Il Movimento contro l'abbattimento dell'ospedale chieda ai partiti di cambiare strada
Nella lettera del 17/2 edita sul Blog Zanolli, Fernando Cirillo sostiene che movimenti e comitati dovrebbero guardarsi dalle lusinghe dei partiti pronti a mettere il cappello su iniziative nate e condotte dal basso perché le idee cui danno voce “sono troppo importanti per finire nel tritacarne della politica ”. Oggi 18/2 nel suo editoriale su Cremonasera Antonio Grassi riprende il tema con un altro approccio.
Ringrazio di questi spunti che incrociano una tematica importante alla luce dei problemi del territorio e dell' imminente chiamata alle urne. Di quanto io sia convinta della necessità di tener separati movimenti e cam- pagne elettorali di qualsivoglia parte sono ben consci e informati tutti i membri del 'Movimento per la ri- qualificazione del Maggiore'. Quanto mi sia battuta contro anche solo ogni ipotesi di cedimento al compro- messo è storia del Movimento stesso. E ora che che un argine importante è stato messo, col solo obiettivo di salvare le ragioni del Movimento da eventuali e non escludibili rovesci elettorali, si guarda avanti.
A Grassi che propone con verve polemica per Cremona al voto “la via di fuga", cioe' un vero cambio di rotta, chiedo cosa osti a questa auspicabile via dal momento che l' “argine " lascia aperte praterie a quei partiti che volessero difendere le ragioni del Movimento e dei movimenti in genere. Ben vengano questi partiti o liste e che siano numerosi i convinti paladini di queste cause magari "col coraggio di essere minoranza nelle istituzioni", al netto, s'intende, del retropensiero di salire, poi, sul carro del vincitore, anche solo sul predellino posteriore ma nella direzione “della continuità” stabilita da chi ha in mano le redini. Il risultato si gioca sulla credibilità della candidatura.Non è " volare alto "distinguere vita dei movimenti e vita dei partiti, non è "temere di sporcarsi". I movimenti si sporcano scendendo sul terreno della 'mission impossible' di ottenere spazi di dialogo-confronto con le istituzioni barricate e arroccate sui loro fronti; fanno così il loro lavoro e regalano ai partiti temi caldi per i programmi elettorali, ma sono i partiti che devono trovare loro a questo punto il coraggio "di correre il rischio di infangarsi", di essere minoranza nelle istituzioni e di misurarsi finalmente con i dati di realtà dei problemi del territorio come fino ad oggi si è scelto di non fare. Che senso ha che un partito fagociti un movimento se riconoscendosi credibilmente nelle le idee del movimento può aspirare ad avere i consensi di movimentisti e sostenitori? Non è con l' "occupazione" dei movimenti che i partiti portano al successo le idee dei movimenti, ma è assumendo le idee dei movimenti per portarle "nelle istituzioni, negli organismi elettivi, nel Comune " che queste idee possono trovare concrete risposte. Se provo a fare sintesi, resto dell'idea che non si possa chiedere al Movimento e ai movimenti in genere ciò che compete ai partiti, movimenti e partiti ciascuno per strade proprie. Il 'Movimento per riqualificare il Maggiore' studia le carte, batte le piazze, bussa alle porte, quelle dei privati cittadini e quelle delle istituzioni, denuncia i problemi e si fa portavoce del dissenso. Chi si candida a rappresentare il territorio si impegni,se condivide, a "portare a terra"nelle istituzioni questo lavoro. È il compito dei partiti. Certo di quelli che costruiscono i programmi sui bisogni e i problemi dei territori. Gli altri, quelli che scelgono "il cambiamento nella continuità" quando urge cambiare direzione, hanno ancora qualche margine di tempo per quello che in burocrazia si chiama "ravvedimento operoso". Il 'Movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona' è qui insieme a migliaia di Cremonesi di città e provincia a chiedere tavoli di confronto, non quelli fasulli di ratifica del già deliberato, ma quelli, dovuti per legge ( dl.833 /78 e segg.), dove si decide in ragione dei bisogni e delle comparazioni costi-benefici sull'opzione recupero del Maggiore o nuova edificazione.
Del resto lo stesso architetto Cucinella, progettista del nuovo ospedale, allievo e ora collaboratore di Renzo Piano, abbraccia e professa nei suoi scritti, libri e interviste la filosofia del suo maestro che contro la scelta "di buttar giù il costruito e costruito male e di puntare sulle grandi opere" sposa” il recupero gestito con tavoli di progettazione in sinergia con i cittadini” (da “Per un nuovo Rinascimento”). Si chiama architettura 3.0 e si chiama anche gestione democratica delle risposte ai bisogni che le amministrazioni devono ai loro amministrati nonché elettori.
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