"El Alamein tra sabbia e vento. Giuseppe Degrada - Divisione Folgore". Il libro di Giovanni Gardani e Giuseppe Boles
E’ uscito ufficialmente venerdì in libreria, entrando a fare parte della collana di Mursia Editore “Storia e Testimonianze” legata al Novecento e in particolare alla Seconda Guerra Mondiale, il saggio “El Alamein tra sabbia e vento. Giuseppe Degrada - Divisione Folgore” scritto dagli autori di Casalmaggiore Giovanni Gardani e Giuseppe Boles.
Un libro nato nel settembre 2016, durante una intervista al reduce Giuseppe Degrada, all’epoca dell’incontro 95enne, che ha ricordato negli spazi dell’agriturismo di Canevino - dove ha speso i suoi ultimi anni, circondato dall’affetto del figlio Claudio e delle nipoti - una esistenza davvero straordinaria. Pochi mesi dopo quell’incontro, il 25 aprile 2017, Degrada si lancerà col paracadute dai cieli del Migliaro a Cremona, a 96 anni compiuti, ripetendo poi l’impresa a 98 anni. Il libro parte proprio da lì.
Nato a Spessa Po, appunto nella provincia pavese, Degrada ha legato la sua esistenza a una delle battaglie più importanti e sanguinose della Seconda Guerra Mondiale, quella di El Alamein dell’ottobre 1942, dove i parà della “Folgore”, in quel caso utilizzati come fanti, provarono ad arginare l’esercito alleato, nonostante fossero nettamente inferiori di numero. Winston Churchill coniò, dopo quella battaglia, vinta poi dagli anglo-americani, l’epiteto “i leoni della Folgore”, a conferma del grande rispetto che aveva nutrito per l’avversario.
“Ma il volume va oltre - spiega Giovanni Gardani - anche se El Alamein è senza dubbio il nucleo centrale della vicenda. In Giuseppe, infatti, al quale siamo sempre stati legati da grande affetto, abbiamo trovato davvero un libro aperto. Ci sono vicende talmente incredibili che sembrano essere state scritte da un regista e che si legano alla sua prigionia nei campi di Ramla e Ismailia. Un aneddoto? Il più curioso, che esplica al meglio l’astuzia e l’ingegno di Degrada, riguarda la preparazione degli gnocchi di Sant’Antonio, una tradizione padana, dopo avere rubato qualche sacco di farina, direttamente nel campo di prigionia”.
Un’esistenza fuori dal comune, che passa dall’incontro con Gianni Brera, vicino di casa di Degrada, essendo vissuto a San Zenone Po, poi dal ritorno al termine della guerra. Ed è in questa fase che Giuseppe si sposa con Olga, dalla quale ha il figlio Claudio, continuando a mettere la sua famiglia al centro dell’attenzione. Nel 1983 il suo trasferimento a Casalmaggiore, dove rimarrà fino al 2013. “E qui, nel volontariato alla Santa Federici e al vecchio ospedale di via Cairoli - racconta Boles - Degrada troverà il vero senso della vita. Giuseppe ricordava spesso un dato: “Non ho mai fatto un giorno di ferie in vita mia” ripeteva. Questo perché è stato sempre al servizio degli altri”.
Il volume, in vendita in libreria e sui principali store on line (Mondadori, Amazon, Libreria Universitaria, Hoepli), oltre che sul sito dell’editore Mursia, al costo di 17 euro, consta di 242 pagine con un ricco apparato fotografico. Degrada, mancato il 2 febbraio 2020, ha avuto modo di leggerlo prima di andarsene e aveva espresso grande soddisfazione. Il grazie degli autori va ad altre due persone che non ci sono più. “A mio padre, Carlo Sante, perché a lui devo la spinta ad andare avanti in questo lavoro e la primissima rilettura - spiega Giovanni Gardani - e a Marco Bazzani, che effettuò un prezioso lavoro di revisione bozze”. Il libro ha la prefazione di Maurizio Fioravanti, Generale della Folgore.
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