"Proteggere i beni culturali dal riciclaggio" esperti a convegno a San Marino
Si è svolto a San Marino l’annuale incontro del World Protection Forum, format nato nel 2020 da un’idea dei fondatori di Kelony, prima agenzia al mondo di valutazione del rischio, con lo scopo di fornire a persone, governi, aziende informazioni strategiche e strumenti per la loro protezione e sviluppo. Il tema dell’incontro, che ha coinvolto diversi relatori del mondo istituzionale, aziendale, scientifico e artistico, è stato quello della Compliance analizzata sotto diversi profili, tra i quali l’analisi della conformità a determinate norme, regole e standard applicati anche ai beni culturali e al commercio d’arte. Le diverse relazioni hanno messo in luce non solo la necessità del rispetto di specifiche disposizioni impartite dal legislatore nazionale, sovranazionale o internazionale e da autorità di settore, ma anche la necessità di un’azione congiunta dei vari attori al fine di una più attiva condotta di protezione del patrimonio culturale salvaguardandolo da azioni di riciclaggio. Dalle relazioni che si sono succedute sono emersi due livelli di attenzione percepiti in maniera differente: alto, quello dell’opinione pubblica rispetto al fenomeno in sé ed al fatto che quadri, opere d’arte e strumenti musicali antichi possano essere utilizzati per “ripulire” i proventi illeciti; medio, quello degli operatori del settore rispetto ai rischi e alle sanzioni in cui possono incorrere, spesso a causa di una scarsa consapevolezza degli obblighi loro imposti dalla normativa antiriciclaggio vigente. Non sono ancora numericamente significativi gli operatori professionali di beni culturali ed artistici consapevoli della normativa antiriciclaggio esistente e in grado di assolvere con diligenza i molteplici obblighi imposti dalla legge. A tal proposito è stata di notevole interesse la relazione del gen. Vito Giordano, comandante del Nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle di Roma, che ha ricordato i contenuti del D. Lgs. 231/2007 che impone specifici adempimenti ai soggetti che esercitano attività di commercio di cose antiche in virtù della dichiarazione preventiva prevista dall’articolo 126 TULPS e ai soggetti che esercitano l’attività di case d’asta o galleria d’arte ai sensi dell’articolo 115 TULPS. Con il recepimento della V Direttiva europea attraverso il D. Lgs. 125/2019 – ha ricordato il generale – gli obblighi sono stati estesi anche ai soggetti che custodiscono o commerciano opere d’arte, ovvero che agiscono come intermediari nel commercio delle stesse.
Il prof. Fabio Perrone, perito e CTU presso il Tribunale di Cremona, ha esaminato la situazione nel comparto dei beni musicali indicando, per analogia col più vasto mercato dell’arte, alcune caratteristiche proprie del mercato settoriale e mettendo in luce come negli ultimi anni il commercio di strumenti musicali di liuteria abbia suscitato le attenzioni di soggetti pregiudicati e spregiudicati. Ultimo il caso di cronaca: il 10 febbraio 2023 una viola rubata dal Teatro Politeama di Palermo stava per essere ricettata; solo l’attività investigativa svoltasi con prontezza dalla Questura di Palermo ha permesso in 48 ore di recuperare lo strumento musicale e di restituirlo al musicista proprietario. Altro caso clamoroso quello del violino Amati 1675 valutato oltre un milione di euro che, illecitamente sottratto in Giappone nel 2005, è stato ritrovato nel 2020 dagli agenti dell’antidroga della Polizia di Stato nella casa di uno spacciatore a Parma. Significativo anche il caso del violino Rocca 1861, con valore 350 mila euro, illecitamente sottratto al Conservatorio “Scarlatti” di Palermo e a questo restituito nel 2022 dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo dopo una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. Sempre nel 2022 ci sono state due sentenze di condanna: una pronunciata dal Tribunale di Padova per furto aggravato e ricettazione di due strumenti di liuteria e un’altra pronunciata dal Tribunale di Cremona per ricettazione a seguito di un’operazione della Squadra Mobile che ha recuperato un violino di pregio sottratto ad un commercialista. La presenza sul mercato di beni di elevato valore, il carattere internazionale del mercato dell’arte in genere e di quello musicale in particolare, l’uso frequente di intermediari e di rappresentanti o di strutture offshore e conti stranieri stanno rappresentando la nuova frontiera dell’antiriciclaggio. Per queste ragioni, tanto i commercianti di opere d’arte quanto quelli di strumenti musicali antichi (Case d’Aste in primis), dovrebbero prestare la dovuta attenzione e conformarsi agli obblighi imposti dalla normativa antiriciclaggio, a vantaggio di tutti i players, al fine di poter scrivere assieme una nuova pagina di Compliance, anche per valorizzare ancor di più l’enorme potenziale di un settore strategico, quello artistico, per il nostro Paese.
La Compliance è un pre-requisito – ha spiegato Genséric Cantournet, presidente di Kelony – e da sola non basta: bisogna saperla anche applicare. Ha aggiunto Fabio Righi, Segretario all’Industria di San Marino, che il tema su cui si è concentrato l’evento è stata la “Compliance nell’era del rischio”, indicando una reale esigenza comunemente sentita, ovvero la necessità di monitorare e saper applicare le normative su cui si richiede uniformità in ambito internazionale, come quelle dell’antiriciclaggio anche nel settore dei beni culturali e nel commercio dell’arte. Interessante è stata la tavola rotonda “Rischi e prospettive della Compliance tra digitalizzazione, semplificazione e dumping fiscale” coordinata dal giornalista Felice Manti, inviato del quotidiano “Il Giornale” e la relazione conclusiva del dottor Giuseppe Miceli, fondatore dell’Osservatorio Italia Antiriciclaggio per l’Arte e value ambassador del World Protection Forum.
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