5 luglio 2025

Se finisce la globalizzazione torneranno i nazionalismi?

Diceva Francesco Cossiga che Americani e Inglesi sono “globali” da sempre, mentre noi europei, italiani compresi, siamo sovranisti e nazionalisti per DNA. 

Certo gli Inglesi non hanno più l'impero, e da par loro gli  Americani sono rimasti imperialisti a metà, non imperialisti del tutto: fanno le guerre a metà, da sempre. I  Britannici vincevano le guerre e annettevano all'impero i territori. Gli americani invece pensano ancora di essere in dovere di esportare la rivoluzione democratica, il che in un certo senso li rende  ideologici come lo erano i Sovietici: per metà imperialisti, per metà rivoluzionari. Gli  inglesi erano molto più astutamente opportunisti: sfruttavano le risorse però non interferivano nelle culture locali, anzi tendevano a incentivare peculiarità e differenze per sfruttarle a loro vantaggio. 

Gli americani hanno sempre avuto un po’ la fissazione di impicciarsi nelle questioni politiche e culturali locali ma con l'idea di andarsene veloci magari dopo aver fatto qualche affare, perché in quello sì sono proprio gli eredi degli inglesi, il commercio prima di tutto.

E se hanno deciso, gli Americani, che la globalizzazione è finita molto probabilmente è solo perchè non rende più economicanente. La guerra è il contrario della globalizzazione: la sicurezza dei confini e le forze armate sono sovraniste  per ragion d'essere, mentre  internet e le informazioni e l'influenza mediatica sono globalisti perché senza interconnessione senza confini non esistono. La globalizzazione è per definizione l'assenza di conflitti, cosi come il nazionalismo è conflittualità costante.

Se c'è un segnale chiaro che un'epoca finisce, quella della globalizzazione, sono proprio le guerre. Che infatti aumentano e in cui tutti corrono a fiondarsi. Il mondo rimane tecnologicamente globalizzato ma geograficamente si stanno ridisegnando confini nazionali come nell ‘800, quando il nazionalismo era praticamente Vangelo.

Ad occasum mundi sumus diceva Santa Agostino agli sgoccioli dell'Impero Romano d Occidente, siamo alla fine di un mondo, e molto probabilmente ci siamo anche noi: siamo alla  fine della epoca della globalizzazione e  all'inizio di nuovi sovranismi?

François Mitterrand a Berlino l'8 maggio del 1995, alle soglie della neonata Europa che chiudeva decenni di nazionalismi locali e apriva alla globalizzazione clintoniana, disse: "non sono qui a celebrare i 50 anni della nostra vittoria o della vostra disfatta. Sono qui a celebrare il coraggio degli uomini che hanno combattuto per la loro patria. Non mi importa che divise avessero o che idee avessero, ma erano dei coraggiosi. Dobbiamo volere bene alle nostre terre per essere uniti". Un capolavoro di oratoria politica che salvava la capra globale e i cavoli nazionali, 

Sono passati 30 anni esatti e oggi ci troviamo pare nella situazione esattamente opposta ma con gli stessi identici fattori: soldati, orgoglio nazionale e necessità di rimanere globali.

Cosa ci riserva il futuro ? Chissà, magari quello che sosteneva Carlo Marx, che dopo l'epoca della borghesia sarebbe venuta quella del proletariato. Che la borghesia non se la passi più molto bene è parecchio evidente, e in un certo senso la fine della globalizzazione ha come conseguenza anche il ritorno alla produzione dentro i confini nazionali, con la necessaria ricostituzione di una classe operaia sparita da tempo…chissà mai che l'ultimo stadio del capitalismo globale finisca per essere un socialismo nazionale…

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano  

 

Francesco Martelli


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commenti


Pierpa

5 luglio 2025 08:31

Invece dell'internazionalismo proletario abbiamo vissuto/viviamo l'internazionalismo finanziario. Per il resto i nazionalismi erano mai scomparsi?