Che storia dietro Via Faerno, la vecchia Contrada di Santa Marta Vecchia! Il Marchionis, le chiese e alcuni misteri
Via Faerno – Contrada di Santa Marta Vecchia. A Cremona, già nel 1200 le strade trasversali il Vecchio Passeggio (Viale Trento Trieste), penetravano verso il centro cittadino utilizzando antichi tracciati di transito esistenti prima delle mura. E’ il caso della attuale Via Faerno, strada antichissima che custodisce in sè l’alveo del colatore Marchionis nel suo momento di ingresso nella cerchia muraria cittadina del 1300.
Tramite una chiavica posta nelle mura alla altezza della attuale Caserma dei Carabinieri S.Lucia, le acque del Marchionis (provenienti dalla alta zona di S.Ambrogio ) alimentavano la Fossa e poi entravano sotto le mura sfruttando le pendenze naturali esistenti ancor prima della urbanizzazione del territorio ora denominato appunto Via FAERNO.
La strada o Contrada ha acquisito vari toponimi a seconda dei tempi. Un toponimo di una strada ha sempre una spiegazione. Siamo noi che spesso non sappiamo darne la misura e per farlo dobbiamo calarci nella storia e comprendere i segni.
Nel 1285 la famiglia Alipranda , fece costruire una piccola chiesa nella Contrada de Silva. Il fatto che la Pianta di Campi ( 300 anni dopo – 1586 ) indichi un “Sylva” abitante in quella strada è la prova che il vecchio toponimo fu assegnato come spesso accadeva alla famiglia importante che lì abitava.
Nel 1285 fu edificata una piccola chiesa dedicata all’Hospitale Santa Marta sorto li vicino, e dal momento che la chiesa ebbe nome omonimo, la strada fu chiamata ben presto Contrada Santa Marta come la chiesa e l’ospedale.
Dobbiamo qui supporre che il Marchionis non fosse ancora totalmente coperto o tombinato e che quindi lungo la contrada vi fosse traccia del colatore a cielo aperto che correva verso il centro cittadino.
Nel 1450 la chiesa perse importanza e nel 1500 sparì quasi del tutto anche a causa del nuovo insediamento di Santa Marta e dell’annesso convento delle Angeliche posto in Via Platina in quello che ora è Palazzo Mina.
Fu esattamente per quel motivo che a fine 1500 la zona fu detta di Santa Marta Vecchia, per distinguerla dal nuovo monastero di Santa Marta e non fu più menzionata la chiesa dal Campi nella sua pianta.
Sicuramente nel 1500 il Marchionis era già tombinato e coperto in tutta la via.
Nel 1567 il vescovo di Cremona Niccolò Sfondrati ( Papa Gregorio XIV , 229° Papa Cattolico ) e poco dopo nel 1575 il Cardinale Carlo Borromeo , visitarono la città e le sue chiese criticando la piccola Chiesa ormai in rovina e ordinandone “urgenze” volte a riassettarla.
Il problema era cercare le risorse per iniziare i lavori.
La ristrutturazione avvenne a stenti e passarono decenni.
Ma pare che nel 1600 attorno alla piccola chiesa fossero presenti ortaglie e, nonostante la edificazione del grande Palazzo degli Affaitati, la chiesa rimase in disuso o addirittura in forma di rudere. La descrizione del 1630 della chiesa giunge da Giuseppe Bresciani :
“Santa Marta era una nave sola , piccola e capace di 40 persone , con un solo altare… “.
Scrive “era” come ad indicare che nel 1630 già non era più chiesa. Di fatto fu soppressa da editto Teresiano del 1785.
La Contrada invece resisteva col suo vecchio nome Contrada di Santa Marta Vecchia.
Lungo il lato della chiesa prese a svilupparsi il Palazzo degli Affaitati divenuto poi Ospedale, Museo, Archivio e Biblioteca.
Nel frattempo gli Affaitati erano estinti e la proprietà passò ai Magio e poi ai Dati.
Nel 1828 l’ultima Marchesa Antonia Ugolani Dati decise di lasciare i suoi averi ai “Fatebenefratelli” che avevano già in zona San Michele un loro ospedale del 1600 ed una chiesa detta della Incoronata.
La chiesa si vede tutt’ora sull’angolo tra Via Gerolamo da Cremona e Via Speciano ed il vecchio Ospedale dei “fatebenefratelli” corre di color giallo lungo la Via Gerolamo da Cremona, verso San Michele sul lato destro.
L’accorpamento degli Ospedali fece confluire i “fatebenefratelli” nel Palazzo che aveva garantito loro un lascito della Marchesa e nel 1829 avvenne il trasferimento.
Sul lato di Via Faerno fu costruito un luogo sacro detto Incoronata (come l’altro in Via Speciano). La datazione della costruzione dovrebbe essere 1838 ad opera di Carlo Visioli. Era un tempietto in stile Corinzio con poche colonne. Le opere in marmo furono di Seleroni e Galli.
Il tutto resse fino al 1925 quando tutti gli Ospedali rimasti furono accorpati al Maggiore di Piazza Giovanni XXIII al Foppone.
Il tempietto così come la vecchia Santa Marta decadde nell’oblio ancora una volta.
Nel 1933 si decise di ampliare il Palazzo per la nuova Biblioteca Comunale. I lavori iniziarono nel 1937 ad opera di architetto Ranzi e Ingegnere Borsatti.
La tecnica innovativa prevedeva l’utilizzo del vecchio locale adibito a tempio della Incoronata, inglobato nel palazzo e sorretto da una gabbia metallica destinata a reggere scaffalatura dei libri e sala lettura.
Su Via Faerno , di fronte al civico n.1 , inglobato nel muro perimetrale del Palazzo Affaitati, si vede ancora ingresso della Incoronata e si scorge una scritta che la menziona.
Ovviamente diremo impropriamente che quella era Santa Marta Vecchia che però non era esattamente ubicata lì secoli prima.
Un particolare “magico”: S.Marta Vecchia in Contrada di S. Marta Vecchia segnava inizio del Marchionis in città, S. Marta delle Angeliche in Contrada di S. Marta (l'attuale via Beltrami) segna la fine del Marchionis in città.
La prima era in Via Faerno e la seconda era in Via Platina, una a nord ed una a sud.
Tra le due “Sante Marte” nasce e finisce la corsa dell’ Acqueductus Marchisana che si snoda tra le antiche mura e in centro, attraversando Via Faerno- Via Manzoni – Via Solferino – Cortile Federico II – piazza Pace – Via Beltrami -Via Melone – Via Cadore.
Le ridondanze dei nomi e dei luoghi e dei corsi di acque che una volta erano vivi nel percorso cittadino.
L'alienazione di tracce storiche e la memoria dei manoscritti. Vedere la Città con occhi diversi, per comprenderla come fosse una persona.
La prima foto è di Betri, le altre sono di Ernesto Fazioli
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