"Cari medici, stravolgere Area Donna è uno spreco di soldi pubblici e privati". Durissima risposta del presidente di Arco ai vertici dell'ospedale
"Stravolgere gli spazi di Area Donna a distanza di soli 5 anni, rappresenta uno spreco di risorse pubbliche (le nostre tasse) e private, che non trova giustificazioni, tanto più che il progetto di realizzazione strutturale del Cancer Center nell'attuale ospedale è stato, proprio in questi giorni, accantonato da Asst Cremona (decreto di revoca 09/03/2022)".
E' durissima, circostanziata e ficcante la risposta inviata da Matteo Tedoldi, presidente di Arco Onlus, in risposta alla presa di posizione con la quale 25 medici, nei giorni scorsi (il 2 aprile per la precisione), hanno preso le difese dei vertici dell'ospedale di Cremona a fronte della battaglia che si è aperta sulla soppressione di Area Donna e, più in generale, sulla riorganizzazione dell'ospedale stesso (qui la lettera dei 25 medici).
E' forse solo il caso di ricordare che ARCO, Associazione per la Ricerca in Campo Oncologico, è oltretutto tra i finanziatori dell'ospedale per progetti d'eccellenza come la Breast unit.
Ebbene, nella sua risposta ai medici che hanno preso le difese del direttore generale, tra le varie cose Tedoldi replica: "Evitate (rivolto ai medici e alla loro lettera; ndr) di contestualizzare le ragioni della protesta, che è sì legata alle recenti modifiche strutturali del reparto, ma che si pone l'obiettivo principale e specifico di scongiurare il progressivo depotenziamento/smantellamento della Breast Unit dell'ASST a favore di realtà private".
Dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato ad avere quella vera e propria eccellenza che è la Breast Unit di Cremona, il presidente di ARCO riporta i numeri che evidenziano il calo, dal 2019, della stessa (depotenziamento, smantellamento? si domanda Tedoldi). Il presidente di ARCO ricorda inoltre il caso delle tre radiologhe esperte e stimate che hanno "abbandonato l'ASST di Cremona per un altro impiego" e fa cenno alle "rilevanti difficoltà" che da mesi si registrano nell'accesso al reparto, sia per le visite che per gli accertamenti strumentali, come mammografie ed ecografie.
Poi le stoccate: "La goccia che ha fatto traboccare il vaso - scrive Tedoldi - è la radicale riorganizzazione degli spazi e delle aree di cura che sta procurando disagi di tutti i tipi alle pazienti, costrrette ad attendere per ore, in situazioni logistiche assolutamente inadeguate per una terapia o un accertamento. Ci ha fatto male leggere le tante testimonianze di Donne, malate, fragili, impaurite che, da un giorno all'altro, sono state private dei riferimenti a cui erano abituate e sono state costrette ad affrontare il loro personale calvario in una situazione logistica del tutto precaria. Cari medici, non basta dire che nulla è cambiato a livello clinico (ci mancherebbe), anche l'aspetto umano è fondamentale per la riuscita della cura (...)".
Annota ancora Tedoldi: "Abbiamo invece il timore che l'attuale situazione di difficoltà di accesso ai servizi della Breast Unit porti le pazienti a rivolgersi in modo massivo alla sanità provata e che la drastica diminuzione del numero delle pazienti trattate, comporti una diminuzione delle risorse dedicate (peraltro già in atto) generando un circolo vizioso che si autoalimenta".
In chiusura, Tedoldi ammonisce: "La protesta (a difesa di Area Donna; ndr) è trasversale, senza fini partitici né strumentali. Coinvolge tante Donne, e gli Uomini che con loro condividono il percorso di cura. L'intero territorio provinciale considera Area Donna come una sua eccellenza di cui non vuole essere privato. Questo è il punto".
Qui il testo integrale della lettera di Matteo Tedoldi, presidente di Arco Onlus.
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