23 aprile 2025

25 aprile 1945, 80 anni fa. Con la fine della guerra rinasce anche lo sport in tutta la provincia. I nomi dei primi atleti in gara. Gare di nuoto nel Po, nell'Oglio, nel Vacchelli

Nelle vallate remote di alcune regioni italiane non s'era ancora spento l'eco del cannone di guerra. Anzi, qualche mitragliatrice crepitava ancora qua e la, quando l'Italia si stava svegliando all'alba del 26 aprile del '45. Antichi e biechi rancori tenevano desto l'odio di molti. Qualcuno si guardava ancora in cagnesco anche per le strade di Cremona ove avevano sinistramente qualche colpo di mitra e di moschetto riecheggiato sino al giorno prima; c'era anche chi ancora stava nascosto e sarebbe riapparso a nuova vita solo qualche settimana più tardi, quando ormai la situazione si andava stabilizzando e le passioni parevano sopite.

Si rinasceva dunque, si cercava un presto ritorno a sopite abitudini, uno svago, un mezzo per un oblio, seppure momentaneo ai tanti guai e alle infinite preoccupazioni che affliggevano una città disperatamente tesa, come l'intera nazione, al ripristino di una normalità perduta da troppo. Cremona aveva fame di tutto. Di tutto, o quasi, mancava: anche di sport, di quello sport che aveva rappresentato una delle attività basilari in una comunità che nel mondo sportivo italiano era stata un'antesignana (non dimentichiamo che la prima società a carattere prettamente sportivo sorta in Italia, la Società del Tiro, era stata fondata proprio a Cremona nel 1859, con dieci anni d'anticipo sul resto d'Italia) e a cui proprio l'epoca fascista, con la presenza e l'autorità di Roberto Farinacci di cui tutto si potrà dire, tranne che non fosse uno sportivo di razza, aveva dato notevole impulso verso una mentalità altamente agonistica.

Le società cittadine avevano vantato nelle proprie file atleti di valore mondiale, qualcuna aveva anche avuto l'onore di vedere propri tesserati gareggiare nell'arengo olimpico (il soresinese Toetti a Los Angeles nel '32, Mario Brignoli, Pierino Favalli ed Egidio Armelloni a Berlino nel '36) atleti che ora si trovavano sparsi in giro per l'Italia: qualcuno aveva lasciato da anni, completamente assorbito dai clamori del conflitto e dai problemi contingenti, altri erano riusciti a tenersi in qualche modo in condizione, magari approfittando addirittura del servizio militare e si erano tenuti a galla in qualche modo nell'ambito sportivo. Così era capitato da Ermanno Bonetti, aggregato come pugile dilettante al battaglione olimpico: aveva evitato il fronte e disputato qualche match internazionale contro le rappresentative ufficiali delle nazioni appartenenti all'Asse e, alla fine del '44, aveva addirittura giocato la carta del professionismo. A novembre di quel '45 avrebbe conquistato addirittura il titolo europeo dei professionisti battendo Bondavalli a Reggio Emilia. Che

Pippo Zini, altro pugilatore di vaglia, stava a Napoli: arruolato in Marina, aveva avuto occasione di misurarsi con pugili americani ed inglesi pure imbarcati su navi alla fonda nel porto partenopeo: lunghi tornei ed avversari talvolta fortissimi, anche professionisti di vaglia. Stessa sorte per Pino Facchi che, per contro, era di stanza a Taranto. Pierino Favalli era rimasto in bici sino alla fine del '43: era addirittura riuscito ad aggiudicarsi la Milano-Sanremo del '41 ed il secondo posto nell'atipico Giro d'Italia dell'anno successivo, ma gli avvenimenti bellici avevano finito per travolgere pure lui: ormai imborghesito dalla lunga inattività, non sarebbe più riuscito a tornare ai livelli di prima. Per contro, Silvio Pedroni e Silvio Gosi, i due pedalatori di punta del GS Fantarelli, erano appena rientrati dall'Africa. Fausto Coppi aveva condiviso lunghissime mesi di prigionia con loro consolidando una schietta amicizia che sarebbe durata per sempre. Il campionissimo era anche riuscito ad anticipare il rientro in Italia di qualche settimana proprio grazie a Gosi che gli aveva ceduto il posto sulla prima nave in partenza per Napoli: da qui Fausto era rientrato nella sua Castellania con una bici a prestito.

La bella stagione che si andava aprendo avrebbe rivisto i due in sella insieme al più giovane Alfo Ferrari che, in loro assenza, si era guadagnato i galloni di grande speranza del Fantarelli: di lì a poco avrebbero tutti vestito la gloriosa maglia biancorossa del rinato Club Ciclistico Cremonese 1891.

Per tutti gli altri il fermo assoluto, dai canottieri Boni e Fanetti ai ragazzi dell'atletica leggera, anche i più in vista come Italia e Dorascenzi, dalle ragazze della Soresinese Mirella Avalle ed Anna Maria Cantù che ormai erano qualcosa più di una promessa nel campo della velocità, ai calciatori della Cremonese.

Ma la voglia, anzi la febbre di sport, cresceva a dismisura: così, dopo un paio di settimane soltanto, si prese non soltanto a parlarne, ma ad agire, a fare la conta degli atleti rimasti (e fortunatamente c'erano tutti) a gettare le basi per un futuro difficile, ma nel quale tutti riponevano fiducia.

II «Fronte Democratico», quotidiano che aveva appena raccolto l'eredità del «<Regime Fascista» ebbe il gran merito di lanciare una campagna volta alla rinascita dello sport: lo fece con una serie di articoli cui diede l'avvio una lettera di Franco Cabrini, un dirigente di razza che, pur provenendo dalle file del canottaggio, si interessava un po' di tutte le discipline, dal pugilato (fu tra i fondatori dell'ABC) alla motoristica. «Non bisogna dimenticare - affermava - che lo sport deve essere estraneo e al di fuori di ogni fazione politica e che lo stesso dovrà riprendere questo suo aspetto unicamente agonistico sia in campo internazionale che nazionale.

Le vecchie cronache cremonesi ci ricordano l'on. Bissolati sulle barche della allora giovane "Baldesio" spesso in compagnia dei suoi avversari politici e ci ricordano anche valorosi equipaggi formati da elementi delle più disparate classi sociali.... Non si deve dimenticare che la nostra provincia è stata sempre all'avanguardia in tutti gli sport: l'Unione Sportiva Cremonese, vecchia e gloriosa fucina di calciatori di fama nazionale, i giovani calciatori di Defendi, le valorose "Baldesio" e "Bissolati" irriducibili avversarie nel canottaggio, la "Cremona Sportiva", la non mai dimenticata "Victor", i pugilatori, i cestisti più volte vincitori della "Coppa Italia", la Motonautica Associazione Cremona coi suoi primati mondiali, le squadre di pattinaggio, i nuotatori della Monticelli-Cremona, le gare di tiro a segno e i grandi circuiti automobilistici hanno fatto scrivere pagine indimenticabili su tutti quotidiani della penisola ed hanno forgiato campioni di indiscusso valore nazionale ed internazionale...»

Il problema principale si poneva con la scomparsa della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) e dei GUF (Gruppi Universitari Fascisti), le organizzazioni politiche volute dal partito fascista che, per le notevoli possibilità finanziarie e la incondizionata disponibilità di uomini, avevano potuto attirare nella loro orbita tutti gli atleti migliori e le forze più ingenti: erano state il sostegno, per un ventennio almeno, dello sport nazionale. Bisognava sostituire ad esse organizzazioni altrettanto valide.

L'appello di Cabrini non cadde fortunatamente nel vuoto e pochi giorni dopo alcuni rappresentanti dello sport cremonese si radunavano in una saletta della redazione del giornale stesso. Erano presenti, tra gli altri, Lelio Mancini, fondatore una ventina d'anni prima de «Lo Sport Cremonese» la cui pubblicazione il regime aveva sospeso per un certo periodo e il redivivo Mario Riccoboni: velocista di valore olimpico (nel '20 ad Asmterdam aveva disputato 100, 200 e staffetta) era scomparso da Cremona dall'8 settembre e, dopo molte avventurose peripezie legate alla guerra, era finalmente riapparso agli amici che ne avevano perduto le tracce. Convocarono immediatamente, per la sera successiva presso la sede del Coni (allora era al primo piano nel Palazzo dell'Adriatica) i rappresentanti di ogni sport.

Vale la pena di farne l'elenco perché si tratta di coloro che per molti anni, più avanti, ressero poi le sorti del nostro sport: alcuni erano ancora sulla breccia come atleti, altri già dirigenti capaci ed affermati: Calcio: Gianni Zucchi. Atletica leggera: Giovanni Santi. Pallacanestro: Emilio Ghisi. Ciclismo: Aldo Faja. Scherma: Luigi Parietti. Canottaggio: Franco Cabrini. Nuoto: Adelmo Sgalbazzini. Tennis: Giorgio Groppali. Bocce: Adolfo Ghisotti. Caccia: Manfredo Bravi. Atletica pesante: Zeffirino Fortunati. Tiro a segno: Guido Tarsetti. Pesca: Mario Gerevini. Alpinismo: Carlo Agati.

Pensarono alla formazione di una polisportiva dalla quale a poco a poco si sarebbero staccate non appena in grado di sopravvivere con le proprie forze, le varie singole specialità.

La domenica successiva (per la cronaca era appena il 22 maggio) si riaprirono i cancelli dello Stadio (tornava a chiamarsi semplicemente «Polisportivo» dopo essere stato intitolato a Farinacci) per ospitare un doppio confronto tra squadre giovanili: la Cremonese B (formata da ragazzi fino ai 17 anni) ebbe la meglio sulla Saetta per 2-1; la Cremonese A (sino ai 19 anni) batté la Libertas per 5-0.

I dirigenti dell'U.S. Cremonese si riuniscono; non ci sono soldi, però il presidente, comm. Giovanni Zucchi, confidvaa nell'immediata ripresa; l'allenatore è per la terza volta Banas. Il calcio cittadino smuove l'ambiente sportivo con il torneo dei Bar. La Cremonese è inserita nel Girone C (sono 3, "misti" di squadre di Serie B e C; la "A" è a 14 formazioni). La squadra grigiorossa ha una partenza sparata con la formazione tipo: Brasca, Boniforti, Trovati, Mari, Barbieri, Croci, Porcelli, Denti, Barera, Corti, Capra. Giocheranno anche il portiere Gambazza, Goffi, Bramanti, Ponzanibbo, Lazzaretti, Ziletti, Dacquati, Beligoni, Ranzenigo.

La sede è trasferita dal Bar "Flora" al Bar "Cremonese" di piazza Roma.  Parte il campionato, sui campi c'è tensione. A Trento e a Legnano volano botte, rotti a sassate i vetri della corriera. Così anche a Seregno. "Ari" Adelmo Rigoli, inviato del quotidiano "Fronte Democratico", commenta così il dopo-partita: "Solite scene da America del Sud; non sono che le sciocche reazioni dei vinti che dimostrano di non saper perdere anche sulle tribune e fuori dal campo. Pugni, sassi, trafittura delle gomme alle auto targate CR... e non c'era nessun motivo, anzi uno: voler vincere una partita che meritatamente hanno perso". Anche i giocatori e Banas sono stati picchiati! Si comincia a parlare di promozione in Serie A ma nel finale di campionato crolla perchè non ha riserve per sostituire i titolari che arrivano a pezzi alle partite decisive.  Intanto, al congresso di Firenze, l'Ing. Ottorino Barassi (cremonese d'adozione, giocò nell'Unitas con Lelio Mancini), organizzatore dei campionati del mondo 1934 e 1938, viene nominato per acclamazione presidente della F.I.G.C.

II 25 maggio risuscitava la «Cremona Sportiva»: mio padre l'aveva fondata nel '29, quando aveva solo sedici anni, insieme ad un gruppo di amici ed era sopravvissuta sino al '43 quando, in qualità di presidente del GUF, l'aveva assorbita nella nuova organizzazione. La tennero a battesimo Dante Bergamaschi (futuro generale dell'Aeronautica e dt. della squadra nazionale di Sport Invernali all'inizio degli anni sessanta), Gino Rancati (poi giornalista alla Rai), Aldo Faja (il principe dei cronometristi nostrani), Bertino Rossi (uno dei più appassionati cultori di atletica leggera) e naturalmente Pino Soldi (che nel frattempo, dopo aver tenuto per un anno la carica di presidente della Cremonese, aveva anche abbracciato la carriera di atleta). Programmarono la prima riunione di atletica per il successivo 19 giugno allo Stadio ed ebbero la presenza di una ventina di iscritti (Codazzi vinse i 60 metri in 7"2 proprio davanti a un Soldi ancora dedito alla velocità nonostante già avesse ottenuto eccellenti prestazioni nel lancio del martello; Bergamaschi s'aggiudicò il getto del peso con m. 10,68: erano anche gli stessi dirigenti a scendere in pista e sulle pedane) mentre nel pomeriggio riapparivano sul terreno di gioco nella formazione ufficiale i calciatori della Cremonese. Erano: Ravani, Mazzullo, Mari, Barbieri, Giovanati, Pedrazzini, Ranzanigo, Lazzari, Bonazzoli I, Bellotti, (Bonazzoli II), l'ossatura della squadra destinata a battersi nel primo campionato postbellico che partiva in autunno. Superò la Soresinese per 3-1.

Sempre a fine maggio si rifondava l'U.O.E.I. pronta ad organizzare escursioni, viaggi e gite in montagna mentre al Bar Moderno, in Piazza Crispi, un gruppo di sportivi dava vita ad un nuovo sodalizio, il G.S. Rusinenti votato ad occuparsi di calcio, atletica e nuoto e proprio di nuoto si riprendeva a discorrere già nei primi giorni di luglio col ritorno della Coppa Scarioni che la Gazzetta dello Sport promuoveva in cento città, tra cui Crema e Cremona. Si nuotò nel Vacchelli e nel Po, sempre in favore di corrente, sulla distanza dei 400 metri. A Cremona dominava un bissolatino, Sergio Volpari ed anche a Crema la spuntarono i cremonesi: Novasconi e Carubelli. Nuoto anche a Piadena, nelle acque dell'Oglio, ma qui vinse, su tutti i nostri, un atleta venuto dal mare, il carrarese Nicola Serto.

La boxe fu subito in auge: si sarebbe vantata di lì a poco del titolo europeo di Bonetti, ma Ermanno non faceva sentire il peso della sua presenza: s'allenava spesso a Modena presso la palestra del suo manager Branchini e poco dopo sarebbe partito per la Spagna pronto, tra l'altro, a salpare per la prima delle sue tante avventure americane.

Il pugilato ricomparve il 23 giugno all'Arena Auricchio, il Cinema all'aperto di fronte alla Stazione ove si giocava anche a basket (i pugili però si allenavano ancora nella palestra dell'attuale caserma della Polizia Stradale in Via Massarotti). Domenica pomeriggio: Pippo Zini e Pino Facchi si sbarazzarono dei milanesi Mola e Graziani.

Replica due settimane più tardi a Crema con gli stessi protagonisti ove si andava rimettendo in sesto la pista ciclistica e qui andava ad imporsi, dando spettacolo, nientemeno che Nando Teruzzi, seigiornista, il più grande italiano di tutti i tempi nella specialità.

I bocciofili lustrarono i loro attrezzi per la gara del 15 luglio al Ferrovieri e fu un avvenimento destinato a durare negli anni: uno spettacolo che si rinnova tuttora coi fasti di quei giorni: andava in scena la 1° Coppa Donato, allestita per onorare la memoria ferrovieri caduti. Ad iscrivere per primi il loro nome nel glorioso Albo d'Oro furono Bozzetti-Barbieri, ma le prime avvisaglie sui campi di bocce s'erano già avute il 12 giugno con la disputa della più modesta Coppa Casaletti, vinta da Bergamaschi, sempre al Ferrovieri.

«Cremona Sportiva» si gettò nel basket allestendo un buon quintetto che, in grigiorosso, debuttò in campionato contro il formidabile Borletti di Milano (poi Simmenthal, poi Stephanel e via dicendo): 34-34 (allora il pareggio esisteva ancora) il confortante, anzi esaltante risultato. Infine Pieralda Castenedoli, una ragazza che nel '42, quasi sotto i bombardamenti, aveva strappato il titolo tricolore nel pattinaggio artistico, fu quarta a Modena, ai campionati nazionali, davanti alla compagna di colori Marisa Rastelli.

Faticarono più di tutti, a ritrovarsi, Baldesio e Bissolati e non certo per colpa di atleti e dirigenti: i canottieri si trovarono a secco a causa di un'ordinanza prefettizia che vietava la navigazione sul Po a qualsiasi tipo di natante tra le 18,00 e le 6,00, il che impedì a tutti gli equipaggi ogni tipo di allenamento durante l'intera stagione estiva del '45. Solo all'inizio della primavera seguente le barche dei due sodalizi rivieraschi avrebbero ripreso a fendere le acque del fiume e subito Boni e Fanetti sarebbe balzati prepotentemente agli onori delle cronache. In compenso qualcuno si dedicò con maggior assiduità al nuoto che non richiedeva particolari attrezzature. Si gareggiava, naturalmente, in Po, con le corsie fissate tra due zatteroni.

Nella rinata Coppa Ghidetti, allestita ai primi di giugno, insieme alla Scarioni, vi furono gare sui 100 e 400 stile libero con successi dei soliti Novasconi, Carubelli e Volpari, ma il maggior interesse fu ancora una volta verso la gara di gran fondo che sarebbe andata in scena a settembre da Monticelli a Cremona richiamando in città alcuni tra i migliori nuotatori di fondo italiani che da tempo non si ritrovavano più. Nella primavera del '46, dunque, tutto era praticamente tornato come prima e lo sport cremonese tornava ad inseguire quei risultati che i suoi grandi atleti già avevano ottenuto prima del conflitto.

Nella foto la formazione che ha fatto rivivere il calcio a Cremona dopo la II Guerra Mondiale. In piedi, da sinistra: Croci, Barera, Mari, Trovati, Denti, Barbieri, Brasca, Boniforti. Accosciati: Capra, Porcelli, Corti

Cesare Castellani


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