"Il Novecento di Mario Coppetti", al Museo del Violino 90 opere d'arte che parlano di storia, di sentimenti, di umanità e di Cremona
Nelle novanta opere di Mario Coppetti nella Sala Amati del Museo di Cremona c'è tutta la sua arte. Fusa, inscindibile, con la sua storia personale, con la sua passione civile, con le sue battaglie civiche e di libertà ed è legata strettamente a Cremona, alla sua città che ha amato in maniera profonda. Per questo nei presenti alla inaugurazione di questa sua mostra ("Il Novecento di Mario Coppetti" Nell'atelier dello scultore) c'era un senso di gratitudine verso questo un custode dell'impegno civico e della storia oltre che per fare memoria della sua grande arte. Lui accoglieva tutti nel suo studio di via Chiara Novella, con il grembiule da lavoro, e si parlava d'arte, di politica, di valori e della città.
Poco prima del taglio del nastro è stato il curatore della mostra Rodolfo Bona a tracciare il percorso della bella rassegna di questo artista che lavorava la terracotta, il gesso, il marmo. E la figlia di Mario, Silvia che si è detta felice che questo 25 aprile in città ci sia una mostra dedicata a suo padre che dell'antifascismo ha fatto la battaglia ideale della sua vita. L'assessore alla Cultura Luca Burgazzi ha voluto sottolineare come dopo il brutto periodo della pandemia, Mario Coppetti sarebbe stato orgoglioso di poter ridare il via alla ripresa della vita culturale nella sua città e nel museo del violino, in quel Palazzo dell'Arte che l'aveva visto battersi in prima linea quando qualcuno lo voleva museo del calcio o altro.
Poi il sindaco Galimberti ha mostrato ai presenti alcune opere del bel catalogo della mostra affermando che si tratta di opere quanto mai attuali con la guerra in corso: la Pietà laica, la libertà, il grido d'aiuto, la disperazione, il dramma, la madre e il figlio. Tutti temi, purtroppo, attuali e ben presenti nel vissuto e nell'arte di Mario Coppetti. Poi il via alla mostra. L'arte di Coppetti emoziona e trascina la memoria, i ricordi, i pensieri. E' una mostra da vedere e rivedere, perchè ogni opera di Coppetti riesce a parlare al visitatore. Fin dall'ingresso nella mostra con il grande bronzo della "Morte bianca" dedicata agli alpini caduti in Russia o davanti allo splendido ritratto di "Mia madre" che nel 1938 consacrò Coppetti esule in Francia e studioso di Rodin tra i grandi scultori contemporanei. E poi le Pietà, le Madonne, i ritratti dei grandi artisti cremonesi, Leonida Bissolati, i cavalli, i nudi. La mostra si conclude con la ricostruzione del suo studio, quello dove lavorava, dove leggeva, dove incontrava le persone.
Il fotoservizio è di Gianpaolo Guarneri (Foto B12)
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