Al Filodrammatici il "Concerto in memoria di Evelino" diretto dal maestro Loris Braga, in programma il primo aprile alle 20.30
È stato un dilettante della musica, nel senso più nobile della parola, perché di professione ha fatto il politico. Ma nessuno più di Evelino Abeni è stato importante per la diffusione dell'arte dei suoni nella nostra città, del melodramma in particolare. Da appassionato dell'opera lirica, ha contribuito con la sua cospicua pubblicistica (libri, articoli, saggi) a far conoscere anche presso i giovani artisti come Basiola, Modesti e Protti che hanno portato con onore il nome di Cremona nei più importanti teatri lirici del mondo, dalla Scala al Metropolitan, a fianco della Callas e sotto la bacchetta di Karajan e Bernstein. Un melomane che ha fatto amare il teatro d'opera anche a coloro che non lo conoscevano, tenendo conferenze, incontri, promuovendo concerti, con passione infinita e contagiosa.
Il primo di aprile alle 20.30, al teatro Filodrammatici di Cremona, si terrà il "Concerto in memoria di Evelino" con la partecipazione del Coro Lirico "Ponchielli-Vertova" e dell'Accademia di Canto Lirico della Società Filodrammatica Cremonese di Nadiya Petrenko. Verranno eseguiti brani di Verdi, Mozart, Bizet e Puccini. A dirigere il maestro Loris Braga.
Evelino è stato un intenditore vero, ha iniziato a frequentare le stagioni liriche del Ponchielli nel primo dopoguerra assieme ai genitori, in particolare a papà Mario, anch'egli combattuto tra la professione (infermiere) e quella di corista qualche volta destinato a parti solistiche. Per imitare il padre, il piccolo Evelino saliva sulla sedia e intonava “La calunnia” dal Barbiere di Rossini con registro – più o meno forzato – da basso. Poi, crescendo, la passione per la politica ha affiancato quella per la lirica, ma Abeni oltre a combattere per rendere il mondo più giusto ha combattuto anche per renderlo più bello, grazie alle arie di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini. E lo ha fatto fino alla fine dei suoi giorni, unendo alla passione, correttezza, onestà, rigore morale, serietà. Ma soprattutto, fino alla fine ha combattuto una battaglia in più, quella per mantenere lo spettacolo d'opera aderente al dettato dei grandi compositori del passato. Una battaglia che tanti non hanno capito e apprezzato, ma che forse è stata la più preziosa, perché come diceva Mahler: “tradizione è la trasmissione del fuoco, non l'adorazione delle ceneri”. Fare un'opera di Verdi come l'aveva pensata il Cigno è un fuoco ricco di calore e passione anche oggi.
Grazie Evelino per avercelo insegnato!
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