28 febbraio 2024

1944-2024: ottanta anni fa iniziava anche a Crema la Resistenza partigiana – Seconda Parte

Riprendiamo con questo articolo il discorso sulla Resistenza partigiana cremasca. La prima parte è stata pubblicata lo scorso 6 febbraio. Abbiamo già visto alcune figure significative della nostra guerra partigiana e come avvenissero i riconoscimenti della qualifica di “partigiano combattente” o di “patriota” attraverso le apposite Commissioni Regionali. E abbiamo pure visto come ci fossero partigiani cremaschi che agivano scendendo apertamente sul terreno di guerra contro il nemico, con scontri a fuoco sul campo e in formazioni militari impegnate nella guerriglia armata, e altri partigiani rimasti invece sotto copertura e operanti soprattutto con azioni in incognito, condotte spesso nelle ore notturne, come sabotaggi, furti di armi, attentati esplosivi, disarmo di avversari isolati, volantinaggi presso le fabbriche, propaganda clandestina.

L’art. 7 del decreto legislativo luogotenenziale 21 agosto 1945 n. 518 richiedeva, nella prima ipotesi (punto 3 / a), “almeno tre mesi in una formazione armata partigiana o gappista”, con “almeno tre azioni di guerra o di sabotaggio”, e invece, nella seconda ipotesi (punto 4 / a), “almeno sei mesi” per “gli appartenenti alle formazioni S.A.P.”, sempre con “tre azioni di guerra o di sabotaggio”. Per i cosiddetti “sappisti” (S.A.P. = Squadre di Azione Patriottica), che agivano in incognito, il periodo richiesto era doppio rispetto a quello per i cosiddetti “gappisti” (G.A.P. = Gruppi di Azione Patriottica), che lasciavano la famiglia e la casa per combattere esplicitamente sul campo, con strategie e tattiche tipicamente di guerriglia. In realtà, su queste definizioni la letteratura resistenziale successiva non è univoca. In questa sede ci si riferisce, oltre che ad altre fonti, a Strada e Ceserani, “Il fascismo in provincia”, 1975, pp. 226-227, un testo scritto circa mezzo secolo fa da due ventottenni ma rimasto tra i migliori sull’argomento, anche perché basato, in varie parti, su documenti poi confluiti nel fondo A.N.P.I. dell’Archivio di Stato di Cremona (A.N.P.I. in ADSCR).

I nostri partigiani che combattevano per diversi mesi, in campo aperto e a viso scoperto, lontano dalla propria famiglia e dalla propria casa, una rischiosa “guerra de guerrillas” (per dirla con Che Guevara), agivano contro forze militari consistenti e ben addestrate. Alla Wehrmacht e alle Waffen-SS si affiancava l’Esercito Nazionale Repubblicano, con quattro divisioni regolari, che però solo in parte, dall’inizio del 1944, erano utilizzate nel contrasto alla lotta partigiana. C’era poi la Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.), che era invece impegnata in notevole misura nell’azione repressiva contro le forze della Resistenza. Dalla metà del 1944 era sceso in campo anche il Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere. Queste “Brigate Nere” erano arrivate a essere 36 in tutto, con circa 30.000 arruolati, dei quali due terzi operativamente impegnati sul campo. Anche per loro, il compito principale era quello del contrasto alle formazioni partigiane.

Le Brigate Nere erano in genere composte da ragazzi giovani, molto motivati, animati da forte risentimento verso tutti coloro che avevano, nella loro ottica, “tradito” il fascismo e la Patria. Erano quasi tutti volontari e anche nei territori cremonese, cremasco e casalasco il numero degli arruolati era significativo. Si pensi alla XII Brigata Nera “Augusto Felisari” di Cremona o ai ragazzi cremaschi arruolatisi come volontari, oltre che nella “Felisari”, anche in altre Brigate Nere, come ad esempio la VIII Brigata Nera “Aldo Resega” di Milano. A Crema, della “Felisari” esisteva il distaccamento “Mario Brezzolari”. Più in generale, si può dire che, in quella guerra civile senza quartiere, i partigiani che combattevano come guerriglieri dovevano affrontare forze avversarie numericamente preponderanti, in genere militarmente preparate e, soprattutto, molto determinate nelle loro azioni di controguerriglia.

Oltre alla documentazione A.N.P.I. in ADSCR, esiste un’altra pubblicazione, sempre dell’A.N.P.I. Cremona, che è di notevole aiuto nel determinare il numero dei “partigiani combattenti” attivi a livello provinciale e le formazioni nelle quali militavano. Si tratta di “Partigiani combattenti della provincia di Cremona riconosciuti dalle Commissioni regionali per il riconoscimento delle qualifiche partigiane”, edito nel marzo 2020, nel 75° anniversario della Liberazione, a cura di Giuseppe Azzoni. Quest’opera (da qui in avanti A.N.P.I. 2020) contiene all’inizio “chiavi di lettura” e “avvertenze” che precisano bene al lettore le “difficoltà e fonti di questa ricerca”. In pratica, si ammette che i dati esposti non possono essere di una certezza assoluta perché l’opera di raccolta, elaborazione e validazione delle informazioni alla base del lavoro è stata alquanto problematica e i riscontri ottenuti sono senz’altro passibili di correzioni e integrazioni. In ogni caso, questo testo rappresenta oggi il miglior risultato possibile delle indagini svolte in sede A.N.P.I. sull’argomento dei “partigiani combattenti” in provincia di Cremona.

Vediamo i risultati di questo lavoro. In provincia, circa 6.000 persone hanno compilato, nell’immediato dopoguerra, le apposite “schede” A.N.P.I. per il riconoscimento. Varie documentazioni hanno poi concorso alla determinazione della qualifica, come corrispondenze, istanze probatorie, ricorsi e altri atti istruttori. Soprattutto, ci sono gli elenchi autorizzativi delle Commissioni Regionali. E ci sono pure i “fogli matricolari” delle varie leve del servizio militare. Questo “censimento partigiano” ha riguardato tutte le seguenti categorie: i veri e propri “partigiani combattenti” in senso stretto ex art. 7 / 518 (nelle 7 sottocategorie previste da questo articolo); i “caduti per la lotta di liberazione” ex art. 8 / 518 (nelle 3 sottocategorie previste da questo articolo); i “mutilati o invalidi per la lotta di liberazione” ex art. 9 / 518; i militanti nelle cosiddette “formazioni autonome”, a volte di non facile tracciabilità istruttoria, oppure in corpi partigiani operanti all’estero ex artt. 2 e 11 / 518, come ad esempio l’Esercito popolare di liberazione jugoslavo (E.P.L.Y.), quello di liberazione greco (E.L.A.S.), quello di liberazione albanese (E.N.L.A.), le Forze Francesi dell’Interno (Forces Françaises de lʼInterieur, F.F.I.); infine, i militari della Divisione Acqui (tra di loro, il numero dei caduti e dei dispersi è stato elevatissimo), che a Cefalonia e a Corfù, dopo l’8 settembre 1943, sono stati protagonisti dell’opposizione ai tedeschi, come da elenchi dell’A.N.D.A., l’Associazione Nazionale Divisione Acqui.

Fin dal primo congresso nazionale dell’A.N.P.I. a Roma (6-9 dicembre 1947), i componenti delle Brigate partigiane di ispirazione cattolica (ad esempio le Fiamme Verdi e altri “partigiani bianchi”), i membri delle Formazioni Autonome Militari (“partigiani azzurri”) e tutta la parte molto rilevante delle Brigate di Giustizia e Libertà, facenti riferimento al Partito d’Azione, avevano manifestato l’intenzione di dissociarsi dalle componenti comuniste e socialiste (Brigate Garibaldi e Brigate Matteotti), per evidenti divergenze politiche. Nel 1948 i cattolici e gli “azzurri” fondavano la F.I.V.L., Federazione Italiana Volontari della Libertà, e nel 1949 gli “azionisti” fondavano la F.I.A.P., Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane. Quanto hanno inciso queste scissioni sulla completezza della base dei dati a disposizione dell’A.N.P.I., in questa ricostruzione delle qualifiche partigiane provinciali? È difficile dirlo. Tuttavia, si può presumere che, fino al termine del 1947, quasi tutte le richieste di riconoscimento passassero dall’A.N.P.I. prima del loro invio alle Commissioni Regionali competenti per la debita autorizzazione. E ciò in quanto l’A.N.P.I., in buona sostanza, ricomprendeva ancora a quella data tutte le forze resistenziali appartenenti al C.V.L., il Corpo Volontari della Libertà.

Considerando tutte le categorie e sottocategorie sopra indicate, si è raggiunto il numero di 1.367 soggetti. Di questi, 405 sono militari della Divisione Acqui con riconosciuta qualifica partigiana. Si tratta di una categoria molto specifica e particolare, diversa per molti aspetti dalle altre categorie impegnate nella tipica lotta partigiana. Dei soggetti restanti, i partigiani riconosciuti operanti all’interno della provincia di Cremona sarebbero 573, mentre quelli che hanno combattuto fuori provincia sarebbero 390. Qui ci si imbatte in un dettaglio di poco conto, che però lo scrivente non è riuscito a comprendere. Se sommiamo i tre importi 405, 573 e 390, il totale arriva a 1.368, non a 1.367. Ma non importa, le cose non cambiano. In ogni caso, riguardo ai 573 partigiani operanti in provincia, la loro distribuzione sarebbe la seguente: “Nelle brigate garibaldine Ghinaglia 333, nelle Matteotti 97, nelle Fiamme Verdi (in città con la Rosselli) 81. In altre formazioni (Garibaldi - GL di Casalmaggiore, Curiel, autonome) 62”. Riguardo ai 390 partigiani attivi fuori provincia, la loro ripartizione sarebbe questa: “In Piemonte 107, in Emilia Romagna 88, nel Triveneto 21, in Lombardia 24. Sono poi 150 quelli che hanno combattuto in altre Regioni (Liguria, Toscana, Marche ecc) o all’estero dalla Jugoslavia alla Grecia, alla Francia”. Inoltre, si specifica che “I partigiani C.V.L. caduti qui riportati sono 188”.

Dopo aver richiamato le formazioni partigiane presenti in provincia e le loro zone operative (si veda in proposito il precedente articolo dello scorso 6 febbraio), il testo fa una precisazione importante, riguardante la categoria dei “patrioti” ex art. 10 / 518: “Sono anche riportate alcune qualifiche di ‘Patriota’: tutte quelle delle donne mentre ci si è limitati, a titolo esemplificativo, solo a pochissime di parte maschile. Il numero dei ‘Patrioti’ appare nel complesso paragonabile a quello dei ‘partigiani combattenti’, più difficile reperirne la documentazione”. Sembrerebbe, dalla formulazione del testo, che i “pochissimi” soggetti maschi con qualifica di “patrioti” e “tutte le donne” aventi tale qualifica che risultano da questi elenchi abbiano concorso al totale complessivo delle 1.367 (o 1.368) unità di cui sopra. Tuttavia, la cosa non è chiarissima (bisognerebbe effettuare un conteggio analitico generale, in assenza di parziali intermedi, un esercizio che lo scrivente non ha svolto). Dopo la parte introduttiva iniziale, gli elenchi nominativi dei “partigiani combattenti” sono suddivisi per Comune di nascita (prima Cremona, quindi gli altri in ordine alfabetico) e con l’indicazione del Comune di residenza al momento del riconoscimento della qualifica. Ogni nominativo è munito di una sintetica ma molto utile specifica informativa. Segue infine l’indice generale.

Veniamo a Crema e al territorio cremasco. Come si è già detto nel precedente articolo del 6 febbraio scorso, al quale si rinvia in proposito, esistono diversi “territori cremaschi”: da quello estremamente ristretto (e per nulla esaustivo della effettiva realtà storica attuale) della nostra diocesi, a quello dell’Area Omogenea Cremasca, passando attraverso le nostre varie configurazioni istituzionali e quindi amministrative territoriali, quale ad esempio quella dei quattro mandamenti del Circondario cremasco creato dalla legge Rattazzi del 1859. Insomma, trattando qui di fatti ma anche di numeri, a quale territorio cremasco possiamo fare riferimento, in questo caso? Nella piena consapevolezza che si tratta di una scelta soggettiva e quindi opinabile, in questa sede si ritiene di considerare sicuramente e pienamente “cremasco” tutto il territorio settentrionale dell’attuale provincia di Cremona, escludendo però, lungo il confine meridionale, i Comuni di Gombito, Castelleone, Fiesco, Trigolo, Cumignano sul Naviglio e Genivolta.

Sui 1.367 (o 1.368) “partigiani combattenti” della provincia di Cremona, secondo questi risultati di A.N.P.I. 2020, quelli esistenti in Crema e nel territorio cremasco, come sopra definito, sarebbero in tutto 101. Questo dato non comprende i 3 “patrioti” inseriti negli elenchi e dichiarati esplicitamente come tali. Il numero di questi 101 soggetti riconosciuti come partigiani veri e propri corrisponde al 7,4% del numero totale indicato in A.N.P.I. 2020 per l’intera provincia di Cremona. I nostri 101 “partigiani combattenti” comprendono 25 militari della Divisione Acqui muniti di qualifica partigiana. Di questi 25 militari, 12 risultano caduti o dispersi (sono 6 caduti e 6 dispersi). I restanti 76 “partigiani combattenti” di Crema e del territorio cremasco comprendono anche i partigiani caduti e i partigiani che hanno militato in formazioni estere. Colpisce il fatto che un territorio e una popolazione di dimensioni come le nostre abbiano dato solo il 7,4% delle forze partigiane alla Resistenza provinciale. Da questo lavoro di A.N.P.I. 2020, sembrerebbe proprio di sì.

A questo punto, sorge spontanea una domanda. Non sarebbe bello, a ottant’anni dalla lotta partigiana, provare a fare un elenco semplice e condiviso, completo e preciso, ordinato e documentato di tutti i “partigiani combattenti” della città di Crema e anche di tutto il territorio cremasco? Magari questo elenco esiste già ed è lo scrivente a non conoscerlo. Se ci fosse, dove reperirlo? Se non ci fosse, perché non tentare di redigerlo? Per il momento, non estendiamo questa ipotesi ai “patrioti”, una categoria che presenterebbe di sicuro incertezze e sforzi d’indagine, valutazione e accertamento notevolmente superiori. Questo articolo, lungi dall’iniziare una simile impresa anche riguardo ai partigiani riconosciuti come tali, ha il più modesto intendimento di cominciare a comprendere, grosso modo, di quale ordine di grandezza si tratta quando si parla dei “partigiani cremaschi”. Per cui, mentre il precedente articolo pubblicato lo scorso 6 febbraio e il prossimo articolo che sarà pubblicato tra poche settimane sono articoli che trattano il tema della Resistenza partigiana cremasca in modo abbastanza tradizionale, comprendendo anche fatti, situazioni e vicende varie, questo articolo, posto a cerniera tra gli altri due, è invece dedicato al tentativo di capire quale sia stata l’effettiva dimensione del fenomeno partigiano tra i cremaschi e gli abitanti del territorio circostante, prima ancora che in senso valoriale, sociale e morale, proprio in termini concretamente numerici e oggettivamente statistici. Del resto, ogni teologia, anche storiografica, insegna che gli dei hanno una loro metafisica ma, come dicevano certi Dottori della Chiesa, anche “Dio è peso, misura, numero”. Sappia dunque il lettore che, invece delle belle storie, delle interessanti vicende e degli avvincenti resoconti che si offrono in genere sulla lotta partigiana da parte dei bravi narratori, in questo articolo troverà numeri ed elenchi, dati individuali ed enumerazioni di nominativi, tutti elementi che potrebbero forse annoiarlo e stancarlo. Ciò posto, valuti se interrompere a questo punto la lettura, prima di essere assalito dal possibile tedio. Lettore avvisato, mezzo salvato.

Quindi, si diceva dei nostri 101 partigiani e del nostro contributo partigiano del 7,4%. Va tenuto presente che in A.N.P.I. 2020 gli elenchi sono stati redatti raggruppando i nominativi per Comuni di nascita. Quindi questi dati si riferiscono ai partigiani “nati” e non “residenti”, anche se non mancano alcuni inserimenti di partigiani nati in altre province e in altre regioni. Ad esempio, nell’elenco riferito al Comune di Crema, risulta anche Luciano Vettore, già Comandante della Brigata “Gastone Sozzi” di Varese e poi Commissario politico della 1ª Brigata Ghinaglia. In ogni caso, perché non tenere conto anche dei partigiani non nati ma residenti in un certo territorio? Per quanto riguarda A.N.P.I. 2020, la risposta è chiara. Dovendo scegliere un criterio, di nascita o di residenza, in A.N.P.I. 2020 si è scelto quello della nascita, peraltro molto valido. Se volessimo scegliere quello della residenza, si dovrebbe rifare il lavoro secondo quest’altro criterio (come vedremo, quello della residenza è il criterio, altrettanto valido, degli elenchi inviati dalle Commissioni Regionali). Insomma, se mischiamo i due criteri, viene meno la coerenza logica dei dati statistici. E i rapporti, le percentuali, le comparazioni perderebbero validità. Avremmo soggetti contati due volte: da una parte come nati, dall’altra come residenti.

Ciò nonostante, nessuno ci può impedire, se vogliamo un quadro generale più completo della nostra situazione, di considerare sia i partigiani nati, sia i partigiani residenti a Crema e nel territorio cremasco, specificando bene questi due dati. Tra l’altro, si può contare sul fatto che in A.N.P.I. 2020, come si è detto, esiste l’indicazione del Comune di residenza al momento del riconoscimento della qualifica. Tuttavia, per un controllo esaustivo di ogni residenza in A.N.P.I. 2020, si dovrebbero far passare tutti gli altri nominativi elencati, che sono più di milleduecentocinquanta, un compito che lo scrivente, lo si ammette, non si è sobbarcato. Si è però cercato nei Comuni più vicini al territorio cremasco: Gombito, Castelleone, Fiesco, Trigolo, Cumignano sul Naviglio e Genivolta, oggi facenti parte dell’Area Omogenea Cremasca, e poi anche nei comuni di Soresina, Casalmorano e Azzanello. Per ora fermiamoci qui e valutiamo che cosa è emerso. Purtroppo, solo tre nominativi, che aggiunti ai 101 già accertati non cambiano l’ordine di grandezza del nostro contributo alla lotta partigiana provinciale. Questi tre partigiani nati fuori dal nostro territorio ma in esso residenti sono: Lucindo Ronchi, di Castelleone, residente a Crema; Gino Bertolasi, di Fiesco, residente a Romanengo; Secondo Guaiarini, di Genivolta, residente a Crema. Nessun partigiano nato nei Comuni di Gombito, Trigolo, Cumignano sul Naviglio, Soresina, Casalmorano e Azzanello risultava allora residente nel territorio cremasco, secondo A.N.P.I. 2020.

Per il momento, basiamoci su questo dato di 104 “partigiani combattenti”, dei quali 3 frutto della suddetta estensione per residenza. Togliendo i 25 militari della Divisione Acqui, arriviamo a 79 “partigiani combattenti” per tutto il territorio cremasco. Nel Comune di Crema, A.N.P.I. 2020 conta in tutto, col criterio dei “nati”, 21 soggetti, compreso Luciano Vettore, che però è nato a Padova ma viene indicato come residente a Crema, con professione “Ottico”. Di questi, 5 sono militari della Acqui. Se aggiungiamo i residenti Lucindo Ronchi e Secondo Guaiarini, si arriva a 23, vale a dire 18 “partigiani combattenti” senza quelli della Acqui. Però si notano subito, tra questi 18, diverse assenze importanti, delle quali alcune per motivi evidenti. Ad esempio, Carlo Rossignoli manca perché era nato ad Arena Po. Però mancano pure Ugo Chiappa, Pietro Brignoli e altri ancora, come Mario Marchesi e Pietro Pagliari. Insomma, su questo numero resta abbastanza da lavorare. Soprattutto, visto il confronto con Cremona e altri centri urbani della provincia. Infatti, senza andare a prendere studi demografici approfonditi, pigliamo in Wikipedia il dato di circa 26.000 cittadini cremaschi del tempo e rapportiamolo ai nostri 23 partigiani. Facciamo il confronto con Cremona, che allora contava circa 65.000 abitanti. In A.N.P.I. 2020 sono elencati nel Comune di Cremona più di 400 partigiani. A Soresina è indicata una cinquantina di partigiani, su una popolazione all’epoca di circa 11.000 abitanti: rispetto a Crema, meno della metà degli abitanti e più del doppio dei partigiani. Si potrebbe continuare con Soncino, Castelleone, Casalmaggiore e numerosi altri centri abitati della provincia, sempre con popolazioni Wikipedia approssimative (ma non troppo), rilevando differenze percentuali notevoli rispetto a Crema, che comprendeva già dal 1928 gli ex Comuni autonomi divenuti poi frazioni.

In A.N.P.I. 2020 mi ha colpito, oltre all’assenza di figure come Rossignoli (qui però il motivo è chiaro), Chiappa, Brignoli, Marchesi e Pagliari, anche l’assenza di alcuni partigiani cremaschi caduti e inseriti nella lapide posta sotto il municipio, come Raffaele Lucini Paioni e Linfardo Volonté. Diamo quindi un’occhiata anche in questa direzione. Vediamo chi sono i partigiani caduti di Crema e del territorio cremasco. Non è possibile, per motivi di spazio, dar conto delle vicende che hanno causato la morte di queste persone. Si tratta di vicende spesso rilevabili dalle varie pubblicazioni che hanno trattato questo tema. Ad esempio, sempre dell’A.N.P.I. Cremona, occorre citare “Pietre della memoria. I caduti nella Resistenza (1943-1945). Cippi, lapidi, monumenti”, edito nel 2010, a cura di Giuseppe Azzoni, Giorgio Carnevali, Angelo Locatelli ed Ennio Serventi.

Iniziamo dalla suddetta lapide collocata nel sottopassaggio pedonale del palazzo municipale di Crema, datata 25 aprile 1946, che riporta 16 nominativi di partigiani caduti, nell’ordine che segue: Angelo Alghisi, di Vaiano Cremasco, residente a Monte Cremasco; Martino Abbondio, di Capergnanica, ivi residente; Luigi Bestazza, di Castiglione d’Adda, ivi residente; Francesco Follo, di Pandino, residente a Crema (a lui viene intitolata, dopo la Liberazione, la 1ª Brigata del Raggruppamento Brigate Garibaldi “Ferruccio Ghinaglia”, che operava anche nel nostro territorio); Antonio Festari, di Crema, ivi residente; Carlo Guaiarini, di Romanengo, residente a Crema; Livio Guarneri, di Ricengo, ivi residente; Raffaele Lucini (in altre fonti, più correttamente, Lucini Paioni), di Crema, residente a Ripalta Vecchia di Madignano; Santo Moretti, di Crema, ivi residente; Tommaso Morrone (in altre fonti, più correttamente, Moroni), di Soncino (in altre fonti, di Salvirola), residente a Romanengo; Ernesto Manfredini (in altre fonti, più correttamente, Monfredini), di Castelleone, residente a San Bassano; Enzo Pirotta, di Fara Gera d’Adda, ivi residente; Antonio Pedrazzini, di Castiglione d’Adda, ivi residente; Gaetano Paganini, di Castiglione d’Adda, ivi residente; Cesare Rigamonti (in altre fonti, più correttamente, Rigamondi), di Crema, ivi residente; Linfardo Volonté, di Crema, ivi residente. Altri 3 caduti sono ricordati nella lapide posta sul fronte dell’edificio delle scuole elementari a San Bernardino di Crema: Alberto (in altre fonti Alberto Domenico) Cagni, di Crema, ivi residente; Ennio Vaccari, di Crema, ivi residente; Domenica (in altre fonti Cleonice o Domenica Cleonice) Boschiroli, di Crema, ivi residente. Queste due lapidi danno solo i nomi e i cognomi (come si è visto, non proprio precisissimi), mentre i dati ulteriori sono stati aggiunti in base ad altre fonti consultate in proposito.

Va detto che 8 dei 16 nominativi indicati sulla lapide posta sotto il palazzo municipale di Crema non risultano in A.N.P.I. 2020. Invece, i 3 indicati sulla lapide di San Bernardino vi risultano tutti. Degli 8 non menzionati nella lapide di Crema, 4 non sono nati a Crema e nemmeno vi risultano residenti. Ecco il motivo della loro non menzione. Bestazza, Pedrazzini e Paganini di Castiglione d’Adda e Pirotta di Fara Gera d’Adda sono infatti nati e residenti fuori provincia (a volte però nelle fonti Pirotta viene indicato come soggiornante a Crema). Inoltre, diventa difficile considerarli partigiani “cremaschi”, solo perché sono stati fucilati a Crema (i tre di Castiglione) o perché sono caduti in uno scontro a fuoco (Pirotta) dalle nostre parti. Monfredini (il quarto fucilato) risulta in A.N.P.I. 2020 come nato a Castelleone e residente a San Bassano, per cui non può essere considerato “cremasco”. Infatti, alle varie cerimonie commemorative intervengono i sindaci delle rispettive località. Invece per gli altri 4 valgono considerazioni diverse. Innanzitutto, Lucini Paioni, nato a Crema e residente a Ripalta Vecchia di Madignano, e Volonté, nato e residente a Crema, non indicati in A.N.P.I. 2020, dovrebbero essere aggiunti ai nostri partigiani “cremaschi”, visti i loro ruoli partigiani e le circostanze della loro morte. Così i nostri “partigiani combattenti” salirebbero da 104 a 106. Resterebbero da chiarire le ragioni delle non menzioni in A.N.P.I. 2020 di Guarneri, nato e residente a Ricengo, e di Rigamondi, nato e residente a Crema, che sono comunque indicati come “partigiani caduti” in alcuni elenchi e schede esistenti nella documentazione in A.N.P.I. ADSCR. Facciamo un atto di fiducia e contiamo pure questi altri due. Eccoci quindi a quota 108 partigiani (83 senza i 25 della Acqui).

Un aggiornamento importante alla lista dei caduti di tutto il territorio cremasco è offerto proprio da A.N.P.I. 2020, anche sulla base del citato testo A.N.P.I. “Pietre della memoria” del 2010. Infatti, ai caduti già menzionati se ne aggiungono altri 22, come da elenco che segue: Mario Bonomini, di Casale Cremasco, residente a Milano; Mario Scrigna, di Crema, ivi residente; Giacomo Fava, di Dovera, ivi residente; Umberto Granata, di Dovera, ivi residente; Angelo Zanoni, di Izano, ivi residente; Pietro Sordi, di Montodine, ivi residente; Giuseppe Cassani, di Palazzo Pignano, residente a Milano; Giuseppe Boschini, di Pandino, residente a Cappella Cantone; Zaccaria Labò, di Pandino, ivi residente; Vittorio Villa, di Pandino, ivi residente; Ernesto Cremonesi, di Ripalta Guerina, residente a Castelleone (catturato e deportato a Mauthausen, là morto il 19 marzo 1945); Giovanni Canevari, di Romanengo, residente a Trigolo; Pietro Bonali, di Soncino, ivi residente; Mario Callegari, di Soncino, residente a Soresina; Luigi Cattaneo, di Soncino, ivi residente; Francesco Maestri, di Soncino, ivi residente; Pietro Salvinelli, nato a Magno di Gardone Val Trompia, residente a Soncino; Pietro Tinelli, di Soncino, ivi residente; Luigi Vinoni, di Soncino, ivi residente; Angelo Volpari di Ticengo, residente a Olmeneta; Gaetano Cecchinelli, di Vailate, ivi residente; Francesco Macchi, di Vailate, ivi residente. Il “di” indica il luogo di nascita. Per residenza, si intende l’ultima prima della morte.

A questo punto, il totale complessivo sarebbe di 41 “partigiani combattenti” caduti riferibili a Crema e al territorio cremasco. Considerando sia il criterio della nascita, sia quello della residenza, 36 di loro risultano “cremaschi”, mentre 3 sono nati e residenti a Castiglione d’Adda, 1 è nato e residente a Fara Gera d’Adda e 1 è nato a Castelleone e residente a San Bassano. Essendo i precedenti 22 tutti menzionati in A.N.P.I. 2020, resta fermo, almeno sino a questo punto, il numero di 108 “partigiani combattenti” per tutto il territorio cremasco.

Diverse fonti consultate trattano anche del cosiddetto “eccidio di Spino d’Adda” del 27 aprile 1945, nel quale hanno perso la vita 10 persone. Di recente, con l’aggiunta di un neonato morto nelle stesse circostanze e per le stesse cause, il numero è salito a 11. Queste fonti, così come anche A.N.P.I. 2020, non sembrerebbero ricomprendere queste vittime tra le categorie partigiane in senso proprio. Ad esempio, pur essendo gli uccisi riferibili a Spino d’Adda, in A.N.P.I. 2020 questo Comune manca del tutto negli elenchi. Però in altre fonti alcuni di questi uccisi sono definiti partigiani. Ad esempio, Prassede Cantalupi e Agostino Romanò vengono a volte qualificati come combattenti partigiani. Anche questo aspetto merita degli approfondimenti. Per il momento, in termini prudenziali, si ritiene di non variare il totale complessivo dei “partigiani combattenti” sin qui accertato per il territorio cremasco. Le vittime di questo eccidio sono Francesco Baroni, Ambrogio Bellanda, Mario Bruschi, Angelo Butella, Prassede Cantalupi, Luigi Chiesa, Giacomo Dossena, Agostino Romanò, Agostino Soldati, Domenico Zanoletti e, da ultimo, Piergiorgio Bruschi, il figlio di tre mesi di Mario, morto poco tempo dopo per le ferite riportate al cranio a seguito della collutazione tra i militari tedeschi e la madre. Luigi Chiesa aveva solo sedici anni. Prassede Cantalupi, nonostante il nome, era di sesso maschile. Sugli equivoci provocati dal suo nome, si ritornerà successivamente. 

Un altro aggiornamento significativo fornito da A.N.P.I. 2020 è quello riguardante i partigiani cremaschi che hanno militato in formazioni estere. Questa documentazione riporta i seguenti nominativi: Gino Bonademi, di Bagnolo Cremasco, ivi residente, a Nimes con la Compagnie Italienne (Forces Françaises de lʼInterieur, F.F.I.); Giuseppe Carniti, di Bagnolo Cremasco, residente a Quintano, all’inizio nella II Brigata Volontari della Libertà in Valle d’Aosta e poi in Francia, con le Forces Françaises de lʼInterieur, F.F.I.; Luigi Moretti, di Chieve, ivi residente, con la Divisione Garibaldi in Bosnia; Rino Ferrari, di Crema, residente a Zanengo di Grumello Cremonese, con la Divisione Garibaldi in Jugoslavia (nel maggio 1944 catturato dai tedeschi, in lager fino alla Liberazione); Antonio Missotti (in altre fonti Mizzotti), di Crema, ivi residente, in Jugoslavia con l’Esercito popolare di liberazione jugoslavo (E.P.L.Y.); Antonio Seresini, di Offanengo, ivi residente, in Jugoslavia con l’Esercito popolare di liberazione jugoslavo (E.P.L.Y.); Giuseppe Gualdoni, di Vailate, ivi residente, dopo la fuga dal campo di concentramento tedesco, nel maggio 1944, in Jugoslavia con la Divisione Italia. Risultano quindi 7 “partigiani combattenti” esteri.

Torniamo ora ai 108 “partigiani combattenti” di tutto il territorio cremasco. A Crema abbiamo sull’argomento una fonte che ci è offerta dall’Archivio Storico Comunale. In questi fondi archivistici troviamo il Fascicolo 5579, Classificazione 1.12.5.6, Titolo “Partigiani”, Estremi cronologici “1945-1950”. Qui è archiviata la documentazione avente per oggetto “Disposizioni e corrispondenza circa il riconoscimento dell’attività partigiana ed elenchi dei riconoscimenti” (da ora in avanti F/5579 ASC). Gli elenchi regionali sono quelli già noti, riguardanti le province lombarde (e la provincia di Novara), per le quali era competente la Commissione Regionale per la Lombardia, con sede a Milano, in via Albania 36 (era la via Principe Umberto fino al 1946, rinominata via Albania per circa un lustro e quindi intitolata nel 1951 a Filippo Turati). Gli elenchi erano inviati dalle Commissioni Regionali ai Comuni nei quali avevano la residenza i soggetti destinatari delle decisioni prese sulle qualifiche (i “cittadini appartenenti a codesto Comune”, intendendo con ciò i residenti).

Questo criterio è diverso da quello del luogo di nascita, seguito in A.N.P.I. 2020. Tuttavia, grazie alle indicazioni che, come si è detto, sono inserite in A.N.P.I. 2020 sul luogo di residenza al tempo dell’assegnazione della qualifica, è quasi sempre possibile “incrociare” i dati per i soggetti presi in esame e quindi cercare di “quadrare” la situazione grazie a questo match analitico. Abbiamo deciso in precedenza di sommare ai partigiani nati nel nostro territorio quelli residenti, per cui questi elenchi regionali possono esserci molto utili. Ogni elenco doveva “essere esposto all’Albo Comunale per un mese”, alla scadenza del quale la Commissione emetteva “delibera che sarà definitiva a tutti gli effetti legali e amministrativi”. Come si è già detto, non mancavano le opposizioni, i ricorsi e i contenziosi. Ricordiamo che il titolo del decreto legislativo luogotenenziale 21 agosto 1945 n. 518 era “Disposizioni concernenti il riconoscimento delle qualifiche dei partigiani e l’esame delle proposte di ricompensa”. Queste “ricompense”, soprattutto se riferibili a periodi temporali cospicui ed a perequazioni di grado di un certo rilievo, costituivano un obiettivo di sicuro interesse, anche alla luce delle condizioni di vita esistenti, pure a Crema e nel territorio cremasco, nell’immediato dopoguerra.

Gli elenchi regionali in F/5579 ASC contengono le decisioni della Commissione Regionale riguardanti il Comune di Crema in merito a tutte e tre le possibili opzioni esistenti alla fine della fase deliberativa: quella indicata con la dicitura Partigiani, quella con la dicitura Patrioti e quella con la dicitura Non riconosciuti. Alla fine di ogni elenco era apposta una nota nella quale si specificava che, in taluni casi, per gli esclusi dal riconoscimento, era possibile ricevere un “attestato di Benemerenza in omaggio all’attività svolta a favore del movimento di resistenza”. L’attestato doveva essere “rilasciato dal Comando Generale C.V.L., che provvederà a farne invio agli interessati a suo tempo”. Ogni Comune riceveva diversi elenchi con le deliberazioni riguardanti i tre differenti esiti d’istruttoria per i soggetti residenti. Siccome però in uno stesso elenco erano indicati diversi Comuni, poteva accadere che, ricevendo il Comune di Crema un elenco riguardante i suoi cittadini, su quello stesso elenco fossero indicati anche dei Comuni del territorio cremasco con le relative attribuzioni di qualifica. Per questo noi oggi possiamo conoscere, grazie ad alcuni elenchi che hanno queste informazioni ulteriori, anche le assegnazioni di qualifica riguardanti altri Comuni del nostro territorio. Purtroppo si tratta di dati parziali. Per ricostruire la situazione in modo completo, bisognerebbe consultare tutti gli elenchi inviati direttamente nei vari Comuni del territorio cremasco. Ammesso che quasi ottant’anni dopo siano stati conservati. Del resto, anche per il Comune di Crema, non possiamo essere del tutto sicuri che, oltre agli elenchi consultati, allora non ce ne fossero altri.

Vediamo quindi i dati contenuti in questi elenchi conservati in F/5579 ASC. Gli elenchi sono 17, dei quali 4 del 1946, 9 del 1947 e 4 del 1948. Di seguito, vengono definiti in base all’ordine in cui sono stati rinvenuti in archivio e consultati (Primo Elenco, Secondo Elenco e così via), che non coincide necessariamente con l’ordine cronologico di emissione e trasmissione di quell’elenco al Comune di Crema. Alcuni elenchi contengono solo il nostro Comune, altri uno o due ulteriori Comuni del territorio cremasco. A volte un elenco contiene uno o pochi nominativi, altre volte un numero più cospicuo di soggetti. In genere è indicata la data di nascita per i Partigiani e i Patrioti, mentre per i Non riconosciuti si indica la paternità (“di” o “fu”, a seconda dei casi). Va detto che le specifiche personali contengono numerose imprecisioni, riguardanti i luoghi, gli stessi nominativi e altri aspetti. Anche le formazioni partigiane di appartenenza sono spesso citate in modo molto approssimativo (però sono sempre ricostruibili). Si sono indicate nel testo le correzioni solo nei casi ritenuti più opportuni.

Partiamo dai quattro elenchi del 1946. Come si è detto, il Comune anteposto è sempre quello di residenza. Seguono poi le qualifiche. Primo Elenco. Crema. Partigiani: Francesco Ronchi, detto Boem, nato a Castelleone nel 1924, Brigata Nello, Brigata Curiel, mesi 10, giorni 10. Secondo Elenco. Crema. Non riconosciuti: Emilio Buzzi, fu Italo, Divisione Beltrami. Terzo Elenco. Crema. Partigiani: Franco Guerrini, detto Bono, nato a Crema nel 1926, Brigata Sondrio, giorni 16 (partigiano ferito). Quarto Elenco. Crema. Non riconosciuti: Luigi Brignoli, detto Ascaro, di Francesco, Divisione Aliotta. Su Luigi Brignoli, fratello minore di Pietro, si veda Insula Fulcheria XLVII, 2017, “Le bombe della Repubblica”, pp. 383-415. Fallito il tentativo con la Commissione Regionale della Lombardia, riesce poi a procurarsi un riconoscimento partigiano con la Commissione Regionale dell’Emilia. É stato oggetto del secondo dei tre tentativi di depistaggio riguardanti gli autori dell’attentato al monumento di Vittorio Emanuele II.

Passiamo ai nove elenchi del 1947. Primo Elenco. Crema. Patrioti: Ezio Palmieri, nato a Milano nel 1927, Brigata I Maggio, mesi 7. Secondo Elenco. Crema. Partigiani: Giuseppe Patrini, nato a Crema nel 1931, Brigata 1ª Follo, giorni 1 (partigiano ferito). Terzo Elenco. Crema. Partigiani: Luigi Dossena, nato a Cabriano (probabilmente Ombriano) nel 1924, Brigata Alpi Grigne, mesi 19; Giovanni Nichetti, nato a Bolzone di Ripalta Cremasca nel 1925, Brigata Alpi Grigne, mesi 12; Bruno Zavatteri, nato a Crema nel 1926, Brigata Stafanoni (è la Brigata Stefanoni), mesi 10. Ripalta Cremasca. Partigiani: Francesco Denti, nato a Rovereto di Credera Rubbiano nel 1924, Brigata 89ª Poletti, mesi 10. Quarto Elenco. Ripalta Arpina. Patrioti: Mario Gazzoni, nato a Castelleone nel 1925, Ragg. Ghinaglia, mesi 5, giorni 7. Romanengo. Patrioti: Martino Bandera, nato a Romanengo nel 1911, Brigata Ghinaglia, mesi 8, giorni 25; Angelo Curlo, nato a Romanengo nel 1904, Ragg. Ghinaglia, mesi 11, giorni 25; Angelo Pisati, detto Mondinello, nato a Romanengo nel 1906, Brigata Ghinaglia, mesi 8, giorni 25; Tobia Scolari, nato a Soncino nel 1910, Ragg. Ghinaglia, mesi 19. Romanengo. Non riconosciuti: Tarcisio Baita, Natale Begnini, Pietro Bertolasi, Alcide Cattaneo, Luigi Cervi, Giuseppe Corbani, Antonio Ferrari, Attilio Galli, Luigi Gallina, Florindo Gladi, Ateo Giranti, Ambrogio Giussani, Luigi Gorlani, Giovanni Grechi, Luigi Guerrini, Plinia Maffezzoni Bassani, Mario Morelli, Gino Patrini, Guido Rizzo, Ambrogio Rocchetta, Carmelo Stanga, Giovanni Tansini, Paolo Zaninelli (di questi 23 richiedenti considerati Non riconosciuti, dei quali si sono dati solo i nominativi, 22 sono indicati come Ragg. Ghinaglia, mentre Plinia Maffezzoni Bassani è indicata col termine Propaganda).

Proseguiamo con gli elenchi del 1947. Quinto Elenco. Crema. Partigiani: Ettore Alpini, nato a Crema nel 1926, Brigata Ghinaglia, mesi 7; Barbara Saro, nata a Crema nel 1924, Brigata 1ª Ghinaglia, mesi 6 (evidente l’errore, dovuto all’inversione del nome e del cognome: si tratta di Saro, nome di battesimo, maschile, e Barbàra, cognome, con accento in modalità parossitona); Alfredo Galmozzi, nato a Crema nel 1922, Brigata Ghinaglia, mesi 11; Mario Marchesi, nato a Romanengo nel 1926, Brigata Ghinaglia, mesi 6; Pietro Pagliari, nato a Crema nel 1924, Brigata Ghinaglia, mesi 11; Bruno Paloschi, nato a Crema nel 1929, Brigata Ghinaglia, mesi 11; Felice Sabbia, nato a Crema nel 1927, Brigata Ghinaglia, mesi 6, giorni 25; Benvenuto Scaravaggi, nato a San Bernardino di Crema nel 1924, Brigata Ghinaglia, mesi 11. Izano. Partigiani: Vitale Zacchetti, nato a Santa Maria della Croce di Crema nel 1919, Brigata Ghinaglia, mesi 8, giorni 25. Izano. Patrioti: Giuseppe Zacchetti, nato a Campagnola Cremasca nel 1912, Brigata Ghinaglia, mesi 12. Soncino. Partigiani: Giuseppe Merlo, nato a Concino (si tratta in realtà di Soncino) nel 1916, Brigata Ghinaglia, mesi 13; Mino Zuccatti (si tratta in realtà di Mino Zuccotti, detto Ciaci), nato a Soncino nel 1923, Brigata Ghinaglia, mesi 6. Soncino. Patrioti: Stefano Scarpini, nato a Soncino nel 1922, Brigata Ghinaglia, mesi 13, giorni 25. Sesto Elenco. Crema. Patrioti: Nunzio Strada, nato a Crema nel 1921, Brigata Montezemolo, mesi 3. Settimo Elenco. Milano. Partigiani: Davide Bombelli, nato a Palazzo Pignano nel 1920, Fronte della Gioventù, mesi 10. Crema. Partigiani: Franco Galli, nato a Casaletto Vaprio nel 1926, Brigata Ghinaglia, mesi 10, giorni 29. Ottavo Elenco. Copergnanica (ovviamente, Capergnanica). Partigiani: Antonio Bettinelli, nato a Ripalta Cremasca nel 1924, Brigata Cesare Battisti, mesi 10, giorni 21. Crema. Partigiani: Lucindo Ronchi, detto Corazza, nato a Castelleone nel 1928, 15ª Brigata Rocco, poi Svizzera, mesi 7. Nono Elenco. Crema. Patrioti: Gaetano Pedrinazzi, detto Figaro, nato a Serniano (ovviamente, Sergnano) nel 1915, Brigata Rocco, mesi 2 più mesi 6 Svizzera. Crema. Non riconosciuti: Enrica Gandolfi Ronchi, detta Anita, di Antonio, Brigata Rocco.

A proposito di Enrica Gandolfi, va detto che la sezione A.N.P.I. di Crema e del Cremasco è intitolata a lei e al marito Francesco Ronchi. Inoltre, una via di Crema le è stata recentemente intitolata proprio in quanto partigiana. Risulta quindi strana questa bocciatura della Commissione Regionale della Lombardia, senza neppure il riconoscimento della qualifica di “patriota”. L’elenco è stato pubblicato nell’Albo Ufficiale del Comune dal 21 maggio al 26 giugno 1947, Prot. 5272. È strana anche l’assenza di Enrica Gandolfi tra i nominativi dei “partigiani combattenti” e pure dei “patrioti” in A.N.P.I. 2020. Forse c’è stato un suo ricorso, con un riesame della Commissione e poi un esito positivo della sua istanza. Si ringrazia chi fornirà conferma documentata di tale eventuale esito positivo. 

Passiamo ora ai quattro elenchi del 1948. Primo Elenco. Crema. Non riconosciuti: Domenico Bissa, di Carlo, Brigata Barba. Secondo Elenco. Crema. Partigiani: Angelo Fusar Bassini, nato a Copernianica (ovviamente, Capergnanica), senza data di nascita, di Bortolo, Brigata San Giusto, mesi 13. Terzo Elenco. Castelleone. Patrioti: Giuseppe Iacobbi (o Giacobbi), nato a Soncino nel 1926, Brigata Balladore, mesi 10, giorni 25. Crema. Partigiani: Pietro Brignoli, nato a Castelleone nel 1924, Brigata Balladore, mesi 9, giorni 25. Ripalta Arpina. Partigiani: Idolo Francesco Bianchessi, nato a Ripalta Arpina nel 1920, Brigata Balladore, mesi 6; Natale Grassi Scabrini (si tratta in realtà di Natale Grassi Scalvini), nato a Ripalta Arpina nel 1919, Brigata Balladore, mesi 6; Angelo Maccalli, nato a Madignono (ovviamente, Madignano) nel 1920, Brigata Balladore, mesi 6; Gianni Simonetti, nato a Ripalta Arpina nel 1918, Brigata Balladore, mesi 6; Giuseppe Spinelli, nato a Ripalta Arpina nel 1921, Brigata Balladore, mesi 6; Luciano Tadi, nato a Ripalta Arpina nel 1928, Brigata Balladore, mesi 6; Teresio Zaninelli, nato a Ripalta Arpina nel 1910, Brigata Balladore, mesi 6. Ripalta Arpina. Patrioti: Cesare Fieri (o Freri), nato a Ripalta Arpina nel 1904, Brigata Balladore, mesi 6. Ripalta Arpina. Non riconosciuti: Alvisio Bianchessi, di Romualdo, Brigata Balladore; Evelino Lucini Paioni, di Giacomo, Brigata Balladore; Giannino Tadi, di Pietro, Brigata Balladore. Quarto Elenco. Crema. Non riconosciuti: Mario Predari, fu Tommaso, Brigata Ghinaglia.

Nel Terzo Elenco del 1948 si è tenuto conto anche di Giuseppe Iacobbi (o Giacobbi), che pur essendo residente a Castelleone era nato a Soncino. Invece, sempre in questo Terzo Elenco, non si può tenere conto, ai fini delle nostre consuntivazioni numeriche “cremasche”, di ulteriori tre “patrioti” nati e residenti a Castelleone, che però facevano anche loro parte, insieme agli altri provenienti da Crema, Ripalta Arpina e Castelleone, della Brigata Balladore. Ecco comunque i loro nominativi: Pietro Marchesi, nato a Castelleone nel 1914, Brigata Balladore, mesi 10; Mario Palazzi, nato a Castelleone nel 1924, Brigata Balladore, mesi 10, giorni 25; Domenico Sacchi, nato a Castelleone nel 1926, Brigata Balladore, mesi 10, giorni 25. Nel complesso, risulta evidente da questo Terzo Elenco quanto fosse importante il gruppo dei nostri conterranei che, insieme a Pietro Brignoli, combattevano una guerriglia in campo aperto, sui terreni dell’Oltrepò pavese, contro le forze militari avversarie. Su Pietro Brignoli e sulla relazione riguardante le sue attività partigiane, si veda il precedente articolo pubblicato lo scorso 6 febbraio.

Le risultanze delle verifiche di questi 17 elenchi, per le ragioni che si sono dette, sono molto più significative per il Comune di Crema che per le altre località del nostro territorio (con la rilevante eccezione di Ripalta Arpina). In tutto, i soggetti di Crema e del territorio cremasco indicati negli elenchi sono 74. Di questi, 31 sono i “partigiani combattenti” riconosciuti tali, 12 i “patrioti” e 31 i soggetti “non riconosciuti”. I “partigiani combattenti” che appartengono a formazioni diverse dalle Brigate del Raggruppamento Ghinaglia, in particolare non appartenenti alla 1ª Brigata Follo, sono 18. Quelli del Raggruppamento Ghinaglia, in particolare della 1ª Brigata Follo, sono 13. La stessa distinzione, applicata ai “patrioti”, dà 5 soggetti non Ghinaglia e 7 Ghinaglia. Tra i “non riconosciuti”, ci sono 7 soggetti non Ghinaglia e 24 Ghinaglia.

Prima di queste verifiche, eravamo arrivati a un totale di 108 “partigiani combattenti” (83 senza i 25 militari della Divisione Acqui). Adesso occorre valutare se, negli elenchi in F/5579 ASC, abbiamo trovato dei “partigiani combattenti” che non erano stati indicati in A.N.P.I. 2020. Prima però dobbiamo ricordarci che, né in A.N.P.I. 2020, né in F/5579 ASC, abbiamo rilevato alcuni nostri “partigiani combattenti”, che invece vanno conteggiati. Sono Carlo Rossignoli, Ugo Chiappa e anche Luigi Brignoli, grazie al suo documentato ripensamento sull’Oltrepò pavese in favore dei colli piacentini. In questo modo arriviamo a 111. Per adesso, non aggiungiamo alcuna vittima dell’eccidio di Spino d’Adda, in attesa di approfondimenti. E resta da chiarire la situazione di Enrica Gandolfi, assente sia in A.N.P.I. 2020 che in F/5579 ASC.

Allora, ci sono dei “partigiani combattenti” di Crema e del territorio cremasco negli elenchi ufficiali della Commissione Regionale della Lombardia, conservati nel nostro Archivio Storico Comunale, che non sono stati considerati in A.N.P.I. 2020 (o che magari sono stati inseriti in altri Comuni e quindi da noi non rilevati)? La risposta è affermativa. Negli elenchi regionali ci sono ben 27 “partigiani combattenti” non menzionati in A.N.P.I. 2020, che quindi dobbiamo aggiungere. Infatti, soltanto 4 partigiani sui 31 risultanti dagli elenchi in F/5579 ASC si trovano in A.N.P.I. 2020: Merlo, Zuccotti, Ronchi (Lucindo) e Galmozzi.

Abbiamo adesso 138 “partigiani combattenti” (113 senza i 25 della Acqui). E abbiamo un 10% tondo di organico partigiano provinciale. La ricerca però non è finita. Su qualche altro nominativo vanno fatti approfondimenti. Mario Ugo Grassi, al quale è intitolata una via ad Annicco, è nato ad Annicco oppure a Crema, come indicato nel citato “Pietre della Memoria”? Giuseppe Boschini, menzionato nella relazione del C.L.N. di Cappella Cantone, “colpito da una scarica di mitra sparata da un soldato tedesco”, non era nato a Pandino? In A.N.P.I. 2020, tra i nati a Casale Cremasco, risulta solo Marco Bonomini: “1888, Casale, res. Milano. Giardiniere. Da ottobre 1943 Brigata 5 Giornate a Milano, catturato e fucilato 27.12.1944. Partigiano caduto”. Non risultano Giuseppe Bisleri, Giovanni Maffè, Giuseppe Saiani, nati a Casale Cremasco, e Francesco Bettoni, nato a Ricengo ma probabilmente residente a Casale Cremasco. I nominativi di tutti e quattro risultano da A.N.P.I. in ADSCR. Inoltre, non convince l’assenza in A.N.P.I. 2020 di Comuni come Spino d’Adda, anche a prescindere dall’eccidio del 27 aprile 1945, e di Rivolta d’Adda. In generale, l’impressione è che tutta la zona della cosiddetta Geradadda, per la parte della nostra provincia, possa fornire riscontri positivi in proposito.

Forse, il fatto che nel pandinasco, nel rivoltano e nelle zone limitrofe, a condurre e a svolgere le operazioni partigiane non fosse il Raggruppamento Ghinaglia ma fossero i comandi partigiani e i distaccamenti facenti capo alle strutture partigiane di Milano e di Lodi, potrebbe aver reso meno agevole la formazione di una base di dati più completa in A.N.P.I. 2020 per questi territori. Anche per questo motivo, si potrebbero svolgere ricerche nel contesto di Lodi. Amici lodigiani mi stanno segnalando diversi nominativi da verificare. Tre sono di nostri probabili partigiani caduti nei giorni della Liberazione: Basilio Casorati, nato a Rivolta d’Adda il 4 agosto 1890 e morto a Lodi il 27 aprile 1945; Luciano Patrini, nato a Ombriano di Crema il 21 maggio 1927 e morto a Lodi il 26 aprile 1945; Luigi Rizzetti, nato a Offanengo il 7 novembre 1893 e morto a Lodi il 27 aprile 1945.

L’A.N.P.I. Cremona, grazie all’ottimo lavoro svolto da Giuseppe Azzoni e dagli studiosi che hanno collaborato ad A.N.P.I. 2020, ci indica quanto si possa fare su questo tema e quali sviluppi possa avere questa materia. Forse anche nel territorio cremasco non mancano i giovani e preparati ricercatori che potrebbero portare avanti un lavoro, difficile ma non impossibile, di completamento di questa indagine, riguardo alla nostra città e al nostro territorio.

Avendo trattato tanti numeri, nomi e dati, mi scuso con i lettori per gli errori e le manchevolezze che potrebbero emergere dal testo qui pubblicato. Ogni correzione e precisazione sarà accolta con riconoscenza.

Ricordo infine quando, recatomi diversi anni fa a Premana sulle tracce del nostro Ferdinando Cazzamalli, ho scoperto che lì vicino, all’Alpe Casarsa, lungo il sentiero che sale a Barconcelli, l’8 ottobre 1944 era caduto in combattimento Mario Cereda, nome di battaglia Marino, nato a Rivolta d’Adda il 18 maggio 1922. Con lui erano caduti per fuoco nemico anche Guglielmo Pennati, di Casatenovo, Fernando Sala, di Cinisello Balsamo, e un quarto partigiano, rimasto sinora ignoto, il cui corpo fu ritrovato la primavera successiva. Una croce è stata eretta sul luogo di quello scontro armato. Erano della 55ª Brigata d’Assalto “Rosselli”, 1° Battaglione, 1° Distaccamento “Marx”. Ho poi scoperto che a Rivolta d’Adda gli avevano intitolato una via. I suoi resti sono stati traslati nel cimitero di Rivolta d’Adda il 27 maggio 1945. La motivazione della sua decorazione al valor militare, una “Croce alla Memoria”, riportata nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 7 settembre 1966, dice: “Nel corso di una missione, sorpreso da un reparto avversario, reagiva con il fuoco della sua arma. Ferito, continuava nella sua azione respingendo l’intimazione di resa finché, colpito una seconda volta, immolava la sua esistenza alla causa della libertà”. Ho pensato di utilizzare, a corredo di questo articolo, la sua fotografia e quella dell’Alpe Casarsa, dove poco distante la sua squadra era stata “attaccata improvvisamente a colpi di mortaio e di mitragliatrice pesante” (dal “Diario” di Sam, nome di battaglia di Franco Manzotti). Credo sia giusto, ogni tanto, ricordare anche i partigiani solitamente meno commemorati da noi cremaschi, soprattutto se morti con le armi in pugno. 

Per il momento, fermiamoci qui e rinviamo a un successivo articolo la parte sinora non trattata sul tema della Resistenza partigiana iniziata anche a Crema ottanta anni fa. Va dato il giusto risalto ad altri aspetti che meritano la dovuta considerazione. Tra questi, le attività e la composizione della Brigata 1ª Follo, nella quale hanno militato alcuni importanti partigiani cremaschi. Inoltre, anche l’argomento della partecipazione femminile alla guerra partigiana può offrire spunti di interesse. Alla prossima puntata.

Pietro Martini


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