8 novembre 2022

"Ospedale che fare", la Società Storica ripropone nello slogan degli anni Settanta la storia di Santa Maria della Pietà

“Ospedale che fare” è lo slogan con cui negli anni Settanta Italia Nostra e un gruppo di giovani architetti portava all’attenzione dell’opinione pubblica il grande problema delle strutture dell’ospedale da poco trasferitosi nella nuova sede in cui ancora oggi opera. La grandissima area (occupata da edifici antichi e più recenti e da giardini) fin da subito rappresentò un problema per l’Amministrazione comunale che ne era venuta in possesso.  Nel corso degli anni molti giovani studenti di architettura si sono cimentati in ricerche storiche presentando varie idee di riutilizzo in particolare dell’ex chiesa di San Francesco. La Società Storica Cremonese ha pensato di offrire alla Comunità cremonese e all’Amministrazione comunale non tanto un progetto di utilizzo (già in corso di studio) quanto il far rivivere quei luoghi fondamentali per la storia della città attraverso il racconto delle loro storie. Benché esistano studi universitari ciò che si conta di presentare è un discorso articolato e lungo molti secoli (a partire dal 1452 anno della fondazione dell’Ospedale di Santa Maria della Pietà) in cui si potranno trovare similitudini con la situazione attuale. Tutti gli incontri si terranno in Sala Puerari, via Ugolani Dati 4, alle 16,45.

Il primo, oggi pomeriggio, avrà protagonista Adelaide Ricci, dell’Università di Pavia su “La città e il suo ospedale: alle origini del Santa Maria della Pietà”. Nel febbraio del 1451 il consiglio generale di Cremona deliberava di dotarsi di un nuovo grande ospedale, che avrebbe dovuto porsi al passo coi tempi. Si trattava di un ‘progresso’ concepito in termini diversi sia rispetto ai secoli precedenti sia rispetto a come oggi intendiamo. Salvezza del corpo e dell’anima, intrecci politici tanto interni alla città quanto entro il più vasto orizzonte della penisola, componenti economiche e sociali intessevano un quadro vivace. Ricca di elementi spesso sconosciuti, la fase fondativa del Santa Maria della Pietà offre un punto di vista particolare sul passaggio tra medioevo ed età moderna, accompagnato dalla densa figura di Maria che sorregge il Cristo deposto dalla croce ma al tempo stesso vincitore sulla morte. 

Il 15 novembre, sempre Adelaide Ricci, tratterà il tema “Alle soglie della modernità: le strutture del Santa Maria della Pietà”; il 24 novembre l’architetto Massimo Masotti “San Francesco: da luogo di culto a ospedale “, il 1 dicembre la storia dell’arte Elena Poli “San Francesco tra arte e decoro dalle origini al XVI secolo”; il 15 dicembre la storica e critica d’arte Anna Maccabelli “San Francesco: il patrimonio artistico dei secoli XVII e XVIII. Ciò che resta”;  il 12 gennaio 2023 la storica dell’arte Sonia Tassini “Faustino Rodi ed il suo operato nel riutilizzo dei grandi contenitori monastici soppressi: il caso di San Francesco”, ed infine il 19 gennaio gli architetti Davide Bruneri e Elisabetta Bondioni “Le trasformazioni urbanistiche ed edilizie del comparto di San Francesco
tra i secoli XIX e XX”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


michele de crecchio

8 novembre 2022 18:53

Ottima iniziativa. Non tutti i cremonesi, purtroppo ivi compresi persino non pochi amministratori comunali, sanno ancora infatti quale straordinario "scrigno" di storia civile e di architettura sia ancora, nonostante le molte deturpazioni avvenute soprattutto nei decenni centrali del secolo scorso, il comparto del vecchio ospedale (esteso dal viale Trento e Trieste fino alla piazza Lodi), comparto che solo la mobilitazione delle parti più attente delle forze politiche cittadine è riuscita, dagli anni 70 fino ad oggi, a sottrarre alle volgari proposte speculative avanzate da molti.