15 anni fa se ne andava Mario Mantovani, un grande artista tra musica, poesia e tanti libri
Ci sono storie che dovrebbero essere raccontate, che si prova a raccontarle, ma che continuano a sfuggire e a nascondersi negli anfratti della memoria. Tra quelle musicali, ma non solo, che si annidano nascoste nel nostro territorio c’è senza ombra di dubbio quella di Mario Mantovani. Forse perché l’artista, scomparso 15 anni fa (il 24 novembre del 2006) era difficile da inquadrare. Non era un cantautore, anche se le sue canzoni sono bellissime, non era un poeta, non era uno scrittore (anche se ha pubblicato un bel po’ di libri), non era un teatrante (anche se dai suoi scritti sono stati tratti molti spettacoli, anche recentemente).
Non era cremasco, anche se a Crema era di casa e cremasco era considerato, ma era di Orzinuovi. Insomma diciamo un orceano di adozione cremasca, professore per lavoro cantautore per vocazione. Non so. Una delle sue produzioni musicali, tesori introvabili che sarebbe ora di ristampare, o rendere fruibili da qualche parte, si intitolava Senza Luogo, perfetta, tanto che nel 2018 una armata Brancaleone di amici suoi e di appassionati di musica ha inscenato a cavallo tra il teatro Galilei di Romanengo e Casale Cremasco una due giorni per ricordarlo. Una manifestazione che portava proprio Senza Luogo come titolo. Con tanto di targa Mantovani assegnata ad un giovane cantautore cremasco, i ricordi degli amici di sempre come Fausto Lazzari o Alex Corlazzoli. Una serata toccante ricca di musica ma soprattutto la promessa di provare a far diventare l’avvenimento un appuntamento fisso, magari un concorso musicale. Promessa disattesa. Così come non si sa che fine ha fatto la raccolta di firme che era stata fatta partendo dal CFP di Crema, dove Mantovani ha insegnato ed è stato preside, per intitolargli la scuola. Niente. Mantovani continua a sfuggire. Sono poche anche le immagini che lo rappresentano (cercate su YouTube, ci sono un paio di vecchi video). Quasi tutte custodite nelle preziose teche del Centro di Ricerca Alfredo Galmozzi. Immagini recuperate da vecchie VHS donate al centro dal figlio Enrico, valente musicista di estrazione blues. Eppure Mantovani è andato spesso fuori dai confini cremaschi facendosi amare ed apprezzare da tanti musicisti italiani in maniera trasversale. Per fare un esempio una sua canzone poesia, Le castagne matte, chiude il disco Dremong, ultimo pubblicato nel 2014 dal cantautore genovese Max Manfredi. E nulla, non ha una pagina web, uno spazio su Wikipedia, una pagina Facebook… se cercate informazioni in rete ovviamente finirete per incocciare quelle riguardanti il suo omonimo politico di Forza Italia, o tuttalpiù quelle riguardanti l’anarchico milanese, o quell’altro Mario Mantovani musicista si, quello che fu deputato del Regno d’Italia. Eppure di cose ne ha fatte eh. Tanti libri piccoli capolavori sparsi per tanti piccoli editori. Su tutti quel Riso amaro del 2003 che uscì nientemeno che per Stampa Alternativa, ma poi anche L'uomo delle bambole del 1988 per Vallecanonica, poi ancora Voci d'Acqua del 2001 per il Vascello che pubblicò anche I treni sbuffavano sulle loro vite. Nato nel 1948 Mantovani ha spesso raccontato di cose avvenute ben prima che nascesse. Quelle atmosfere e ambiente di gente di pianura venuta su tra fossi e resistenza che spesso sono finite nei suoi dischi, tutti introvabili usciti solo su cassetta: Strada Statale 235 del 1987, Prima che Parigi bruci del 1989, Senza luogo del 1990, Lettere della memoria del 1993 e Novecento del 1995 ed il primo e unico CD che risale al 2002 e si intitola Resolvez-vous messieurs, disco dove suonava gente del calibro di: Giorgio Cordini, Stefano Cattaneo, Giulia Somenzi e Lorenzo Riccardi.
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