80 anni fa il viaggio in bici di Guareschi lungo la via Emilia
«C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico.» La bella frase di Giovanni Pascoli sembra fatta apposta per quello che si chiama “Via Emilia – Experience the Italian Lifestyle: il nuovo “brand” turistico della Regione Emilia Romagna, ovvero un percorso ideale da Piacenza a Rimini passando per Ravenna e Ferrara; l’antica strada romana con oltre 2200 anni di storia diventa fil rouge per unire e comunicare le eccellenze dell’Emilia Romagna.”
Questo si legge nel sito dell’Apt regionale, ma questo “percorso ideale”, Giovannino Guareschi lo pensò e ci viaggiò la bellezza di 80 anni or sono. Il 27 giugno del 1941 Guareschi scriveva ad Aldo Borelli, direttore del Corriere della Sera: «Vi sottopongo il programma che io avrei ideato per il giro in bicicletta: Milano, Piacenza, Salsomaggiore, Parma, Reggio, Modena, Bologna, Cesena, San Marino, Riccione, Ravenna, Paludi Comacchio, Ferrara […] Via Emilia, repubbliche, spiagge, laghi, monti, autostrada: quale meraviglia! […] La mia intenzione sarebbe di mandarvi molti articoli: voi poi scegliereste i migliori. […] Scusate se mi permetto di farvi presente i miei desideri: […] 3) un talloncino su “La Domenica del Corriere” per poter pubblicare, occorrendo, la mia fotografia nel Chi l’ha visto? 4) un sedere di ricambio al termine del giro.»
Il “Corriere” pubblicò sei articoli di Guareschi, sul suo giro in bicicletta, sempre nell’edizione del pomeriggio. C’era la guerra, nel 1941, ma leggendo le cronache di viaggio di Giovannino, sembra che lungo la Via Emilia, alla fine, si trovasse un’altra Italia: con ogni probabilità ancora quella che oggi vuol far conoscere al Mondo la Regione Emilia-Romagna. La Via Emilia, per chiunque la percorra con il giusto spirito, diventa ben più di una strada: è una filosofia di vita. Ecco, dunque, le impressioni guareschiane sul viaggio lungo l’antica strada romana, quella che, per Giovannino, come il Po, comincia a Piacenza: «Ecco: il cicloturista, anche se grasso, sudato e cigolante, mentre macina il suo asfalto può sempre eseguire delle eleganti considerazioni d’indole morale e filosofica. L’automobilista e il motociclista non ne avrebbero invece il tempo. E questo è un altro lato della superiorità che ha la bicicletta sul motore.»
Basta guardarsi attorno, scrive Giovannino e lungo la Via Emilia si trovano infiniti spunti, come le tante cascine che si affacciano, con l’ingresso affiancato da robusti pilastri, proprio sulla grande strada: sulla facciata di una di esse il ciclo-cronista Guareschi legge “In questa casa non si bestemmia”. Scorrono i paesi e le città, sotto i pneumatici della Dei “superleggera” di Giovannino. Ecco Modena: «I principali meriti turistici di Modena sono mirabilmente riassunti in una cartolina che si può facilmente acquistare da qualsiasi tabaccaio. Nella cartolina, convenientemente disposti, si ammirano: la torre della Ghirlandina, uno zampone e una bottiglia di lambrusco. Riconosco che sia la Ghirlandina, sia lo zampone, si sono comportati correttamente nei miei riguardi. Il lambrusco meno. Altrimenti non avrei avuta la peregrina idea di inforcare, alle tredici e quaranta, la bicicletta per raggiungere con una bella volata Bologna.»
Giovannino si dimostra un cronista originale, al punto che, anziché parlare di monumenti e opere d’arte, visita un rifugio per cani e gatti abbandonati vicino Bologna, poi fa rotta per la Riviera, giunge a San Marino, quindi a Ferrara dove, dormendo con la zanzariera si sente “come un cotechino sotto la moscarola”.
Quindi l’approdo sulla riva del Po: i piccoli paesi accovacciati sotto l’argine, la fotografia di Castelmassa, che userà sette anni dopo per la copertina del primo volume di “Don Camillo” e la leggenda del “mulino fantasma”, cui bisogna portare frumento quando attracca accanto a un paese, altrimenti il mugnaio farà seccare tutti i raccolti. Lungo la Via Emilia, 80 anni fa, Guareschi comincia a trovare il suo “Mondo piccolo”. 80 anni dopo, sulla Via Emilia, possiamo ritrovarlo anche noi.
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