22 settembre 2025

Emanuela Riverso racconta Johanna Spyri: la vera storia dietro Heidi

Nel mese di settembre è uscito Non solo Heidi. Ritratto di Johanna Spyri, prima biografia italiana dedicata alla celebre autrice svizzera, firmata da Emanuela Riverso e pubblicata da Talos Edizioni. A quasi due secoli dalla nascita della scrittrice, il libro offre una nuova prospettiva su una figura spesso semplificata dal successo planetario di Heidi, restituendoci una Spyri complessa, viaggiatrice, sensibile alla musica e profondamente legata anche all’Italia.

L’autrice, Emanuela Riverso, è nata a Catanzaro, si è laureata in Lingue e Letterature Straniere (tedesco e russo) e si è specializzata in traduzione letteraria. Dopo aver vissuto a lungo all’estero, oggi vive a Cremona, dove ha cofondato l’associazione culturale Magma APS. Per Talos Edizioni ha già pubblicato nel 2018 L’Aquila e il Camaleonte. Vita e scrittura di Lou Andreas-Salomé e Anaïs Nin, un’approfondita riflessione su due figure femminili fondamentali del panorama letterario del Novecento.

Abbiamo parlato con lei di questo nuovo lavoro, che contribuisce a restituire spessore a un'autrice troppo spesso ridotta al solo mito di Heidi.

Il suo libro è la prima biografia in lingua italiana su Johanna Spyri. Cosa l'ha spinta a raccontare proprio lei, e proprio ora?

Emanuela Riverso: La curiosità. Johanna Spyri era riuscita, con il suo personaggio, a creare un ponte tra due luoghi della mia infanzia profondamente diversi: la Calabria degli anni ’80, dove sono nata e cresciuta, e Düsseldorf, la città d’origine di mia madre. Qualche anno fa mia figlia, quando era ancora una bambina, seguiva con entusiasmo l’anime di Heidi, e mi ha colpito molto constatare come quel personaggio fosse ancora in grado di costruire un ponte — non solo tra luoghi lontani, ma anche tra generazioni. Così ho iniziato a cercare notizie sull’autrice, scoprendo con sorpresa che in lingua italiana esistevano pochissime informazioni e nessuna pubblicazione a lei riservata. Dedicarmi a questa autrice proprio in questi anni cruciali (nel 2027 ricorrerà il bicentenario della sua nascita e nel 2023 gli archivi di Johanna Spyri e l’Archivio Heidi sono stati iscritti al Registro Memoria del Mondo dell’UNESCO) è per me una fortunata coincidenza.

Heidi è un’icona letteraria, ma lei ha voluto andare oltre il mito. Quali sono gli aspetti meno noti della vita e dell’opera di Spyri che l’hanno colpita di più?

Immaginavo che la sfera religiosa in cui era cresciuta Johanna Spyri fosse importante. Mi ha invece molto sorpresa scoprire il suo legame con lo scrittore Conrad Ferdinand Meyer, così come i contatti con figure del calibro di Richard Wagner e Gottfried Keller. È un aspetto poco noto, che restituisce l’immagine di una Spyri inserita in un contesto culturale e intellettuale molto più ampio e vivace di quanto si immagini comunemente.

Un intero capitolo è dedicato al rapporto tra Johanna Spyri e la musica. Quanto era centrale questo aspetto nella sua vita?

Johanna Spyri studiò pianoforte; il canto e il fare musica in famiglia facevano parte della loro quotidianità religiosa. Il trasferimento dal paesino di Hirzel, dove era nata, a Zurigo ampliò il suo sguardo e le sue possibilità culturali. In quegli anni giunse in città anche Richard Wagner, e qualche tempo dopo Johanna ospitò la giovane Hedwig Kappeler, che studiava a Zurigo ed era un’abile violinista. Anche suo figlio Bernhard era un appassionato di violino. I due giovani condividevano con la famiglia momenti di grande bellezza musicale, che rappresentavano per Johanna non solo un piacere, ma anche una forma di nutrimento spirituale.

Si parla anche dei numerosi viaggi intrapresi dalla scrittrice. C’è un luogo in particolare che ha avuto un ruolo speciale nella sua ispirazione?

Johanna Spyri amava viaggiare, e spesso i viaggi rappresentavano per lei fughe necessarie, occasioni per affrontare o allontanare momenti difficili. Con il tempo, alcune destinazioni divennero veri e propri rifugi dell’anima, luoghi a cui tornare. Tra questi, particolarmente cara le fu la località di Suna, sul Lago Maggiore, che visitò con affetto per molti anni, anche dopo la scomparsa del marito e del figlio. Suna era un luogo del ricordo, della memoria personale, e rappresentò anche una fonte d’ispirazione.

Tra le opere minori di Spyri, ce n’è una che secondo lei meriterebbe davvero di essere tradotta e letta oggi?

Sarebbe interessante proporre proprio un romanzo ambientato sul Lago Maggiore, dal titolo Was soll denn aus ihr werden? (Cosa ne sarà di lei?), in cui la protagonista, Dori, affronta varie avventure e disavventure, spinta da un bisogno profondo di tornare al luogo delle origini che è, appunto, il Lago Maggiore. Anche in questo romanzo, come nei volumi dedicati a Heidi, i temi della nostalgia e dell’appartenenza sono decisamente centrali.

Il suo libro è anche un invito agli editori italiani a riscoprire l’intero corpus di Spyri, in vista del bicentenario nel 2027. Che progetti auspica per quella data?

Mi auguro che questo libro contribuisca a suscitare l’interesse di alcuni editori per la scrittrice, affinché in vista del bicentenario possano finalmente vedere la luce, in traduzione italiana, le opere di Johanna Spyri ambientate nel nostro Paese e finora inedite.

Lei ha già pubblicato in passato una biografia letteraria doppia, dedicata a Lou Andreas-Salomé e Anaïs Nin. C’è un filo conduttore che lega queste tre figure?

l filo conduttore è l’essere donna e il cercare, attraverso la letteratura, la scrittura e la lettura, un’alternativa salvifica, una via di libertà individuale. Sono donne molto diverse tra loro, per origini, credi e prospettive, eppure hanno in comune l’idea della cultura come strumento per sopravvivere, per resistere e, in qualche modo, per reinventarsi.

Infine, se dovesse consigliare un’opera di Spyri – che non sia Heidi – a un lettore italiano curioso, quale sceglierebbe e perché?

Oltre al romanzo ambientato sul Lago Maggiore, ci sono due racconti che proporrei ai lettori italiani. Il primo è Un foglio sulla tomba di Vrony, il racconto d’esordio, in cui Johanna Spyri descrive con lo sguardo e i toni dell’epoca gli episodi di violenza domestica vissuti dalla protagonista, Vrony. L’altro racconto, Dal Lago di Sils al Lago di Garda, è una sorta di favola che narra il viaggio di Rico, un orfano, piccolo violinista, che dal Lago di Sils vuole raggiungere il suo luogo d’origine, Peschiera del Garda. È un racconto piacevolissimo, ancora mai tradotto in italiano.

Grazie Emanuela Riverso per questo sguardo nuovo su una figura che merita di essere conosciuta ben oltre le pagine di Heidi.

 

Angela Alessi


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