7 novembre 2024

Una lapide e le grandi piene del Po dei secoli passati nel cremonese. Tutte le date delle più grandi alluvioni sul territorio

Trecentosettanta anni fa il Grande fiume inondava il centro di Cella Dati e larga parte del cremonese e del casalasco. Erano tempi diversi, tempi in cui non esistevano le difese arginali di oggi, le esondazioni erano molto più frequenti e si espandevano ben oltre i territori dei centri rivieraschi. Così ecco che durante una delle alluvioni più rovinose del Po, venne allagata anche Cella Dati che, dal fiume, dista una decina di chilometri.

A ricordarlo non sono solo i libri di storia ma anche le pietre “parlanti”, come potrebbero essere definite. La storia non sempre viene tramandata solo tra le pagine dei libri, o tra i racconti delle persone, ma spesso resta anche scritta tra le lapidi e i monumenti che si trovano ai crocevia, nelle piazze e negli angoli dei nostri borghi. Frammenti di storia scolpita nella pietra che spesso non vengono nemmeno notati; ci si passa di fronte senza nemmeno fermarsi un istante a leggere. Sarebbe importante farlo, per conoscere, fissare e tenere a mente la storia dei nostri villaggi e di coloro che ci hanno preceduti. 

A Cella Dati, all’imbocco degli storici portici del vecchio paese spicca una lapide che ancora ricorda l’inondazione  del Po del 4 maggio 1654 ma anche quella del 4 novembre 1705. “Fino qui – recita la lapide – pieni di paura, vedemmo la furia del Po e vedemmo anche che pose qui i suoi confini”. L’inondazione del 1654, va ricordato, fu tra le più rovinose e comportò la rottura degli argini nel cremonese, nel mantovano e nel ferrarese. Quella del novembre 1705 fu addirittura una della più drammatiche per l’estensione dei territori inondati, per i gravissimi danni arrecati alle popolazioni padane, sia in termini di vite umane, che di distruzione di beni materiali.

Anche Cremona e il suo territorio furono sommersi dall’alluvione e ci furono tanti morti oltre a danni incalcolabili. Le cronache dell’epoca ricordano che proprio il 4 Novembre si aprirono 14 rotte negli argini del Po nella zona di Casalmaggiore, e l’acqua uscì con una tale violenza che devastò ogni opera umana, facendo crollare le case e uccidendo uomini e animali. La lapide di Cella Dati, posta quasi a ridosso del suolo, ricorda entrambe queste calamità che non risparmiarono il paese e rappresenta un prezioso pezzo di storia, da conservare e tutelare, capace di “parlare” a chiunque le passi davanti e trovi un istante per fermarsi. 

A proposito di piene val la pena ricordare che le maggiori che interessarono i nostri territori avvennero di frequente tra il 40 ed il 65 dopo Cristo e poi negli anni 886, 1014, 1082, 1085, 1087, 1240, 1278, 1280, 1293, 1294, 1327, 1331, 1336, 1341 (in questa occasione il fiume demolì le mura di Cremona), 1411, 1437 (con rottura totale degli argini nel Casalasco) , 1440, 1454, 1474, 1478, 1494, 1496, 1522, 1524, 1527, 1541, 1560, 1585 (con rottura degli argini a Casalmaggiore e allagamento di Sabbioneta e Viadana), 1595, 1596, 1609, 1640, 1647 (vennero inondate Cremona e Casalmaggiore), 1652, 1654, 1658, 1685, 1704, 1705, 1706, 1733, 1801, 1830, 1833, 1839, 1879, 1886, 1951, 1994 e 2000. Per la cronaca la sola alluvione del 1331 causò oltre 100mila morti e  tra il 1801 ed il 1876 il fiume ruppe gli argini più di duecento volte. Solo dopo i primi interventi di difesa con la costruzione degli argini le alluvioni si ridussero drasticamente. 

Eremita del Po

Paolo Panni


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commenti


Lombardi dante

9 novembre 2024 09:39

Bravo.molto interessante, specialmente nel cremonese .complimenti.Se possibile pubblicazioni in merito.grazie.Buon lavoro.