare un dolore interiore che deriva dalla consapevolezza di aver creato una lacerante e desolante distanza con Dio, con i fratelli e con sé stessi.
Satana, superbo e astuto, cerca in tutti i modi di ingannarci consegnandoci un’immagine forviante di Dio, così come accade agli scribi che pensano addirittura che Gesù sia suo alleato o ai parenti più stretti che lo credono pazzo.
L’avversario è impegnato quotidianamente a infangare Dio, la sua immagine, la sua opera e noi spesso gli forniamo le occasioni per farlo.
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