19 giugno 2024

Cambiano i nostri paesi, dopo 140 anni chiude la Scuola Materna Paredi di Zibello

Cambiano i tempi, cambia la storia e cambiano i fatti lungo le rive del Grande fiume. Nei centri rivieraschi dell’una e dell’altra sponda del Po, dove i rintocchi delle campane che suonano l’ Ave Maria, il Mezzodì e il Vespro, da tempi immemori si intrecciano e danno vita ad un concerto che solo stando sulle rive del fiume è possibile udire ed intimamente apprezzare, i giorni sembrano spesso trascorrere in una quiete quasi irreale. Si passa, quasi senza rendersene conto, dalle giornate fredde, gelide e nebbiose dell’inverno a quelle afose dell’estate e pare, a prima vista, che nulla cambi e che il minimo fatto, sull’una e sull’altra riva, possa diventare fonte di “notizia” per le chiacchiere da bar. La storia passa davanti ai nostri occhi, e sotto il nostro naso, portando invece a radicali modifiche. Tanti negozi hanno chiuso le saracinesche per sempre e, al loro interno, oggi buio e silenzioso, custodiscono le memorie ed i saperi laboriosi dei nostri nonni. Un declino certamente figlio dei tempi che cambiano, di rinnovate abitudini con colpe che, inutile negarlo, sono da “suddividere” anche tra noi stessi, gente di paese, che in tante occasioni abbiamo preferito le compere nei grandi “baracconi” in cemento oppure attraverso gli avveniristici metodi multimediali. Con buona pace del maestro Giuseppe Verdi, uno che Cremona la apprezzava sul serio e la frequentava  abitualmente ed ebbe a dire “Tornate all’antico e sarà un progresso” ma quel monito, tanto saggio quanto attuale, sembra caduto nel vuoto.

Tanti servizi, sull’una e sull’altra riva del Po, sono andati perduti ed anche così la vita e la storia dei nostri centri sono cambiati. Servirebbe un trattato, forse un libro, per rimarcare i mutamenti che i nostri paesi hanno subito soltanto negli ultimi tre o quattro decenni.

Oggi giusto soffermarsi su uno degli ultimi fatti che hanno modificato la storia, e l’immagine, dei nostri paesi ed in questo caso si fa un “salto” nel Parmense, a Zibello, dove da pochi giorni ha chiuso per sempre, dopo 140 anni esatti di onorato e prezioso servizio, la Scuola materna “Carlo Paredi”, un luogo che tanti cremonesi hanno certamente visto o “incrociato” nelle loro trasferte, magari gastronomiche, nella terra del culatello. Per la sua imponenza, le sue fattezze e, oggi, la sua vetustà, un luogo che non poteva certo passare inosservato. Tra le sue mura sono cresciute generazioni e generazioni di persone; ma da pochi giorni il portone d’accesso si è chiuso definitivamente ed un’altra pagina di storia del fiume, 140 anni dopo, si è chiusa. Grazie alla disponibilità di Gaetano Mistura, insigne ed instancabile storico locale, ex sindaco (per tre legislature) di Zibello (oggi sarebbe giusto scrivere dell’ex Comune di Zibello perché anche la storia degli Enti locali si è modificata e da alcuni anni il Comune è stato fuso con quello di Polesine Parmense) è possibile rendere pubblica una pagina bella e significativa di storia legata allo storico asilo. Gaetano Mistura è una  vera e propria miniera di ricordi, di vicende e di storie dei territori della Bassa Parmense. Storie che, spesso e volentieri, per ovvi motivi di vicinanza e non solo, si sono intrecciate con quella di Cremona, del Cremonese e del Casalasco. E’ inoltre autore di diverse pubblicazioni che non possono mancare nella personale libreria di chi desidera conoscere meglio il passato delle nostre terre. 

Ecco, di seguito, lo scritto di Gaetano Mistura

“Dopo 140 anni, come è già stato ricordato, nei giorni scorsi si è conclusa l’attività dell’asilo di Zibello.

Una lunga storia che si spegne, ma che ha visto il succedersi di infinite generazioni di bambini, pazientemente accolte per lo più da benevole e pazienti suore che hanno loro infuso i primi rudimenti del sapere, oltre che le prime regole di vita.   

Quella dell’asilo non è mai stata una vita facile, bambini provenienti da povere famiglie, costi sempre superiori alle risorse disponibili, solo la meritoria presenza delle suore, remunerate poco e a malapena, consentiva la prosecuzione dell’attività educativa. Ricordo che, quando si cominciò a ventilare l’ipotesi del loro ritiro da parte dell’Ordine cui appartenevano, l’allora presidente della struttura, don Giulio Onesti, ebbe ad esclamare “chiudo l’asilo e porto le chiavi in comune”. La circostanza non si verificò perché la pubblica amministrazione intervenne con adeguati e contributi a cui si aggiunsero generose donazioni da parte di privati, che fortunatamente consentirono poi la prosecuzione dell’attività fino ai giorni nostri, anche nel rispetto del pluralismo educativo.

Ma una svolta epocale nella vita dell’Istituto avvenne il 18 aprile del 1935. In quel giorno prese possesso della parrocchia di Zibello don Celso Ghiozzi. Un sacerdote all’apparenza umile, forse anche timido, ma con un temperamento e una forza di volontà di tutto rispetto.

Egli, già nel giugno successivo, dopo solo poche settimane dal suo ingresso in parrocchia scrive nelle sue memorie, poche e scarne, ma che ne lasciano intuire il carattere e la determinazione: “Giugno - Visto la necessità urgente di riparare o ricostruire ex novo il locale dell’Asilo in parte diroccante, durante il mese consacrato al S. Cuore, lo scrivente batte insistentemente per preparare gli animi alla generosa opera”. Poi a luglio, senza por tanto tempo di mezzo, ancora scrive:“Dopo diversi abboccamenti col Sig. Podestà Comm. Musini ed i maggiorenti di Zibello, il sottoscritto indice una adunanza in Teatro Comunale, gentilmente concesso, in cui rivolge caldo appello a pensare seriamente alla ricostruzione dell’asilo. Si forma un Comitato che studierà il modo di raggiungere il fine nobile, tanto e da tempo desiderato”.Poi, scrive ancora:“14 Agosto- Viglia dell’Assunzione di M. SS. Dopo diverse adunanze del Comitato sopraddetto, si decide una pubblica sottoscrizione e senz’altro si dà incarico al Sig. Ing. Zavaroni di fare il progetto del nuovo locale che verrà costrutto nell’appezzamento di terreno di appartenenza dell’Asilo stesso. Grande fervore in tutti...”. In settembre – ottobre, Don Celso annota che “benché un po’a stento buone persone sottoscrivono per l’erigendo asilo”.

Siamo negli anni turbolenti che precedono il secondo conflitto mondiale, gli anni dell’ ”oro alla Patria”,che il sacerdote sottolinea e del domani quanto mai incerto. Ma ugualmente il sacerdote non demorde e “Febbraio 1937: – riportano le “Memorie”– il Consiglio d’Amministrazione dell’Asilo “Paredi”, in una adunanza in Podesteria alla presenza del Sig. Podestà Comm. Musini, decide con ferma volontà, superando ogni difficoltà di mezzi, di luogo, di pregiudizi, di voler ad ogni costo costruire l’edificio nuovo per l’Asilo, non corrispondendo più l’attuale alle esigenze igieniche–sanitarie ed il parroco – presidente di diritto del consiglio d’Amministrazione dell’erigendo asilo da poco costituito– espone il piano finanziario secondo il quale l’opera verrebbe realizzata in prossimità del vecchio asilo che si vuole dismettere (la localizzazione poteva essere verosimilmente quella sulla quale verrà poi costruito l’attuale “cinema Excelsior”,adiacente al vecchio asilo che si voleva o ristrutturare o costruire ex novo sul munifico lascito di Paredi– n.d.r.). A questa ipotesi si oppone fermamente il Podestà che, ritenendo l’area inadeguata, ritira anche un finanziamento di £ 10.000 che il comune aveva promesso di dare.

“Subentra un moto di scoramento generale «Brivido di terrore»”,scrive don Ghiozzi e aggiunge:“alcuni mormorano: «non si farà mai», ma lui sottolinea:“Si farà!, si deve fare per l’onore di Zibello, per il bene dei bambini”. Poi, nel corso della stessa tempestosa riunione, con un lampo di genio, l’arciprete, di nuovo, “si farà!, purché la nobile assemblea non mi bocci la proposta che lancio”  e, seduta stante, presenta un nuovo piano finanziario, evidentemente più equilibrato rispetto al primo e più alla portata delle risorse disponibili. 

Con evidente compiacimento, riporta don Ghiozzi: “La proposta viene accettata, il grave problema è risolto.Immediatamente si dà ordine al Geom. Michelazzi Sig. Zeno di fare un progetto nel più breve tempo. La tempestosa adunanza felicemente ha termine. Un senso di sollievo pervade ogni animo. La Commissione Amministrativa dell’Asilo trionfante si mette all’opera. La più grande difficoltà è vinta. Il Sig. Comm. Musini dona l’area ove verrà fabbricato il nuovo asilo”. 

Il 1° aprile di quello stesso anno “si chiude l’asilo. Le RR. Suore Minime del S. Cuore lasciano Zibello per rientrare alla Casa Madre durante la costruzione del nuovo edificio dell’asilo. Sentono e sentiamo il distacco, ma speriamo per poco tempo. Ritorneranno nel nido nuovo che la generosità di Zibello saprà loro preparare. Il progetto è stato presentato. È approvato dalla Prefettura. Si danno i lavori in appalto al Mastro Meloni. Oggi stesso viene tracciato il terreno di proprietà ormai dell’Asilo. Con compiacenza il Presidente dell’Asilo, il Podestà alcuni membri del Consiglio d’amministrazione ed altri vedono tracciate pure le fondamenta. Deo gratias!”

A S.E Il vescovo Mons. Vianello, in visita a Zibello, viene mostrato il cantiere del nuovo asilo che si è innalzato per circa 2 metri. Poi in ottobre don Ghiozzi ci informa che “L’asilo avanza: Mirabile la costanza dell’Amministrazione. Con tenace volontà vuole superare ogni (non lieve) difficoltà”.

All’inizio del nuovo anno 1938 il parroco annota che “il fabbricato dell’Asilo, lentamente, ma con costanza va completandosi”. Il 2 luglio seguente, giorno di fiera, dà notizia di una festa di beneficenza il cui ricavato servirà per l’arredamento.

Don Ghiozzi, al fine di non frapporre ulteriori ostacoli alla prosecuzione dei lavori, compì un altro passo che gli costerà sacrifici e rinunce. Con un esborso di tasca propria di 35.000 £, acquista dall’ente asilo (vecchio) i locali ad esso lasciati dal benefattore Paredi, che comprendevano, oltre a quelli attualmente occupati dal circolo degli anziani, anche quelli poi sede della Banca dell’Agricoltura, che, quanti vecchi come me, ancora ricorderanno.

Don Ghiozzi annota: “Da tutti è ben visto questo gesto, che tenta anche di conservare i vecchi locali al primo scopo che il testatore Carlo Paredi ha mirato con la generosa sua offerta alla Parrocchia: l’educazione della Gioventù in modo particolare delle fanciulle. Commenti? non ne mancano: « Come farà l’Arciprete col suo magro introito a coprire il debito? Se lo tirerà dietro fin che campa! Fa un bel rischio. È stato ardimentoso! È stato imprudente!» si vedrà in seguito”. Ma rivelando la sua caparbietà e la sua ostinazione per il bene comune aggiunge:“È opera buona? Si. Buona e necessaria. Tira diritto!”. Questo era Don Celso, un pretino di campagna, capace di opere che hanno lasciato il segno.

Seguono gli anni torbidi della guerra, alla fine dei quali il prete scrive: 

9 aprile (1945): celebra in Parrocchia la sua Prima S. Messa solenne il Rev. Don Temistocle Corradi, figlio della Parrocchia. Festeggiamenti imponenti al mattino con la S. Messa; nel pomeriggio grande accademia in onore del festeggiato al Teatro Comunale. Don Corradi è il primo Sacerdote del luogo dopo tanti anni. 

“Finalmente cessa la guerra. Un’era nuova sembra schiarirsi, ma lascia vedere la distruzione. L’Italia è semischiantata. Senza case, senza ponti, senza porti, senza ferrovie, senza strade. Debole Comando! Come si risolleverà?”.

“Contemporaneamente si è curato l’istituzione dell’Oratorio Maschile, adattando locali del vecchio asilo Paredi, acquistato dall’Ente dall’Arciprete Don Ghiozzi per questo fine. Superata l’estrema necessità di mezzi finanziari con grande sacrificio e tenace volontà si è portato a termine anche quest’opera tanto necessaria”.

Aveva scritto l’Arciprete:“È opera buona? Si. Buona e necessaria. Tira diritto!”, così ha fatto e così ora sottolinea con legittimo compiacimento.

Nelle “Memorie” del nuovo asilo non viene registrato più nulla: non la conclusione dei lavori, non il rientro delle suore, non la ripresa dell’attività. 

Ma la testimonianza di don Celso è tale da farci ben comprendere quanto egli si sia speso per quest’opera che nel volgere di pochi anni è stata concepita, voluta e realizzata.

Una cosa è certa: che fin dal suo ingresso nella parrocchia di Zibello, l’asilo è stata la sua prima assillante preoccupazione e tanto ha fatto finché non l’ha vista realizzata”. 

Nella  foto-cartolina in bianco e nero che pubblichiamo l’asilo risulta completato. In essa, in primo piano in basso, si scorge ancora la presenza dei binari del tram. 

E’ noto – ricorda ancora Gaetano Mistura - che la strada ferrata, ormai soppiantata,venne smantellata in brevissimo tempo negli anni ‘39 e ‘40 del ‘900 per poi destinare il materiale rotabile all’industria bellica

Si può pertanto ricondurre a quegli anni anche la conclusione dei lavori di costruzione del nuovo edificio.

Don Celso Ghiozzi, un sacerdote e parroco dal piglio deciso e intransigente, al quale va ascritto il merito senza “se” e senza “ma” del nuovo asilo che negli ultimi 80 e più anni ha ospitato i bambini della parrocchia di Zibello.  Tante altre furono le opere realizzate da don Ghiozzi, sacerdote dal temperamento forte e determinato. Egli fra l’altro svolse anche un vigoroso sostegno a favore della costruzione del ponte in barche sul Po a Zibello in contrapposizione alle pretese di Roccabianca. L’opera non si fece, ma la sua voce egli la fece sentire,senza timori e senza reticenze.

Colpito da inarrestabile malattia nel luglio del 1958, chiuse la sua operosa esistenza nell’ospedale “Dagnini” di Zibello l’1/9/1961. Era nato a S. Vittore di Salsomaggiore T. il 6/4/1896. Requiescat in pacem” (Gaetano Mistura).

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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