31 ottobre 1970, quando cessò il lavoro delle "notturniste" Stipel e Cremona era il perno della comunicazione dell'est bassa Lombardia
Il 31 ottobre 1970 rappresenta una data di passaggio storico nella storia italiana, una data praticamente dimenticata ma che ha saputo avvicinare gli italiani di tutta la penisola e anche coloro che vivevano all'estero. L'Italia, da quel giorno, si ritrovava sotto un unico mezzo di comunicazione grazie alla teleselezione, strumento telefonico che faceva sparire de facto i centralini di commutazione delle chiamate e permetteva ad ogni cittadino di comunicare direttamente con tutta Italia e tutto il mondo grazie ai prefissi.
Ora, dopo solo 50 anni, sembrano scomparsi anche i prefissi, si digita un nome e la chiamata, verso una o più persone contemporaneamente, ti collega anche via video rendendoci ancora più vicini ma facendo sparire anche parte della privacy. Noi tutti abbiamo visto film o documentari dove una fila interminabile di signore e signorine, vestite con una divisa che ne identificava con precisione il ruolo, erano sedute e perfettamente operative davanti ad un panello composto da cavi, spinotti e luci il quale, normalmente, avrebbe mandato nel panico chiunque anche soltanto per capire cosa stava accadendo. Quella unificazione via cavo nasce nel 1964 quando l'Italia, divisa in 5 aree di competenza telefonica gestita da altrettante aziende, vede la creazione di un'unica società dal nome SIP con sede a Torino, in pratica quella azienda che, per circa i 30 anni a seguire, avrebbe gestito ogni telefonata, ma anche fax o telex, di tutta Italia. Cremona, fino a quel fatidico 1964, ricadeva nell'area piemontese-lombarda di competenza della Stipel, acronimo dello scioglilingua Società telefonica interregionale piemontese e lombarda che dal 1925 gestiva, tramite le educate e precise signorine dalla voce dolce e i tecnici con l'occhio puntato su matasse interminabili di file, il traffico telefonico di tutta la zona tanto che i primi elenchi telefonici, visto anche il minor di utenze complessive, comprendeva le provincie di Cremona e Mantova.
La città di Cremona targata Stipel era il perno dell'asse di comunicazione dell'est della bassa Lombardia, le operatrici con il camice grigio o nero, la camicetta bianca e le acconciature comode per poter portare le pesanti cuffie d'ascolto erano letteralmente i confessori dei cittadini di allora, basti pensare avevano l'incombenza di mettere in contatto due persone, per qualsiasi motivo, a qualsiasi ora. Dietro quei pannelli luminosi la privacy era tutto fin dai tempi della costituzione dei centralini, i colloqui, ai tempi fatti spesso dal direttore di Cremona, si basavano molto sulla capacità di una ragazza di saper tacere su ciò di cui sarebbero venute a conoscenza. Non era una questione da poco pensandoci bene, ogni forma di comunicazione orale, fosse militare, economica, sociale o politica passava dalle orecchie e dalle dita di quelle ragazze con il taccuino pronto per prendere appunti su fogli da distruggere a fine turno, operatrici che in pochi minuti potevano trasformarsi da una sorta di Cyrano de Bergerac tra due amanti a quello di Mata Hari tra due esponenti politici, il tutto in ogni momento dell'anno.
A Cremona, fin dal 1925, le ragazze venivano impegnate, caso unico nella telefonia italiana di allora, anche come “notturniste”, ovvero prendevano posto davanti ai pannelli di comunicazione anche dopo le 22 nonostante la legge nazionale sul lavoro non prevedesse per il sesso femminile tali tipi di turni. Forse abitavano nelle case costruite apposta per i dipendenti, come gli appartamenti in via Esilde Soldi, oppure tornavano a casa a notte inoltrata in gruppo per evitare incontri poco salubri ma, comunque, durante quelle ore davanti ai led lampeggianti avevano acquisito una serie di informazioni enormi e potenzialmente deflagranti in vari ambiti della vita sociale. Oltre a trasferire le chiamate le centraliniste avevano il compito di far suonare la sveglia, ovvero il telefono, degli utenti che chiedevano questo tipo di servizio, rendendo ancora più difficile la vita lavorativa di queste operatrici perché spesso chi chi interrompe i nostri sogni spesso non ci risulta molto simpatico, quanto meno per ricordarci appuntamenti al posto della tranquillità offerta da Morfeo.
Al pari di un presidio medico d'emergenza il ruolo delle centraliniste, notturne o diurne che fosse, richiamava l'importanza di mettere in comunicazione persone o enti per ogni motivo, ruolo che divenne fondamentale durante la guerra dato che avevano l'opportunità di capire dal traffico telefonico chi, come, dove, quando e perché, ovvero una serie di questioni così tanto delicate che nel 1944 i centralini telefonici vennero gestiti dalla Wehrmacht per l'importanza chiave che avevano nel prosieguo del conflitto.
Con il passare degli anni il ruolo delle notturniste cremonesi venne preso in carico anche da ragazzi che, spesso, riuscivano a far coincidere lo stipendio con gli studi universitari, fino a quel fatidico 31 ottobre 1970 quando quel decennale bagaglio di informazioni, conoscenze, fatti o persone verrà trasformato in un prefisso da attivare comodamente da casa.
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commenti
Pierpiero
1 novembre 2021 17:27
Articolo interessante, che riapre un luce su una storia moderna ma già dimenticata.
Forse una sola inesattezza: dubito che i pannelli davanti alle centraliniste avessero dei Led (inventati negli anni 60 ma con una lenta diffusione iniziale), molto più facilmente erano normalissime lampadine.