120 anni fa moriva mons. Gaetano Camillo Guindani, cremonese, vescovo di Fidenza e di Bergamo
Tracciò la via, per così dire, dei vescovi cremonesi (monsignor Paolo Rota prima e monsignor Maurizio Galli poi) che, nel Novecento, guidarono la vicina e confinante diocesi di Fidenza, che lui resse per sette anni. Ricorre in questi giorni il 190esimo anniversario della nascita di monsignor Gaetano Camillo Guindani, vescovo di Fidenza dal 1873 al 1880, anno quest’ultimo in cui fu trasferito a guidare la diocesi di Bergamo. Fu lui, tra l’altro, il 13 febbraio 1889, a Carvico, ad amministrare la cresima ad Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro papa San Giovanni XXIII. Ebbe i natali a Cremona il 20 settembre 1834 nella parrocchia dei santi Giacomo e Agostino, dal ragionier Luigi Guindani (molto conosciuto e stimato in città) e da Maddalena Gigliani. Compì gli studi elementari privatamente sotto la guida di don Alessandro Gallina (al quale è dedicata una piazza nel centro cittadino di Cremona) che faceva scuola nella propria abitazione curando l’educazione e la formazione spirituale e intellettuale dei suoi allievi. Gaetano Camillo Guindani fin da giovanissimo sentì sbocciare quella vocazione che lo portò a studiare nel seminario cittadino (e successivamente a Roma) e fu ordinato sacerdote nel 1857 da monsignor Antonio Novasconi. Fu insegnante del ginnasio, professore di teologia dogmatica e rettore del seminario di Cremona, e nel 1872 venne scelto dall'amico vescovo Geremia Bonomelli (di cui ricorre il cento decimo della morte) come vicario generale della diocesi di Cremona ma il 23 dicembre dello stesso anno venne nominato vescovo di Borgo San Donnino da papa Pio IX (oggi beato Pio IX, l’ultimo Papa Re). Fu testimone dello scontro tra la Santa Sede e il nascente Regno d'Italia, dovuto alla rivendicazione del territorio dello Stato Pontificio, e dei tentativi di laicizzazione del popolo, a cui si dimostrò comunque aperto. Uno scontro che, per quattro anni, dal 1873 al 1877, gli impedì, a causa di cavilli burocratici di risiedere in vescovado (e si stabilì così in seminario. Guindani fu consacrato vescovo il 19 gennaio 1873 nella cattedrale di Cremona dal monsignor Geremia Bonomelli, assistito dai vescovi di Brescia e Pavia, monsignor Girolamo Verzeri e monsignor Lucido Maria Parocchi. Fece il suo ingresso a Fidenza l’1 febbraio 1873 giungendo con una carrozza trainata da due cavalli, percorrendo lo stesso itinerario che, molti anni più tardi, avrebbero seguito altri due vescovi cremonesi designati a reggere la diocesi fidentina: monsignor Paolo Rota prima e monsignor Maurizio Galli poi. Anche a Fidenza, come a Cremona, si distinse per il suo spirito profondamente penetrato dal Vangelo; per gli elevati sentimenti fatti di squisita educazione e bontà, di vasta e nutrita dottrina e grande senso della carità. Nel 1873, anno del suo ingresso a Fidenza, indisse subito la visita pastorale che iniziò il 29 giugno ma, in linea anche con le disposizioni emanate dalle autorità civili, dovette interromperla a causa di una epidemia di colera scoppiata in alcuni centri del Parmense limitrofi alla sua diocesi. Tra l’altro il 26 agosto di quell’anno ammonì i parroci circa i loro precisi doveri in evenienze tanto luttuose e per richiamare la loro attenzione sull’obbligo di ribattere i pregiudizi popolari in fatto di contagi, tracciando infine un quadro delle principali misure profilattiche. Alle parole fece ben presto seguire i fatti e, quindi, l’esempio andando a visitare personalmente i contagiati (quando l’epidemia si diffuse anche nel suo territorio diocesano), per portare loro aiuto e conforto dimostrando, ancora una volta, una sensibilità d’animo profonda. Il pericolo cessò in ottobre e monsignor Guindani riprese la visita pastorale che portò avanti con grande cura. Ebbe particolarmente a cuore il seminario, l’apostolato tra i giovani al fine di favorire le vocazioni e fondando a Fidenza i primi due oratori (presso le chiese della Beata Vergine del Pilastro e di San Giorgio), il decoro delle sacre funzioni e gettò le basi per avviare il sinodo ma l’opera, nel 1879, fu interrotta in seguito al suo trasferimento a vescovo della diocesi di Bergamo. A questo riguardo va detto che la Santa Sede, si era inizialmente pronunciata per un suo trasferimento a Mantova ma il 22 luglio 1879 ricevette una comunicazione riservata da monsignor Carlo Laurenzi, vescovo di Amiata e uditore del pontefice, che lo indirizzava invece alla sede vacante di Bergamo. Qui succedette al vescovo Pietro Luigi Speranza, che fu molto intransigente e antiliberale, nonché affezionato agli Asburgo. Bergamo divenne sede del movimento sociale cattolico, capeggiato da Stanislao Medolago Albani. Rispetto a Speranza, monsignor Guindani attuò un approccio molto più leggero e sciolto nel governo della diocesi, delegando molto spesso al suo vicario generale, e anche il clero diocesano si dimostrò distante e autonomo. Tra l’altro, come già scritto, il 13 febbraio 1889, a Carvico, amministrò la cresima ad Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. A Bergamo il presule cremonese morì il 21 ottobre di 120 anni fa, nel 1904. Un prelato che ha fatto anche la storia di Cremona (oltre che di Fidenza e Bergamo) e che è da annoverare, a tutti gli effetti, tra i personaggi più illustri della città: certamente meritevole di essere ricordato nell’anniversario tanto della nascita quanto della morte.
Eremita del Po
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