23 febbraio 2024

Successo per la proiezione del docufilm su don Primo Mazzolari

La proiezione del documentario su don Primo Mazzolari che Ermanno Olmi realizzò con Corrado Stajano, su proposta della Rai nel 1967, e che mai fu mandato in onda, ha reso davvero unica la serata sul parroco di Bozzolo promossa nella serata di giovedì 22 febbraio dall’unità pastorale di Cremona che proprio a lui è stata intitolata (visto che comprende anche la parrocchia del Boschetto dove Mazzolari nacque il 13 gennaio 1890). Il docufilm, di 25 minuti, fortunosamente ritrovato alcuni mesi fa negli archivi dell’emittente di Stato, è stato proposto nella chiesa San Giuseppe, nel quartiere Cambonino.

La serata si è aperta con il saluto del parroco moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Don Paolo Arienti ha voluto sottolineare il «bisogno di cultura»: «a volte – ha detto – fuori dalla Chiesa manca e ci possiamo accorgere di quanta cultura invece ci serve. Ma se manca anche dentro alle comunità ecclesiali succede che ci si occupa solo del rito rendendo sterile la vita».

Ha quindi preso la parola in collegamento da New York il prof. Stefano Albertini, originario di Bozzolo e oggi direttore di Casa Italia, che ha introdotto la visione del cortometraggio «che ripropone la realtà e la vita di don Mazzolari in maniera poetica: una narrazione discreta che ha lasciato molto spazio alle immagini». «La sera prevista della messa in onda, il Giovedì Santo del 1967 – ha ricordato Albertini – fu trasmesso invece un documentario sulle farfalle: questo provocò molte polemiche, anche a livello politico, fino ad arrivare a interrogazioni parlamentari. La Rai non trasmise mai il filmato, pur assicurando l’inserimento della trasmissione in palinsesto in una data successiva».

La pellicola non fu mai trasmessa e il filmato fu perso. Contemporaneamente la Rai commissionò a un altro Olmi, il giornalista Massimo, un altro documentario su don Primo, intitolato “Il profeta della Bassa” (disponibile anche sul sito della Fondazione e su YouTube). «Massimo Olmi produsse, con la consulenza di Arturo Chiodi, ragazzo di Mazzolari divenuto giornalista, un documentario giornalistico più che decoroso, con molte interessanti testimonianze ai bozzolesi sul loro parroco». E ancora: «In Rai il film di Ermanno Olmi scomparse da ogni archivio e da ogni teca, ma a un certo punto a Ennio Chiodi, figlio di Arturo, venne l’idea di cercare nel “nastro bobinone”, una bobina dove la Rai registrava tutte le trasmissioni della giornata come registrazione di sicurezza in caso di problemi e proprio lì fu trovato questo film. Nulla ad oggi si sa, invece, dei motivi e dei mandanti della censura».

La serata è poi proseguita con la riflessione di don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari e direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il Lavoro. Il sacerdote cremonese ha riflettuto sulla centralità dei poveri nel pensiero del parroco di Bozzolo: «Mazzolari, partendo dalla visione dei Padri della Chiesa, acquisisce la grande consapevolezza che i poveri sono il cuore e la presenza stessa di Cristo nella Chiesa. È possibile trovare Cristo in tre luoghi: l’Eucarestia, la Parola di Dio, i poveri». «La valorizzazione del povero – ha detto ancora don Bignami – permette di rivedere tanti assetti e tante modalità di pensare la pastorale e la vita cristiana». E ha precisato: «Uno dei testi mazzolariani fondamentali è “Il Samaritano”, che dice esattamente qual è l’approccio al povero: va accolto per quello che. Ed è curioso che nel Vangelo è uno straniero colui che accoglie e dà una risposta di carità al povero». Il cristiano allora «deve farsi povero come Cristo, così come la Chiesa deve fare l’esperienza della povertà. Tutti temi recuperati dal Concilio Vaticano II quando si è compreso in maniera approfondita che la via della povertà di Cristo è anche la via della testimonianza della Chiesa».

 Infine, ha preso la parola in collegamento video il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che ha incentrato la sua riflessione sul senso della complessità e della povertà da vedere non solo nel prossimo, ma anche in se stessi: «Bisogna assumere uno sguardo nuovo che accetta la complessità della realtà, quindi domandarsi chi sono i poveri nella nostra città: i giovani, gli immigrati, chi ha problemi nel complesso mondo del lavoro, le persone sole. Ma il clima non favorisce: perché quando si apre lo sguardo su chi sono i poveri, la presenza della persona povera mette in crisi, perché mette in discussione i propri diritti». E ha aggiunto: «La risposta a questo problema è già in atto: dobbiamo provare a trasformare la risposta di una generosità personale rispetto alla povertà in una risposta politica, nella consapevolezza che non esistono ricette semplici. Servono risposte che hanno bisogno di tempo, accettando la fatica di cercarle insieme riconoscendo quanto già è stato fatto».

“La parola ai poveri” era il titolo dell’incontro, ispirato alla rubrica che negli anni ’40 e ’50 apparve su Adesso, il quindicinale di don Primo Mazzolari, dedicata proprio alla condizione dei poveri e recentemente ripubblicata con una breve ma profonda prefazione di Papa Francesco. Quello dei poveri è uno dei temi centrali della spiritualità di don Primo Mazzolari: un’attenzione che diventa impegno personale e richiamo sociale su cui riflettere e levare anche voci di denuncia.

La serata – cui ha preso parte una delegazione di Bozzolo, con il parroco don Luigi Pisani e il sindaco Giuseppe Torchio, insieme ad alcuni membri della Fondazione Mazzolari – è stata realizzata grazie alla sinergia tra l’Unità pastorale “Don Primo Mazzolari”, il Comune di Cremona, la Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo e la Postulazione della Causa di beatificazione.

 


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